Il tavolo del governo delle larghe intese potrebbe saltare da un momento all’altro qualora Berlusconi non venisse salvato dalla decadenza: “Mi va bene tutto ma la decadenza da senatore è inaccettabile. E’ incostituzionale”. – avrebbe detto l’ex premier ai suoi. Nella riunione di Arcore tra il cavaliere, i due figli maggiori e i sottoposti del partito padronale, sembra che le posizioni dei falchi abbiano preso il sopravvento sulle colombe che, nonostante tutto, rimangono convinte in un ulteriore possibile accordo col PD. Accordo che se da un lato dovrebbe evitare una rovinosa caduta dell’esecutivo, consentendo così di mantenere i posti di potere a chi già lì detiene, dall’altro lato dovrebbe garantire la permanenza in Senato di Silvio Berlusconi scongiurandone l’incandidabilità.
Un Silvio Berlusconi che sempre più disperato e probabilmente stanco di recitare la parte dello statista responsabile, senza riuscire a cavarne un ragno dal buco, sarebbe anche disposto a ricorrere all’opzione servizi sociali. Un’opzione che per Berlusconi e il suo entourage equivarrebbe a riconoscere la sentenza di condanna definitiva emessa dalla cassazione. Cosa che finora nella sostanza delle cose i vertici del PdL si sono ben guardati dal fare, parlando di sentenza ingiusta e figlia di una persecuzione giudiziaria da parte di certa magistratura politicizzata.
Per il cavaliere all’orizzonte non si profila nessuna soluzione alla recente condanna che non passi per l’accettazione della stessa. Prendendo atto di ciò, per bocca dei suoi fedelissimi, ha fatto trapelare: “Per me va bene tutto, anche i servizi sociali”.
Dal vertice di Arcore sembra emergere che mai e poi mai Berlusconi accetterà il voto contrario della giunta presieduta da Dario Stefàno con conseguente sua esclusione dal seggio senatoriale.
L’ira del cavaliere non avrebbe risparmiato neppure il Capo dello Stato reo di non avergli concesso alcunché nonostante la maschera da responsabile indossata negli ultimi anni, con l’appoggio ai governi Monti prima e Letta poi. Di fatto governi cosiddetti del Presidente.
Ire berlusconiane contro Napolitano che confermerebbero come dietro le dichiarazioni e gli atteggiamenti da responsabile dell’ex premier, ci fossero semplicemente il mero e becero interesse personale, anziché la nobile prospettiva del bene del Paese e degli italiani.
Al momento il caos regna sovrano, poiché se da un lato Alfano, bravo ad assecondare la pancia del cavaliere senza mai contrariarlo e capace di trasformarsi all’occorrenza da colomba a falchetto e viceversa, ha dichiarato che “la decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore è impensabile e costituzionalmente inaccettabile”, dall’altro lato i vertici del PD hanno replicato che “le leggi si rispettano”. Ma è scontro in seno al PdL. Uno scontro che di certo non depone favorevolmente per la stessa sopravvivenza del governo Letta, con la pitonessa che soddisfatta ha annunciato: “E’ finita il governo Letta cadrà”. Da Kabul Enrico Letta, in visita al nostro contingente militare, ha prontamente ribadito che “buttare tutto a mare sarebbe una follia”.
Una Daniela Santanché che con un’intervista rilasciata a La Repubblica, contraddicendo il testo finale di Arcore col quale si affermava che il partito era unito, fa i nomi dei buoni e dei cattivi del PdL includendo tra i cattivi Cicchitto, Schifani, Lupi e Quagliariello che “fanno a gara nel dire che si può mediare ma sbagliano”. Immediate le reazioni da parte dei big del PdL contro la Santanché accusata di voler dividere il partito in un momento in cui serve coesione.
Sandro Bondi, tra i cosiddetti mediatori, si dice pronto al voto con Berlusconi candidato premier qualora il PD votasse la decadenza e Napolitano la registrasse.
Una tempesta perfetta nelle ultime ore si sta dunque abbattendo contro il Quirinale con Giorgio Napolitano che da salvatore della Patria – per aver posto fine allo stallo politico avallando la nascita del governo Letta – sembra adesso essere diventato cagione di tutti i mali. Il prof. Paolo Becchi sul Blog di Grillo scrive: “Le “larghe intese” sono servite solo a prolungare l’agonia del Paese. […] davvero il Governo Letta ha la fiducia della maggioranza parlamentare? Certo, ma una fiducia cui Pd e Pdl sono stati obbligati dal Capo dello Stato, a partire dalla sua rielezione e dalle condizioni da lui imposte per proseguire il suo mandato. Napolitano avrebbe, allora, dovuto da tempo prendere atto del fallimento della sua ipotesi di governo e rassegnare lui le dimissioni come richiesto dal capo del M5S”.
Adesso anche i falchi del PdL chiedono di andare alle elezioni qualora Napolitano non trovi una soluzione accettabile per salvare il loro leader. A lanciare l’attacco è ancora una volta la pitonessa Santanché: “Se Napolitano si dimetterà per impedirci di tornare alle urne, saranno affari suoi… Si dimetta pure, andremo avanti lo stesso…”.
Ma in un paese dove le poltrone del potere sono care a tutti coloro che ne posseggono una, pare proprio difficile, quasi impossibile, che una soluzione che tuteli il cavaliere allontanando lo spauracchio del voto anticipato, rendendo per l’ennesima volta ingiustizia agli italiani, non possa essere trovata. In questa direzione sembrano andare le recenti e ambigue dichiarazioni di Mario Monti inseritosi nel dibattito: “inderogabile necessità di rispettare lo Stano di diritto e la parità dei cittadini dinanzi alla legge; l’opportunità di salvaguardare, favorendone una positiva evoluzione, la più aperta articolazione del sistema politico italiano resa possibile, a partire dal 1994, dall’impegno politico di Silvio Berlusconi”.
Chissà se il tavolo cadrà per davvero o anime buone, magnanime e lungimiranti da sinistra sapranno accogliere il messaggio criptato del cavaliere: salvatemi e in cambio faccio credere di accettare la sentenza di condanna, continuando a recitare la parte dello statista responsabile.
Totò Castellana