Il 25 ottobre dello scorso anno ebbi modo di scrivere che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano stati venduti all’India per trenta denari.
Un’affermazione conseguente alle iniziative istituzionali a difesa degli interessi di Finmeccanica per la controversa fornitura di elicotteri all’India a fronte di un silenzio assordante sul destino dei due Fucilieri di Marina. Un’azione pragmatica quella che vedeva coinvolto l’apparato statale per proteggere la potenzialità economica e produttiva di una delle maggiori realtà industriali nazionali, di cui lo Stato è azionista per più del 30%. Uno sforzo che con il trascorrere del tempo ha rivelato dell’altro: non solo un impegno per garantire i soli interessi globali a livello nazionale, ma anche per tutelare precipue figure istituzionali e lobby di potere economico.
In questo scenario evidente il coinvolgimento dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, considerati dall’India possibili omicidi per fatti avvenuti durante l’assolvimento di compiti istituzionali loro assegnati come militari.
Merce di scambio immediatamente resa disponibile dall’Italia come possibile contropartita per rabbonire la controparte indiana adirata non per le tangenti o commissioni che dir si voglia, ma perché i fatti erano diventati di dominio pubblico, rivelando al mondo la sensibilità di personalità indiane a proposte corruttive.
L’evidenza dei fatti diventa tangibile il 22 marzo 2013, quando Latorre e Girone furono fatti rientrare in India con una decisione inaspettata ed improvvisa, diversa da quella che aveva indotto a comunicare all’India che i due militari al termine del permesso elettorale non sarebbero rientrati a Delhi ma trattenuti in Italia in attesa di un arbitrato internazionale.
Una posizione condivisa nell’ambito dell’Esecutivo del momento e coordinata dal Presidente del Consiglio Senatore Monti come si evince dall’Agenzia AGI dell11 marzo alle ore 17,53, con la quale l’allora Sottosegretario agli Esteri de Mistura ufficializzava la scelta del Governo dichiarando, tra l’altro, La decisione di non far rientrare i marò in India è stata presa in coordinamento stretto con il presidente del Consiglio Mario Monti e d’accordo tutti i ministri.
Dopo appena dieci giorni da questo annuncio un’inversione di tendenza, apparentemente indotta dalle azioni ricattatorie che Delhi stava esercitando sull’Italia in tema di rapporti diplomatici, ma, con il senno del poi, determinata, forse, dal tentativo di rabbonire la controparte indiana nella vicenda della fornitura di elicotteri da parte di Finmeccanica con lo scopo di garantire gli interessi commerciali con l’India come auspicato dall’allora Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera.
La merce di scambio era rappresentata da due uomini, due soldati italiani a cui lo Stato aveva negato anche la garanzia del diritto di immunità che nessun Paese del mondo omette di assicurare ai propri soldati.
Una decisione fermamente osteggiata dal Ministro degli Esteri Giulio Terzi che con pregevole senso dello Stato formalizzò le proprie dimissioni, ma inequivocabilmente condivisa dal Responsabile del Dicastero della Difesa, Ammiraglio Di Paola che attraverso una circostanziata dichiarazione in Parlamento, prese le distanze dalla decisione del collega degli Esteri dichiarando di non voler abbandonare la nave. Una nave peraltro già alla deriva e destinata allo smantellamento in quanto rappresentata da un Governo dimissionario e destinato ad essere sostituito di lì a qualche giorno.
Una decisione presa, quindi, per difendere interessi economici come ammesso dallo stesso Premier Monti che di lì a qualche giorno riferiva in Parlamento, pagando però un prezzo altissimo. La rinuncia della sovranità nazionale e la delega all’India di una illegittima gestione giudiziaria nei confronti di due cittadini italiani.
Un provvedimento suggerito dalla speranza che mollando sui Marò e sulla dignità e sovranità dell’Italia e delle nostre Forze Armate si ottenesse la benevolenza indiana sulla fornitura di elicotteri che era in contenzioso, sbagliando però completamente i calcoli come stanno dimostrando gli avvenimenti recenti sulla controversia India / Augusta. Una scelta, comunque, che avrebbe permesso a qualcuno di guadagnare in affidabilità personale nei rapporti con Finmeccanica, la cui immagine internazionale era compromessa dai fatti giudiziari in corso e che coinvolgevano i massimi livelli direttivi dell’Azienda.
Il Presidente del Consiglio Monti, da parte sua, dava corso ad una vera e propria estradizione di due cittadini italiani ignorando i vincoli giuridici che regolano la materia, in particolare se il Paese di destinazione prevede nel suo ordinamento penale la pena capitale. Norme costituzionali e penali ribadite e chiarite da sentenze della Suprema Corte che lasciano poca autonomia nel decidere nello specifico anche al Capo dell’Esecutivo, peraltro in assenza di pronunciamenti di un Tribunale della Repubblica. Aspetti sicuramente rilevanti, ribaditi dalla Corte Costituzionale che esplicitamente non ritiene la semplice garanzia formale della non applicazione della pena di morte atto sufficiente alla concessione dellestradizione ed ha anche affermato in altre sentenze che ai fini della pronuncia favorevole all’estradizione , è richiesta documentata sussistenza e la valutazione di gravi indizi, elementi che nella vicenda specifica non risultano sussistere.
