Beppe Grillo con un post apparso sul suo blog denuncia l’intenzione dei partiti di tornare presto alle urne per “disinnescare il suo movimento ed evitare le riforme”.
Che i partiti e le principali forze politiche dell’arco parlamentare si stessero organizzando per far fronte alle continue indisponibilità e veti del M5s lo si era capito nel momento stesso della nomina dei 10 saggi da parte di Giorgio Napolitano. Tra i prescelti, depositari di così tanta saggezza, il Capo dello Stato non aveva incluso nessun portavoce dei cittadini cinque stelle o emanazione del loro movimento. Eppure tra i cosiddetti saggi non mancavano politici di professione ed espressione dei partiti come Gaetano Quagliariello, Luciano Violante e Mario Mauro.
Sull’utilità dei saggi poi ci pensò Valerio Onida, il Presidente emerito della Corte Costituzionale, a fare chiarezza spifferando agli italiani, nel corso di uno scherzo telefonico, quale fosse indirettamente la nobile missione assegnata dal Capo dello Stato ai dieci sapienti: quella di prendere tempo nell’attesa dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Vista la situazione di empasse venutasi a determinare dopo le elezioni e l’impossibilità di formare un governo capace di far fronte alla difficile situazione economica del Paese, Napolitano in pieno semestre bianco, avanti negli anni e probabilmente desideroso di godersi i nipoti, non volendo con le proprie dimissioni abbandonare la nave Italia come un qualsiasi Schettino di turno, nell’intuizione dei “10 Saggi” pensava di aver trovato giustificazione del suo modus operandi e rispetto eterno al suo buon nome demandando al prossimo Presidente della Repubblica la soluzione dei problemi.
L’Italia risulta bloccata dallo stallo politico e il M5S, così impegnato nella sua battaglia di voler mandare “Tutti a Casa”, probabilmente non si è ancora accorto che la nave sta affondando e come naturale reazione, per consentire almeno ai topi di salvarsi, la politica si vede costretta ad agire per disinnescare un movimento che, pur non avendo la maggioranza, si è ostinato nel chiedere un governo 5 stelle e dal 26 febbraio ad oggi non ha saputo costruire nulla per l’Italia e gli italiani attraverso una seria mediazione politica.
“Per disinnescare il M5S le Commissioni saranno istituite dopo l’elezione del presidente della Repubblica, dopo il nuovo ciclo di consultazioni, dopo la fiducia al nuovo governo, quindi, ottimisticamente a luglio prima della chiusura di Camera e Senato per ferie. Poi, extrema ratio, per sicurezza, si potrebbero sciogliere le Camere e andare a nuove elezioni senza aver avviato alcuna riforma. – riportava il post apparso sul blog di Grillo dal titolo: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” per evidenziare che mentre a Roma si discute di poltrone l’Italia Brucia.
Ma cosa si aspettavano Casaleggio e Grillo, che i partiti e la vecchia politica sarebbero rimasti a guardare l’arroganza, la tracotanza e la goffaggine politica dei parlamentari cinque stelle, Casaleggio-dipendenti nelle decisioni da prendere?
Soltanto adesso Beppe Grillo si sta accorgendo che “L’economia non aspetta e per allora (Luglio – ndr) potremmo essere falliti con la distruzione irreversibile delle piccole e medie imprese che oggi tengono ancora, miracolosamente, in piedi l’Italia e allora non ce ne sarà più per nessuno.”?
Beppe Grillo dovrebbe spiegare agli italiani perché ha ridato, con le sue bizze e le sue chiusure contro la formazione di un governo PD, vigore a un Silvio Berlusconi che adesso è ritornato a riempire le piazze e a un PDL che nei sondaggi risale al 35%.
Al contempo ai cinque stelle risulta sempre più difficile scagliarsi contro una paralisi politico-economica che giorno dopo giorno sta letteralmente soffocando le forze produttive del Paese, di cui loro stessi sono corresponsabili. Non stupisce quindi che l’altro giorno a Brescia, nell’incontro per l’esito del primo step delle quirinarie, i parlamentari del M5S presenti siano stati “assaliti” – come ha spiegato la parlamentare Tatiana Basilio – dai cittadini scontenti per la mancata fiducia al PD. Ma lo stesso M5S mostra crepe e spaccature su diversi fronti non ultimo sulle posizioni antisemite che pian piano rischiano di radicarsi con maggior forza. Un ex attivista cinque stelle ha spiegato di aver “lasciato i grillini perché […] perché dopo aver denunciato sul blog la presenza di Caracciolo, ovvero infiltrazioni antisemite, non ho avuto né solidarietà da parte di tutta l’utenza del forum né da parte dei moderatori”. Un movimento, dunque, sempre più nell’occhio del ciclone e non solo per scelte meramente politiche.
Che la casta voglia far scomparire l’incomodo M5S sta nella naturalità delle cose. Ma il nuovo finora non si è dimostrato migliore del vecchio e il malcontento pervade il Paese. Il movimento infatti finora ha fatto ben poco per contribuire a far uscire il Paese dalla crisi e farsi apprezzare dai tanti elettori che alle ultime elezioni lo hanno votato esprimendo un voto di protesta verso la vecchia e cattiva politica.
Un malcontento che, qualora si dovesse tornare alle urne, rischierebbe di ridimensionare il M5S rendendolo ininfluente; tanto più se i vecchi partiti riusciranno a rinnovare i propri vertici proponendo all’elettorato nuovi e più giovani candidati premier, unitamente, a più credibili programmi elettorali e meno fantasmagoriche promesse irrealizzabili. Nel clima politico che si è venuto a generare, qualora i partiti decidessero di approvare una nuova legge elettorale sicuramente la stessa sarebbe architettata in modo tale da far molto male al movimento di Grillo e Casaleggio.
Che alla fine possa essere proprio quel Romano Prodi – (tra i dieci nomi stimabili usciti fuori dalle “quirinarie”) temuto da Berlusconi e berlusconiani – a dare nuova linfa al dialogo e ad una proficua collaborazione politica tra partito democratico e movimento cinque stelle? Una collaborazione che potrebbe allontanare lo spettro delle elezioni, a seguito della formazione di un governo stabile, e dare inizio a quella stagione di riforme che, nell’allontanare l’Italia dalla crisi, archivi definitivamente Berlusconi e il berlusconismo.
Totò Castellana