La conferma dell’esito delle elezioni anticipate in Israele ha spezzato la tensione.
A dispetto delle previsioni di molti giornali che erano pronti ad uscire con titoloni sulla destra vincente, Benjamin Netanyahu, il Primo Ministro uscente resterà in sella ma per un pelo. Alla Knesset, il parlamento israeliano, saranno due gli schieramenti alla pari con 60 seggi ciascuno. Da una parte Benjamin Netanyahu che guida il partito del Likud con gli ultra-nazionalisti, dall’altra il centro Yesh Atid – c’è un futuro – di Yair Lapid, ex giornalista e improbabile politico dall’ascesa folgorante che, con il partito Laburista, prende gli altri 60 seggi. Entrambe le postazioni sono integrate da partiti più piccoli ma comunque rappresentati. Il conto è facile, la Knesset conta 120 seggi parlamentari.
Dico “conferma” perché chi segue veramente da vicino le vicissitudini in Israele si è potuto accorgere dei venti di cambiamento che muovono la popolazione. Gli israeliani soffrono di una crisi interna, hanno manifestato per il prezzo degli alloggi, ad esempio, ma anche per la pace. E siccome Israele è una democrazia la politica sempre più a destra di Benjamin Netanyahu non ha pagato. Non paga più.
L’occidente dove si parla solo di coloni, barriere, soldati… quello che non accetta di ammettere che anche gli israeliani soffrono del conflitto dovrebbe imparare la lezione. Sono tanti i giornali che hanno sbagliato titolo ed all’ultimo momento hanno almeno cambiato il pezzo già impostato. Forse sarebbe ora di smettere di commentare Israele da desk o con le idee offuscate dai pregiudizi. Forse sarebbe ora di lasciarli fare da soli. Perché le critiche sferrate a raffica danno un po’ noia e possono far riemergere gli estremismi.
Ora Netanyahu dovrà fare i conti con il centro-sinistra e non cercare di pescare voti tra gli ultra-ortodossi religiosi.
Ch’è sempre chi può ritorcere che la centrista pacifista Tzipi Livni, leader del partito HaTnouha, che ha fatto campagna per il rilancio del processo di pace con i palestinesi, ha ottenuto soltanto 7 seggi. E 7 seggi non significa fuori gioco ma che potrà continuare a battersi contro gli estremisti del Likud. Il partito Laburista ha ottenuto solo 15 seggi ma è al Governo e sono già 22 seggi, ossia un terzo del centro-sinistra, di rappresentanti che sostengono la pace.
Ora sta a Yair Lapid gestire al meglio le necessarie trattative con Netanyahu e dimostrare che non ha vinto solo la media borghesia con un voto che molti osservatori hanno definito “tiepido”. Lo ritengo più affidabile di un cambiamento radicale che farebbe fatica a metter radici.
Intanto il cambiamento è in corso, si è trattato di un’elezione storica, ed il piedestallo del Likud comincia a tremare.
Luisa Pace
© Riproduzione riservata
Luisa Pace: France Representative della European Journalist Network, membro del comitato dell’Association de la Presse Etrangère, giornalista free-lance molto apprezzata, scrive per diversi quotidiani e periodici svizzeri, italiani e francesi: La Regione Ticino, Focus In, La Révue Défense.
2 Responses to Israele – Il potere della democrazia mischia le carte