Vendere uomini é un atto esecrabile e che comunque si pensava fosse stato cancellato dalla storia dopo la fine della schiavitù. Farlo per tentare di ottenere garanzie sul piano economico è eticamente ripugnante. Assecondarlo nel tentativo di garantirsi posizioni personali è assolutamente nauseante.
Tutto ciò sembra invece essere avvenuto. Qualcuno non abbandonava la nave per coerenza con altri che anteponevano la difesa di interessi economici a quella senza prezzo dei diritti dell’uomo, che qualsiasi Stato deve ai propri cittadini.
Comportamenti improntati ad una pragmatica visione della vita, rispettabili ma non condivisibili da chi scrive che mosso da convinzioni etiche di ben altri contenuti è spinto a raccontare perché altri possano giudicare.
Modi di agire comunque coerenti con altri momenti in cui l’interesse economico è prevalso su altri valori più umani, come quando l’Ammiraglio Di Paola Ministro della Difesa ottenne nel dicembre 2012, dopo solo 295 minuti di riunioni della Commissione Difesa della Camera, che il Governo avesse la delega a tagliare gli organici dei militari: 43mila tra militari e civili.
43 mila posti di lavoro buttai al vento non per ridurre le spese militari, ma per alimentare gli interessi dell’industria della Difesa. Un regalo di 3 miliardi l’anno e per i prossimi venti anni, deciso dal Governo supportato nelle valutazioni dalla pregressa e specifica expertise tecnico/militare del Ministro Di Paola, risorse destinate in particolare a Finmeccanica, alla Lockheed ed a qualche amico dei poteri forti.
Le parole pronunciate in Parlamento il 21 marzo 2013 dall’ex Ministro Di Paola, potevano sembrare, in prima approssimazione, una delle più belle espressioni delle antiche tradizioni marinare, ma per molti la chiave di lettura fu diversa e forse costoro non avevo errato nell’interpretare.
Aveva deciso di non lasciare un battello ormai alla deriva dopo avere abbandonato i propri uomini in mano al nemico, ma rimaneva aggrappato ad una zattera che nel tempo lo avrebbe condotto in un porto sicuro.
Ipotesi maliziose che notizie di questi giorni trasformano in certezza. Nel quadro del riassetto del vertice di Finmeccanica, infatti, ormai prossimo ad essere attuato, l’ex ministro della Difesa Di Paola dovrebbe entrare – per il momento – nella società con il ruolo di consulente, ma la situazione potrebbe velocemente mutare nel corso del 2014.
Una collaborazione che apparentemente rispetta la norma di incompatibilità per i Ministri a ricoprire per un anno dalla fine del mandato incarichi in strutture collegabili al pregresso incarico istituzionale. Essere consulente, infatti, non significa entrare nell’organico di Finmeccanica. Nella fattispecie, però, la figura professionale ha immensa rilevanza in quanto l’attuale vertice societario è affidato ad un espertissimo investigatore, ma forse meno competente in materia tecnico amministrativa e di approvvigionamenti di materiale militare.
Caratteristiche invece peculiari della professionalità dell’Ammiraglio Di Paola consolidata in incarichi della massima importanza nell’apparato della Difesa in ambito nazionale ed in ambito NATO. Già Segretario della Difesa con peculiari responsabilità nella gestione dei programmi di rinnovamento e potenziamento dello strumento militare, figura di riferimento per Paesi terzi interessati all’industria della Difesa italiana ed ex Capo di SM della Difesa, responsabile della gestione operativa delle Forze Armate italiane.
Oggi solo un incarico di consulenza destinato forse a maturare nel breve periodo e sfociare in ben altre posizioni per l’Ammiraglio Di Paola, considerando che il 27 aprile é prossimo e segna la fine dei vincoli temporali di “incompatibilità”
Quel fatidico 22 marzo 2013, anche il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, preoccupato di non compromettere i rapporti commerciali con l’India ed in particolare impegnato a tentare di ammorbidire le posizioni indiane nei confronti di Finmeccanica, probabilmente contribuì in maniera significativa a convincere il Presidente del Consiglio Monti a superare vincoli costituzionali ed estradare per la terza volta in India Latorre e Girone. Un Premier a cui peraltro era stato garantita l’esistenza di un atto ufficiale indiano con cui l’Addetto di Affari presso l’Ambasciata di Delhi a Roma assicurava all’Italia la non applicazione della pena capitale, atto, però, irrilevante sul piano giuridico come ben sancito dalla Corte Costituzionale fin dal lontano 1996.
