Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadino –
con sede a Maglie (Lecce)
e Forum Ambiente e Salute del Grande Salento – Rete Apartitica
Dai Comitati Civici e Ambientalisti del Salento le osservazioni urgenti contro i tentativi deleteri di modifica del PRG, che minacciano seriamente l’ambiente ed il paesaggio rurale ed urbano, della splendida Città di Maglie,
diventano un testo guida della virtuosità amministrativa che si fonda nel rispetto dello spirito storico-naturale del territorio, e del vitale rigenerativo suolo, rispetto che si può e si deve oggi conciliare con i confort della modernità, anche perché il loro non rispetto degrada persino la stessa qualità di vita dei cittadini!
Contro la devastazione-sfigurazione “annunciata” del centro urbano di Maglie (Lecce), e della sua campagna, a seguito delle ipotesi di modifica del Piano Regolatore Generale (PRG), presentate e persino peggiorativamente emendate nelle ultime riunioni dell’assise comunale, e che tante polemiche hanno infiammato sui mezzi di informazione in questi giorni, la rete dei comitati civici e ambientalisti del Salento, del Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino, con sede a Maglie (Lecce), e del Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, hanno presentato al Comune di Maglie (numero di protocollo 23157 – 29 ottobre 2012), una serie di osservazioni atte a fermare le catastrofiche conseguenze da quelle modifiche comportate in potenza, se malauguratamente definitivamente accolte, e non limitandosi alla contestazione costruttiva dei punti di criticità in seno alle recenti ipotesi di variante del PRG, indicando con precisione quali invece le modifiche virtuose da recepire, ma cogliendo l’occasione di riflessione pubblica, offerta ai cittadini dalle ipotesi di variante, per presentare le loro osservazioni, al fine di fare recepire agli amministratori una road-map della virtuosità nell’amministrazione del territorio strutturata in 15 punti. Sottolineando la profonda contraddizione e controtendenza con gli stessi atti deliberativi, pubbliche dichiarazioni, convegni sostenuti dagli amministratori di questa amministrazione e delle precedenti recenti amministrazioni in continuità politica con la odierna, e ancor più gravemente la controtendenza con il sentimento e l’evoluzione culturale comune, cittadina e nazionale, sui temi della tutela del territorio, del paesaggio e dei beni culturali, i 15 punti, evidenziati, sottolineano l’importanza di preservare nelle zone B di Maglie, che si qualificano per essere connotate da una maggioranza di edifici realizzati in locale pietra leccese, e in linee architettoniche “gentili”, e stili neoclassici e liberty, (aree ed edifici da sottoporre alla massima tutela), l’uso di tale tipico materiale locale, degli stili, nonché di tutte quelle altre soluzioni insieme che connotano quello che è il “Genius loci” consolidato della tradizione estetico-architettonica cittadina e salentina, tanto dei centri storici quanto della ruralità. E questo sia negli ampliamenti come nell’eventuale costruzione di edifici ex-novo, contro gli orrori, difficile persino definire “architettonici”, che con il loro cemento ed il loro progetto-disegno alieno a tutto, hanno e stanno sfigurando la Città. Pietra leccese da considerarsi sempre e comunque quale è, un bene non illimitato certo, e la cui estrazione è motivo di altri impatti, motivo per cui importante anche recuperarla e riutilizzarla, con saggezza tecnica, laddove momentaneamente divenuta elemento di scarto. Così la necessità di contenere l’altezza degli edifici in tutti gli interventi architettonici, senza distinzioni, per preservare quelle caratteristiche di ariosità e solarità che connotano piacevolissimamente il centro abitato magliese. Si è poi sottolineata l’importanza di vincolare e preservare le aree verdi pubbliche, ma anche e soprattutto quelle private, giardini, parchi, persino aree agricole, interamente inglobate nel centro storico e zona B. Aree fondamentali per assorbire l’acqua piovana in una città portata, dall’eccessiva impermeabilizzazione da asfalto e cemento, in condizioni oggi di gravissima pericolosità idro-geologica da alluvioni, ma anche per le loro valenze naturalistiche, ambientali, storiche e culturali.
