Meno di venti euro di prodotti alimentari. Questo il ‘colpaccio’ messo a segno da una vedova 80enne in danno di un supermercato di Genova.
L’anziana donna, accusata di furto aggravato, è stata condannata a una pena detentiva di due mesi e venti giorni.
La difesa in sede processuale aveva cercato di dimostrare lo stato di necessità che avrebbe portato l’anziana signora a commettere il furto, a causa proprio dell’indigenza evidente della pensionata.
Dura lex, sed lex. Il furto è furto e va sì punito. Questo deve aver pensato il giudice che ha emesso la sentenza. Le sentenze si accettano, non si discutono. Meglio comunque un brutto processo che un bel funerale, come è già accaduto tante volte – troppe a nostro modesto avviso – con persone che ridotte in miseria o dopo aver perso il posto di lavoro, hanno deciso di farla finita togliendo il disturbo allo Stato e ai tanti politici che continuano a godere di privilegi – e dei quali le cronache son piene per bene altri misfatti.
Se è pur vero che nessun reato può essere giustificato e che la signora si sarebbe potuta rivolgere ad enti assistenziali o provare a chiedere l’elemosina (chissà perchè i politici, anzichè aumentarsi emolumenti e pensioni, non ci abbiano pensato anche loro), purtroppo non possiamo evitare di evidenziare come quello dell’anziana signora non sia l’unico caso di persone spinte dallo stato d’indigenza che si trovano a dover fare i conti con una giustizia sempre meno giusta, seppur legittimata da leggi inique che consentono ladrocini per milioni di euro e puniscono in maniera esemplare chi ruba per fame un tozzo di pane.
Ma tant’è, e giustizia (ingiusta) è stata fatta…
Gian J. Morici