Corrado Passera sempre molto attento alle vicende di Finmeccanica, cauto nei confronti di Orsi indagato per corruzione internazionale e riciclaggio che chiariva in dichiarazioni alla stampa, “un avviso di garanzia non è una buona ragione di per sè per destabilizzare unazienda” ed aggiungeva ai cronisti che gli chiedevano quali fossero le intenzioni del governo su Finmeccanica, “Stiamo parlando – ha detto Passera a margine di un evento Italcementi – di aziende quotate e non possiamo fare dichiarazioni in libertà”.
Anche il Senatore Monti Presidente del Consiglio non poteva ignorare i problemi di Finmeccanica, partecipata dallo Stato per più del 30% ed avendo nominato il 1 dicembre del 2011 l’indagato Orsi a Presidente della società dopo le dimissioni di Guarguaglini.
Non in ultimo le preoccupazioni dello stesso Presidente della Repubblica, silente Capo delle Forze Armate sulla vicenda dei due Marò, ma nei giorni precedenti alla decisione di far rientrare in India i due Fucilieri di Marina, prodigo oratore sulla vicenda di Finmeccanica.
Allo stato dei fatti è inequivocabile che ci troviamo di fronte ad una realtà in cui due uomini sono stati trattati come un pegno da dare in deposito ad uno Stato Terzo per una vicenda oscura e caratterizzata da mille interessi, forse più personali che nazionali.
Azioni contraddittorie in ambito dello stesso esecutivo. L’ex Ministro Terzi che era riuscito con abili azione diplomatica a riportare Latorre e Girone in Italia e facendo appello a mancate risposte indiane ad una nota verbale italiana aveva individuato la motivazione per non farli rientrare in India. Un Premier Mario Monti apparentemente soddisfatto dalla soluzione tanto da farsi fotografare accanto ai marò per celebrare l’avvenimento, pronto però a disporre l’immediato rientro dei due Marò a Delhi, forse perché oggetto di pressioni non note ma che sarebbe auspicabile fossero chiarite. Una decisione che sconfessava il Ministro Terzi ma anche se stesso se l’Agenzia AGI dell’11 marzo esprimeva correttamente il pensiero di de Mistura.
Un baratto in cui la merce principale è stata la vita di due uomini, voluto dal Governo bocconiano per salvare anche la commessa degli elicotteri e forse garantire il futuro a qualcuno. Una linea di condotta basata sull’interesse economico e personale, ispirata al criterio “Sacrifichiamo i militari, ma si salvino le risorse economiche destinate ad Agusta”.
Valutazioni peraltro errate come gli eventi recenti stanno dimostrando. I Fucilieri di Marina sono ancora in ostaggio di un Tribunale monocratico indiano di dubbia affidabilità e gli elicotteri sono andati a farsi benedire.
Domani 8 gennaio 2014 dovrebbe iniziare il processo ma all’orizzonte si prospetta un altro rinvio se la NIA indiana non formalizzerà il rapporto conclusivo delle indagini.
Per ora solo un successo personale, lassegnazione di una consulenza di pregio ad un ex Ministro ed ex militare che con ogni probabilità potrebbe sfociare in ben altre soddisfazioni personali che confermerebbero la scelta dell’ex Responsabile della Difesa di non abbandonare la nave seppure alla deriva.
Probabilmente è stata anche prevaricata la Costituzione e la legge penale italiana, ma quasi sicuramente nessuno pagherà e nessuno fornirà spiegazioni. Finmeccanica era unazienda florida ed ora è incalzata dalle Procure. I nostri compatrioti in uniforme hanno scarse speranze di cavarsela. Il nuovo Presidente del Consiglio Enrico Letta sembra essere intenzionato a continuare ad applicare il vecchio detto: chi fa può sbagliare, chi non fa è certo di non errare. Emma Bonino Ministro degli Esteri non si risparmi a partecipare a riunioni internazionali con oggetto i diritti dell’uomo, ma diserta l’India e nega ai due militari la presunzione di innocenza affermando che “Non è accertata l’innocenza dei due Marò”.
Ancora una volta uno dei principi fondamentali della matematica viene confermato: cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, cambiano gli attori ma la scena è sempre la stessa e le vittime sono sempre i cittadini, ossia noi.
Fernando Termentini
Fonti: http://www.repubblica.it/economia/finanza/2013/02/15/news/finmeccanica_orsi_interrogato_nel_carcere_di_busto_arsizio-52701349/ ;
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/12/05/di-paola-impacchetta-legge-finmeccanica/436287/;
http://www.forexinfo.it/Finmeccanica-verso-il-rinnovo-dei ; http://www.ilgiornale.it/news/interni/lammiraglio-non-molla-poltrona-sfuma-lapprodo-finmeccanica-900400.html;
http://archivio.dagospia.com/galleryfree/photogallery_60-anni finmecaca.html#myGallery-picture(28)
http://iusletter.com/finmeccanica-riassetto-al-vertice/
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/10/23/finmeccanica/208418/