Nel silenzio delle istituzioni, della società, della scuola ,del Parlamento,rimbombano nell’anima le frasi di chi ha deciso di farla finita. “ Sono gay. L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza”. Queste le parole che il giovane studente romano, di appena 21 anni, ha scritto prima di gettarsi nel vuoto. Ancora: “Sono omosessuale, nessuno capisce il mio dramma” Queste le parole che un’altro giovane liceale di 15 anni ha scritto prima di togliersi la vita,legandosi una sciarpa al collo. Si tratta dell’ennesima tragedia che vede come protagonista giovani omosessuali.
Non è la prima volta che discriminazioni e isolamento spingono giovani omosessuali disperati a farla finita. in un Paese che non riesce a darsi una legge. Il sub emendamento alla legge sull’omofobia, votato il 20 settembre alla Camera recita in sintesi: “se delinqui da solo sei un delinquente, se delinqui in gruppo sei meno colpevole”. Sembra questo il principio ispiratore che assolverebbe partiti e associazioni dal reato di discriminazione.Ma vi sembra un emendamento normale?
Il reato di omofobia deve valere anche per organizzazioni politiche,culturali,
religiose. Basta guardare al resto del mondo: negli Stati Uniti dal 2009 con l’approvazione dello Hate Crimes Bill, denominato Matthew Shepard Act, si stabilisce che la violenza causata da odio basato sull’orientamento sessuale costituisce un reato.Altri paesi che riconoscono e puniscono il reato di omofobia sono: la Tasmania, il Canada, l’Australia le Isole Fiji, il Nicaragua, l’Uruguay, la Colombia, l’Ecuador, Israele e il Sudafrica Cuba. Giù,da noi,è sempre tutto più difficile.
Scrive Tommaso Giartosio, scrittore e saggista italiano nel suo libro “perché non possiamo non dirci” : ” l’omosessualità è semplicemente qualcosa che sta in tutti noi da sempre”.
Aldo Mucci