“Non abbiamo alcuna difficoltà a riconoscere il decreto incandidabilità e non vi è alcun nesso con il nostro presidente, che è colui il quale ha voluto questo ddl, e che ha la certezza di essere assolto”. Così si esprimeva Angelino Alfano, segretario del PdL e attuale vice premier del governo Letta, prima dell’approvazione della cosiddetta legge Severino. Dichiarazioni alquanto incaute per un segretario di partito che appena un mese prima aveva regalato un’altra massima ai propri elettori: “Mi assumo la responsabilità delle primarie, farle è una questione di serietà”. Tutti ricordano ancora come inutili e vuote si dimostrarono le dichiarazioni dell’On. Alfano. A prevalere alla fine fu la linea Berlusconi e non poteva essere altrimenti. Il cavaliere ha dimostrato in questi anni di essere uomo risoluto e senza paura, figurarsi se avrebbe permesso che a prevalere fosse stata la linea di colui che Oscar Giannino – in una nota trasmissione radiofonica – dipinse come colui che portava il caffè al cavaliere, puntualizzando: “[…] Ripensandoci, ho capito alcune cose”.
Sulla decadenza da senatore e relativa incandidabilità di Silvio Berlusconi, su cui la giunta per le elezioni è stata chiamata ad esprimersi, il governo trema sotto le minacce, mascherate da inviti, dei berlusconiani alleati di governo.
Visti i precedenti, poco significative dovrebbero risuonare oggi le dichiarazioni di Angelino Alfano che si dice esterrefatto “per il comportamento del Partito Democratico in Giunta. Pur di eliminare per via giudiziaria lo storico nemico politico, preferiscono mettere in ginocchio il Paese”. Un Alfano probabilmente ignaro che i mali dell’Italia sono da ricercare nel nocciolo duro di una classe politica inetta, autoreferenziale nonché sorda e cieca dinanzi ai veri problemi degli italiani che si è ben guardata dal risolvere. Tra i mali dell’Italia non si può non annoverare il frodatore fiscale, qual è stato riconosciuto con sentenza definitiva, Silvio Berlusconi, l’uomo politico che tanta credibilità e prestigio internazionale ha fatto perdere al Bel Paese.
Il padre padrone del partito di plastica dopo aver fatto bere agli italiani di tutto e pure di più, dal contratto firmato a “Porta a Porta” alla finzione di essere “Responsabile” per il bene dell’Italia, adesso mira a far credere che è veramente puro come un giglio di campo e sbagliano coloro che lo accusano di essere un frodatore fiscale, compresi i giudici che lo hanno condannato.
“Se non si fanno atti inconsulti da una parte e dall’altra, il governo non cade. Noi – ha dichiarato Gaetano Quagliariello, uno dei 10 saggi di Napolitano – non abbiamo intenzione di fare atti inconsulti ma nemmeno di subirli”. Fino a quando gli italiani dovranno subire il ricatto che potrebbe cadere il governo qualora un condannato in terzo grado venga messo alla porta da Palazzo Madama, peraltro, per una legge voluta dallo stesso?
Inutile negare che il quadro politico è in fermento con le alleanze che potrebbero subire dei mutamenti nelle prossime ore qualora il PdL decidesse di staccare la spina a un governo delle larghe intese fortemente voluto da Napolitano.
C’è chi come Renato Brunetta è pronto a scommettere che dietro l’angolo ci sia già pronta una maggioranza governo alternativa a quella attuale con PD, SEL e una ventina di dissidenti del M5S. La fine della palese alleanza PD-PdL potrebbe dunque essere molto vicina.
A quanti non amano questo governo dell’inciucio non rimane che sperare, almeno per scaramanzia, che Angelino Alfano non si pronunci positivamente sulla fine dell’esecutivo di cui è il vice premier.
Totò Castellana
Castiglione e la ‘fronda’ dei ‘trasformisti catanesi’. Continua intanto nel Pdl la polemica sulle dichiarazioni dell’esponente catanese Giuseppe Castiglione, sottosegretario alle Politiche Agricole che, in un fuorionda su La7, ha parlato esplicitamente di una “fronda” interna al partito che potrebbe avere come protagonisti alcuni senatori pidiellini a lui vicini (“Gibiino, Torrisi, Pagano, Mancuso”) pronti a sostenere un Letta-bis. Dopo la strigliata di Angelino Alfano, Castiglione si prende anche la ramanzina di Stefania Prestigiacomo, che interviene riferendosi a un ‘gruppo catanese’: “Questo è il momento per restare uniti ed è irresponsabile ipotizzare scissioni o divisioni in Senato. Certamente però c’è un pezzo del Pdl isolano, il gruppo catanese, che da tempo sembra agire con logiche distinte e distanti dalla linea del partito”.