Ieri il Ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha ribadito a Bruxelles che si stanno valutando le caratteristiche dei porti italiani per scegliere quale mettere a disposizione per il passaggio delle armi chimiche della Siria. Notizia di Vista Agenzia televisiva parlamentare pubblicata dal quotidiano Il Giornale.
Una notizia quasi passata inosservata ma rilevante in materia di sicurezza. Lascia, infatti perplessi, l’ipotesi formulata dalla Responsabile della Farnesina, una volta paladina del rispetto ambientale e della difesa del territorio, di proporre la disponibilità italiana ad ospitare nei propri porti materiale altamente pericoloso per la vita dei cittadini e per l’inquinamento del territorio.
Un’Italia che non dispone di una struttura portuale adeguata per demolire un relitto come la Costa Concordia e smaltire tonnellate di materiale inquinante, comunque a basso rischio rispetto i gas nervini di Damasco. Ci proponiamo, però, ad ospitare navi cariche di veleni.
Naturalmente nell’assoluto non rispetto dei trasparenza che ormai è diventata prassi ricorsiva per la Farnesina, la Ministro non ci dice se qualcuno lo abbia chiesto all’Italia o sia una nostra volontaria disponibilità. Non ci informa nemmeno perché dopo il passaggio delle navi a Latakia ed a Cipro devono fare una terza sosta in Italia.
Non è dato di sapere se la richiesta arriva dalla Russia, dagli Usa dalle Nazioni Unite perché l’ermetismo della dottoressa Bonino è impenetrabile, fedele alla secret Diplomacy che sta applicando per la vicenda dei due Fucilieri di Marina in ostaggio dellIndia. Non è nemmeno chiarito in un momento di ristrettezze economiche chi sosterrà l’impegno finanziario per predisporre quanto necessario a garantire la massima sicurezza alle possibili aree destinate all’attracco di questo naviglio ed alle popolazioni residenti ed a predisporre unadeguata risposta sanitaria in caso di incidenti.
Chiedo, quindi, al Ministro, anche se sono consapevole che non mi sarà risposto, se, prima di dare l’annuncio presso la sede della UE, ha acquisito adeguate informazioni sulle difficoltà logistiche ed economiche per affrontare problemi della fattispecie, anche in base ad una recente pregressa esperienza italiana affrontata per dismettere, nel rispetto delle direttive dell’Opac, vecchi depositi di aggressivi chimici risalenti alla prima Guerra Mondiale, conservati in fusti corrosi dal tempo ed ad alto rischio di fuoruscita del materiale altamente tossico, anche se molto meno letale del Sarin siriano.
Mi permetto di chiedere ancora se si è consultata con la Difesa che dispone della necessaria conoscenza per gestire un problema del genere od è una di quelle decisioni estemporanee indotte dalla supponenza della carica istituzionale ricoperta come ormai da tempo siamo abituati a constatare.
Nel momento, infatti, che il Ministro degli Esteri ha ufficializzato allUnione Europea che si stanno individuando porti adeguati ha di fatto formalizzato una decisione già consolidata in ambito Esecutivo. Ci si augura quindi che sia stato informato il Parlamento e ci sia stato un coordinamento con le Autorità locali destinate a correre un rischio elevato.
In Italia non si costruiscono termovalorizzatori per la distruzione dei rifiuti perchè inquinano e comunque si coinvolge la popolazione locale prima di decidere, ma decidiamo di ospitare navi con carichi ad elevatissimo rischio in caso di fuoruscita di gas senza prima aver informato la popolazione che sarebbe coinvolta a correre possibili rischi.
Pericoli di elevata valenza in questo caso, in quanto solo la dispersione per cause accidentali di modestissime quantità di gas Sarin, produrrebbero la morte immediata di migliaia di persone ed un rilevante inquinamento ambientale.
La dottoressa Bonino non ci chiarisce nulla, ma annuncia a Bruxelles la disponibilità dell’Italia. Gli italiani vengono informati quasi per caso l’iniziativa di seri professionisti dell’informazione mentre la maggior parte degli altri ed in particolare la TV di Stato preferiscono ignorare.
Fernando Termentini