Nelle aree rurali, del relativamente piccolo agro magliese, che costituiscono un polmone verde e vero centro storico-naturale esteso e anulare della città, da tutelare quanto e più dello stesso centro storico, perché da esso viene la vita, il nutrimento e la salubrità per il centro urbano tutto, la necessità di sostituire tutti gli orridi muri in cemento, con muri in pietra a secco, la necessità di rispettare in tutte le costruzioni negli stili, e i materiali e colori originali e della tradizione dei luoghi, la necessità di restaurare rispettosamente il vasto patrimonio edilizio esistente di masserie e abituri, case coloniche, in pietra a secco o mattoni, a tegole, o volte o altre tipiche coperture. E per queste aree la totale censura, la stigmatizzazione forte, per quanto invece si vorrebbe premettere con le assurde nuove viziose varianti al PRG, che vanno nel senso di edificazione anche in piccolissimi appezzamenti di terreno.
Tutto il contrario di quello “Stop al Consumo del Territorio”, che è finalmente stato elevato a riconosciuto principio della buona politica nazionale e comunale, che vede sempre più comuni spiccare per virtuosità in tale condotta, e che vede oggi finalmente anche il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali farsi, con il Ministro Mario Catania, promotore di un decreto legge per fermare la cementificazione assurda e speculativa del paese che divora il “suolo”, un bene non rinnovabile; attesa boa di svolta per avviare una nuova politica nel paese verso la sua “decementificazione”, bonifica delle aree inquinate, restauro-ricostruzione-rinaturalizzazione e rimboschimento con piante autoctone naturali No Ogm. Tutte buone pratiche amministrative che ci si auspica sviluppi il Comune di Maglie anche forte della sua appartenenza di diritto con il suo feudo nel regionale meraviglioso Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere, cuore del basso Salento, al centro del PPTR Regionale, il nuovo virtuoso Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia, e la cui elevata importanza naturalistica è ribadita nel PTCP della Provincia di Lecce, il Piano di Coordinamento Territoriale Provinciale, che parla lungimirabilmente del Salento come di un esteso parco naturale e culturale. Un parco, che tutela un’area unica e meravigliosa, ma anche volano di finanziamenti, al pubblico e ed ai privati, ma solo per tutte queste molteplici buone pratiche sagge, etiche ed intelligenti. Per questo l’invito a sostituire l’incontinente prassi cancerogena della cementificazione, che ha già offeso e cancellato intere bellissime contrade rurali della città negli ultimi decenni e anni con tutto il loro mosaico di beni culturali ed architettonici, e che si accompagna a quella gemella metastasi della demolizione dell’antico per costruire alieni e brutti palazzi in cemento, con una politica virtuosa e ben più etica della razionalizzazione degli immobili, dell’inutilizzato immenso patrimonio immobiliare già esistente e che verte in condizioni di disuso e rovina, nel centro urbano, verso cui orientare i privati e le imprese, e indirizzare il settore edile nelle opere di restauro d’eccellenza rispettoso, per conciliare, come ben possibile, il confort della modernità con il rispetto e la valorizzazione dell’originario spirito dei luoghi e degli edifici preesistenti. Una riaffermazione della dignità dei luoghi, e quindi di tutta la Città e dei suoi abitanti, che passa dal restauro dei due beni culturali simbolo dell’incuria e di una decennale insopportabile disattenzione, due dei tanti gioielli culturali che impreziosiscono la ruralità, il Dolmen “Chianca” in contrada Poligarita, e il la Cripta laura basiliana medioevale di “Santa Maria de Mallia” in contrada Franite. Onte che si devono assolutamente cancellare con restauri totalmente