In questi convulsi giorni, tre notizie mi sono emerse agli occhi. Dolce e Gabbana chiudono per protesta i loro negozi, il fisco gli chiede di pagare somme che a loro avviso non sono dovute, essi decidono di mettere anche avviso sui giornali, onde urlare all’ingiustizia della loro condizione fiscale e umana. Qualcuno fa notare che alcuni negozi chiudono perchè non ce la fanno, non per scelta. Massimo di Cataldo è accusato di picchiare la compagna. Le foto del pestaggio appaiono sul web, il cantante (eufemismo), sarebbe un uomo violento, le ha provocato un aborto e un’altra figlia è nata “per miracolo” viste le botte.
Tito Vilanova, allenatore del Barcellona deve lasciare la squadra, l’anno scorso aveva subìto una operazione alla parotide per un tumore, che però non è regredito. Vilanova è l’esempio dell’antieroe. Ha guidato la squadra blaugrana per un anno, ha vinto la liga (qualcuno direbbe: bello sforzo, ma l’anno scorso ha vinto il Real), ed è succeduto all’allenatore più vincente della storia del club, Pep Guardiola, un personaggio mediatico e affascinante che i giornalisti amavano. Storsero la bocca quando Vilanova si presentò come suo successore. Lui li spiazzò tutti, nella sua prima conferenza stampa dichiarò: “tranquilli, al Barcellona non è cambiato nulla, vinceremo ancora, tranne che adesso dovrete parlare con un allenatore meno bello e meno affascinante del precedente”. Ha lasciato la squadra qualche giorno fa, deve curarsi, ha chiesto silenzio e discrezione. Non ha chiesto sovraesposizione mediatica. Non ha mai detto una parola fuori posto. In compenso l’ex allenatore Guardiola, durante la malattia, non è mai andato a trovare il suo collega e avrebbe detto a più persone che “non lo vedeva all’altezza della guida del Barcellona”.
In queste tre storie le sensazioni mi sembrano scomposte. C’è dignità dove non c’è mai stata, c’è un urlare indignazione dove il tutto forse si dovrebbe dire discretamente. C’è una esposizione mediatica di vicende che forse andavano prima denunciate che dichiarate in pubblico. Forse tutte e tre le vicende sono state solo condotte in maniera anomala, ma non ne esce bene nessuno. E paradossalmente l’allenatore meno affascinante lo risulta più dei maghi del fashion, più discreto, più vincente verso la vita. Anche del suo predecessore.