La dottoressa Bonino, Ministro degli Affari Esteri italiano, continua a mantenere la massima riservatezza nella gestione della vicenda dei nostri Fucilieri di Marina Latorre e Girone, mutuando un approccio diplomatico in auge 40 anni orsono. La secret diplomacy adottata da Kissinger per riaprire all’inizio degli anni 70 i rapporti fra USA e la Repubblica popolare cinese dopo 23 anni di completo isolamento.
Massimo riserbo la raccomandazione ricorrente con una conseguente assoluta chiusura del flusso informativo verso gli italiani, negando finanche un minimo di trasparenza istituzionale, massima espressione di tutte le moderne democrazie.
Un silenzio improvvisamente rotto dalle vicende della settimana scorsa quando è stato annunciato che gli altri quattro militari presenti sulla Lexie il 15 febbraio 2012, sarebbero stati interrogati in Italia e non a Delhi. Una notizia rimbalzata sulle maggiori agenzie di stampa e proposta come un successo della diplomazia italiana. In verità, unaltra sconfitta subita dall’Italia in quanto è stato concesso che 4 cittadini italiani, rappresentanti ufficiali dello Stato nel loro status di militari, fossero sentiti dalla polizia di uno Stato estero in area extraterritoriale come quella di una Sede diplomatica ed in assenza di autorità italiane a loro tutela.
Un ritorno di fiamma immediatamente soffocato dalla consueta coltre di silenzio rotta solo dalla ricorsività delle usuali parole di impegno e di speranza. Il 16 novembre a Milano Emma Bonino a margine del suo intervento alla conferenza ‘Science for Peace’ informa : ”Adesso la procura di Delhi deve chiudere il fascicolo delle indagini, arrivare al capo d’imputazione e poi si apre il processo . Il ministro precisa anche ”Si va da una pressione all’altra” e per questo si preannuncia unaltra missione a Delhi di Staffan de Mistura, l’inviato del governo italiano incaricato di seguire una vicenda influenzata anche da forti pressioni dell’opinione pubblica indiana, sempre più attenta alle elezioni politiche del 2014 che vedono in ascesa la componente nazionalista.
Riservatezza che impedisce al Ministro di informarci anche a che prezzo si stia rinunciando ad unincondizionata affermazione della sovranità nazionale ed alla tutela di due militari italiani in ostaggio da 22 mesi, mentre da New Delhi ci informano sul prossimo varo della Marina Militare indiana di una nuova porta aerei, interamente realizzata ”in loco” nei cantieri di Kochi (Kerala) con il supporto dell’italiana Fincantieri. Particolari di cui nessuno in Italia ha mai parlato e che potrebbero avere una stretta connessione con la gestione della vicenda dei due Leoni del San Marco.
Riserbo stretto ch impedisce anche alla Farnesina di commentare una notizia poco rassicurante con la quale la NIA ci dice da Delhi che presenterà a breve gli elementi di accusa avendo completato listruttoria con linterrogatorio degli altri 4 militari e ufficializzerà ”presto” i capi di imputazione contro i due Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Comunicazione che perviene dal Times of India che scrive: ”L’Agenzia Investigativa Nazionale (NIA) potrebbe definire presto i capi di imputazione – spiega – ora che e’ stato superato l’ultimo ostacolo che era quello di raccogliere la testimonianza dei quattro militari che erano a bordo della nave il 15 febbraio 2012”. Un funzionario anonimo della NIA ha poi indicato che “si stanno consultando fonti legali per quanto riguarda i reati da elencare fra i capi di imputazione dopo di che sarà consegnato il rapporto finale” al giudice.
Il quotidiano sottolinea che la NIA sostiene di avere una “robusta” istruttoria sul caso. “Abbiamo 50 testimonianze – dice la fonte – e ci sono abbastanza prove indiziarie e perizie forensi da rendere questo caso a tenuta stagna.
Solo notizie locali come ormai è prassi corrente per lo specifico caso, per ora non smentite né dalla stampa nazionale né, tantomeno, dagli organi di informazione istituzionali.
In Italia nessuno chiarisce preferendo alla trasparenza la secret diplomacy, mentre potrebbe riaffacciarsi il rischio dello spettro della pena capitale prevista dall’ordinamento indiano. Evenienza sicuramente sottovalutata da chi ha deciso il 21 marzo u.s. di anteporre interessi economici alla tutela di due cittadini italiani. Scelte che in quel momento non sembra abbiano tenuto conto di quanto sentenziato a più riprese dalla Suprema Corte di Cassazione in tema di estradizione. In particolare per quanto attiene alla semplice garanzia formale della non applicazione della pena di morte, ritenuta atto insufficiente alla concessione dell’estradizione ed ancora che ai fini della pronuncia favorevole all’estradizione, è richiesta documentata sussistenza e la valutazione di gravi indizi .
Motivi di riservatezza ribaditi dal MAE anche per quanto attiene alla gestione della maggior parte degli atti che riguardano nello specifico la vicenda, raggruppati in un file protetto da un decreto interno il 604/1994. Diposizione ribadita dalla Responsabile della Farnesina che il 16 maggio u.s. ha rigettato una richiesta di chi scrive, presentata per ottenere una copia dell’assicurazione formale sottoscritta dall’Addetto di affari indiano a Roma sulla non applicabilità della pena di morte nei confronti di Latorre e Girone. In queloccasione il Ministro ha scritto In questo quadro devo informarLa, a seguito di accurate verifiche effettuate al riguardo, che non è possibile autorizzare l’accesso alla documentazione da Lei richiesta, ossia alla comunicazione inviata a questo Ministero dalle autorità indiane il 21 marzo scorso. Il documento, infatti, rientra in una delle categorie – quella dei carteggi scambiati dall’amministrazione con i rappresentanti degli Stati esteri in Italia ed esponenti dei Governi e delle amministrazioni degli Stati esteri – che il Decreto Ministeriale n. 604/1994 sottrae all’accesso, fra laltro, per motivi attinenti alla correttezza delle relazioni internazionali.
Disposizione ministeriale che, per quanto noto, è stata almeno in parte disattesa in quanto uno stralcio del documento fu pubblicato dal settimanale Panorama.
Fernando Termentini