ricostruttivi dei due beni e valorizzazione del loro contesto rurale! Un patrimonio megalitico e più in generale culturale e architettonico quello magliese, in assurda rovina, e che anche nell’abbandono della gentilizia Villa Casina, una “Reggia di Caserta” in feudo di Maglie, con i suoi immensi giardini unici, paesaggi ancora incantevoli, pur nella profanazione dell’assalto vandalico, e beni culturali-ambientali estesi (gradevolissima cittadina cartolina arborea di mille diversi colori in ogni stagione per chi entra a Maglie da Lecce, da tutelare massimamente), uno dei suoi maggiori simboli della disattenzione. Si deve passare da un’ epoca di auto-distruzione e auto-distrazione, di smarrimento di ciò che conta davvero, ad un’ epoca di ritrovata Dignità, che transita obbligatoriamente da queste cure e da questi restauri ormai improcrastinabili ulteriormente. Così opportuno un approccio orientato nell’amministrazione del territorio, ovunque possibile, ad un’ “ingegneria naturalistica”, che combini funzionalità e fruizione dei luoghi, ben inserti nel paesaggio, e valorizzanti il paesaggio stesso, come ci auguriamo tutti avvenga per il Lago di Fauli-San Sidero, il bacino-anfiteatro naturale, per il nuovo recapito finale delle acque pluviali cittadine, in un’ area verde di per sé già parco archeologico medioevale, per la presenza di una documentata e ricca necropoli; ma anche negli interventi che riguardano canali-rivi delle acque a vista, doline carsiche, ecc. Una virtuosità che passa dal non degradare le aree rurali impiantandovi mega-infrastrutture di servizi, sanitari, ospedalieri, sportive o commerciali, o di altro tipo, che ben possono trovare invece ubicazione in aree dismesse o veramente degradate, come sono le aree da tempo artigianali, o aree PIP mai decollate e mai del tutto occupate, ecc., in una riprogrammazione virtuosa, o sempre recuperando e riadattando l’esistente con saggezza tecnica. Così le aree rurali vanno assolutamente preservate, vietando qualsiasi ubicazione di impianti industriali o semi-industriali per la produzione di energia rinnovabile, da fonte eolica, da biomasse, o solare, rivelatisi impianti dai notevolissimi gravi impatti d’ogni genere, su paesaggio, suolo, beni culturali, uomini, flora e fauna. I pannelli fotovoltaici non vanno assolutamente ubicati nei campi, a terra, su false-serre, o sopraelevati, su bacini, e neppure ovviamente su antichi edifici, ecc. Per i parcheggi a raso, mille e mille volte più ecologici e belli gli alberi! L’ ubicazione d’elezione per i pannelli è sui tetti degli edifici recenti ed in cemento, tantissimi ed inutilizzati. Su altri tetti solo in implementazioni studiate, integrate e altamente rispettose del “Genius loci”, cosa che non è avvenuta, sgradevolissimamente e tra le polemiche, per alcuni tetti di edifici in pietra leccese del centro urbano, impianti che ancora non sono stati modificati e riprogettati e che rappresentano fonte di impatto estetico grave. Così virtuosità impone di vietare rigorosamente l’uso dei veleni diserbanti chimico-industriali in tutto l’agro magliese e non solo, su suoli pubblici e privati, a favore dello sfalcio meccanico dell’erba o tramite brucatura con erbivori, e per preservare suoli, aria e acque potabili della falda carsica dalle correlate assurde contaminazioni. Una virtuosità che passa dal riprogettare le strade statali e provinciali già passanti nel feudo come “strade parco” valorizzanti il contesto paesaggistico attraversato con alberature, verde autoctono, muretti a secco, carreggiate per il transito delle biciclette, ecc. ecc. La road-map della virtuosità non tiene naturalmente fuori l’importante tassello del mosaico magliese rappresentato dal verde pubblico, ed invita alla piantumazione nelle aree urbane di piante mediterranee, del sud Italia, ed autoctone, al