Quanti Bertino Parisi? Il conto si è ormai perso, senza che sia cambiato nulla. Un Bertino muore di stenti, un altro si suicida, un altro ancora cerca di sopravvivere vivendo della carità degli altri. Qualcuno supererà il Natale. Qualche altro non arriverà al giorno di festa.
Ma chi era Libertino Parisi? Bertino, come si faceva chiamare dagli amici, era un attore conosciuto al pubblico agrigentino. “Un condannato a morte” si era definito, quando con una lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il 22 luglio 2011, chiedeva consigli a colui che chiamava Padre Putativo degli italiani.
Nato e residente ad Agrigento, classe 1938, era cardiopatico, affetto da diabete “Mellito” 2, viveva di una misera pensione di € 611 ca, che, a far data dal mese di aprile, a causa di una decurtazione per crediti già prescritti si era ridotta ad appena ad € 469 ca. 469 €, dai quali andavano detratte le spese di affitto (300€ ca), cure mediche e farmacologiche (150€ ca), alimenti, vestiario, bollette di luce, acqua, condominio, spazzatura ecc.
Cosa chiedeva Bertino al Capo dello Stato? Chiedeva semplicemente come dovesse morire. A tal proposito suggeriva lui stesso le possibili opzioni:
1) Taglio le spese di vitto giornaliero e muoio?
2) Taglio le spese mediche e – a scelta – muoio di Mellito o per problemi coronarici?
3) Taglio l’affitto di casa e muoio abbandonato in strada?
Tre mesi dopo, e senza i consigli di Napolitano, Bertino Parisi moriva. Usciva di scena togliendo il disturbo in silenzio, in punta di piedi.
Chissà se Napolitano ricorda ancora quella lettera alla quale non rispose mai. Chissà se ha mai saputo di come Parisi poco tempo dopo morì senza bisogno di aiuto. Chissà quanti altri “Bertino” sono nel frattempo morti in silenzio.
Cosa è cambiato dalla lettera di Parisi ad oggi? Qualche politico ha cambiato casacca, qualche altro ha perso il ruolo istituzionale, i “Bertino” sono aumentati e l’austerity è diventata una delle parole di uso più comune del nostro linguaggio.
Cosa non è cambiato? La lista è lunga. Potremmo scrivere degli stipendi dei nostri politici, di megapensioni, di corruttele, di malaffare, tangenti, truffe, concussioni e tanto altro ancora.
“La salutiamo – concludeva Parisi nella sua lettera al Capo dello Stato -, non certo eroicamente così come pareva facessero gli antichi gladiatori, con i quali noi pensionati abbiamo nel breve termine una cosa in comune: la morte certa e garantita… Ave Giorgio, morituri te salutant!”
Presidente, quanti altri “Bertino” dovranno morire ancora prima che dall’alto dei vostri scranni e dalle vostre belle tavole imbandite vi accorgiate che il Paese è alla fame?
Gian J. Morici