Il 23 novembre a Roma migliaia di cittadini ITALIANI che ancora credono nel loro Paese, nella democrazia, nello Stato di Diritto e nella sovranità nazionale, hanno manifestato la loro solidarietà a Massimiliano e Salvatore in ostaggio dell’India da 640 giorni.
Famigliari dei due Fucilieri di Marina, amici, reduci di tutte le Forze Armate, semplici cittadini si sono riuniti sotto la pioggia battente ed hanno sfilato compostamente per il centro di Roma, inchinandosi rispettosamente di fronte all’Altare della Patria che per costoro è ancora il simbolo sostanziale della Nazione, intesa come la terra che custodisce le tradizioni, la cultura e le spoglie dei propri avi.
Significativa presenza di tantissima gente esaltata dall’altrettanta significativa assenza di rappresentanti istituzionali o loro delegati che a prescindere dalla loro appartenenza politica abbiano partecipato per dimostrare solidarietà ad altri italiani e la loro compartecipazione alla situazione di disagio di due cittadini italiani che hanno scelto la professione di dedicare la loro vita al Paese, i Fucilieri di Marina del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Il giorno dopo solo qualche testata giornalistica, peraltro con modesto spazio, ha informato di quanto era accaduto a Roma. Significativa, invece, l’analisi che ci ha proposto ieri Gianandrea Gaiani nella testata online la Nuova Bussola Quotidiana. Parole pregne di italianità ed avulse da qualsiasi sudditanza politica ed istituzionale, un volo duccello che ci ha ricordato tutta l’inerzia istituzionale e diplomatica che ha contraddistinto l’intera vicenda, unica nella storia internazionale a non essersi conclusa dopo 22 mesi.
L’amico Gianandrea ripercorre le vicende stigmatizzando i punti oscuri delle stesse che anche noi in passato e di volta in volta abbiamo prospettato. Dubbi sul perché non si sia attivato un arbitrato internazionale lasciato in eredità dal precedente Governo all’attuale esecutivo, mai portato avanti per valutazioni non chiare e comunque in contrasto con il pensiero della maggior parte di esperti di diritto internazionale.
La sudditanza ripetuta di due Governi nei confronti dell’India e la ormai palese scelta dell’attuale Esecutivo di raggiungere un obiettivo minimo, quello rappresentato da una modesta condanna dei due Fucilieri di Marina, colpevoli solo di aver scelto di servire lo stato indossando ununiforme e di non aver garantiti dal Paese i diritti elementari loro spettanti, primo fra tutti quello dell’immunità funzionale.
L’essersi limitati il 12 novembre a far partecipare alla Conferenza internazionale Asia – Europa un Funzionario del MAE piuttosto che un Vice Ministro o un Direttore Generale. Il rappresentante italiano in questa occasione ha stigmatizzato l’importanza della lotta alla pirateria ma non ha richiesto di bloccare i rapporti economici UE – India fin tanto che non si fosse risolta la vicenda dei due Marò alla quale, peraltro, sono state dedicate modeste parole.
Inerzia sempre di più ingiustificata e che si trascina da 22 mesi, in particolare dal quel fatidico 22 marzo in cui i due militari sono stati estradati per la terza volta in uno Stato che prevede nel suo ordinamento la pena di morte, nel più assoluto dispregio dei vincoli costituzionali e di precisazioni della Suprema Corte in materia.
Solo una mediocre ed opaca azione del Commissario di Governo de Mistura, accompagnata da un formale interessamento del Ministro degli Esteri Bonino che il 22 novembre ci dice attraverso il TG2 che il Governo segue la vicenda con intensità straordinaria perché è una vicenda straordinaria. Un impegno quindi imposto dalla complessità degli atti e non dalla sorte di due cittadini italiani ai quali è stato negato ogni diritto internazionale e pattizio. Una Bonino in quell’occasione impegnata anche a precisare che segue con altrettanta attenzione 10 mila casi di italiani in difficoltà all’estero di cui 3120 in carcere e 400 bambini che non hanno rapporti con le loro famiglie.
Lo stesso Ministro che il 19 settembre affermando non è accertata l’innocenza dei due Marò ha dimenticato di essere una rappresentante istituzionale di uno Stato di Diritto in cui non è l’innocenza che deve essere dimostrata ma la colpevolezza e che il 22 novembre è stata colpita da unaltra amnesia. Le è sfuggita la differenza fra un cittadino qualunque arrestato all’estero per reati comuni e due militari che vengono imputati per qualcosa che dovrebbe essere avvenuto mentre loro operavano per conto e su ordine dell’Italia.
La rappresentante della Farnesina parla di dignità quando afferma che lobiettivo di questo Governo è quello di risolvere la situazione in dignità, ma a noi sorge lo stesso dubbio che ci prospetta nel suo articolo l’amico Gaiani : La dignità di chi?
Fernando Termentini
Fonte: Nuova Bussola Quotidiana – A Roma si manifesta, ma i Marò restano in India (Gianandrea Gaiani)