posto delle esotiche, che abbisognano talvolta di maggiori cure e dalla sorte più incerta. Stigmatizza gli esecrabili ingiustificabili tagli delle belle conifere mediterranee e altri alberi, quando semplici interventi di allargamento di aiuole e rifacimenti dei manti stradali e marciapiedi ben possono correggere alterazioni naturalissime e normali causate dalle stabilizzanti radici, che prevengono del resto da dissesti idrogeologici. Così si invita a razionalizzare al minimo indispensabile le dannose potature, limitandosi alla pulizia da rami basali, o pericolosi, o di foglie e rami secchi. La città concepita come un esteso orto botanico diffuso, dove gli alberi son indicati nella loro specie da prossime targhette in legno, e dove si punta sulla biodiversità, evitando piante ibride commerciali, e minimizzando le esotiche, affinché la stessa città divulghi cultura naturalistica della flora del Meridione. L’illuminazione notturna cittadina deve privilegiare le luci dalle tonalità calde e accoglienti, e i porta lampada e lampioni non devono avere forme improbabili hi-tech, ma essere, secondo tradizione, rispettose e ben inserite nello spirito gentile, neoclassico e “liberty-floreale” della Città. Sempre in merito alle buone pratiche nell’amministrazione del territorio si è sottolineata l’importanza di preservare gli antichi tratturi di campagna mai asfaltati dall’uomo, recanti spesso persino tracce delle antiche carrarecce, come ad esempio la Via vecchia Palicella, ovvero il bel tratturo che porta da Rione Pini, alle tombe di San Sidero in contrada Dolina di Fauli, la Via vecchia dell’ Olio-Chiesetta San Donato, o anche quella di Masseria San Sidero e Masseria Casina Nova, e diverse altre mai asfaltate in feudo di Maglie, che devono restare tali. Son esse stesse beni culturali, tasselli irrinunciabili nel prezioso mosaico della ruralità, da curare invece e preservare in ogni dettaglio, per invogliare alle passeggiate a piedi nella natura, e lungo le quali non estirpare assolutamente la vegetazione, né, men che meno, utilizzare diserbanti ed altri nocivi veleni! Così nell’opera virtuosa di deasfaltamento delle strade, vie e viuzze, e piazze, del centro storico, queste vanno piastrellate recuperando laddove possibile i vecchi basoli, o altrimenti ripavimentando ma con l’uso di basoli della stessa natura litica, della medesima dimensione, sbozzatura e sagomatura, e con la medesima tessitura nel posizionamento, evitando le soluzioni approssimate e modernizzate che pure talvolta sin son osservate sgradevolmente in tali interventi di pavimentazione urbana, con esiti estetici scadenti, e tecnico-funzionali inefficienti.
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OSSERVAZIONI
Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio, della Salute e dei Diritti del Cittadino –
con sede a Maglie (Lecce)
e Forum Ambiente e Salute del Grande Salento – Rete Apartitica
23 ottobre 2012
All’ attenzione
– del Sindaco del Comune di Maglie
– dei Consiglieri ed Assessori tutti del Comune di Maglie
– degli Uffici e Commissioni competenti del Comune di Maglie
All’ attenzione
– della Regione Puglia – del suo Presidente
– dell’ Assessorato all’Assetto del Territorio della Regione Puglia – Assessore Prof. Arch. Angela Barbanente
All’ attenzione
– della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Archeologici e Culturali di Puglia nelle sue sedi di Bari, Taranto e Lecce.
OGGETTO: osservazioni in merito all’adozione di variante al PRG (Piano Regolatore Generale) del Comune di Maglie, oggetto di discussione e deliberazione, punto 4 dell’ O.d.G. nel Consiglio Comunale del 20 settembre 2012. Messa in evidenza dei gravi rischi che tali varianti comporterebbero ai danni dei beni architettonici e paesaggistici della Città. Indicazione dettagliata delle modifiche da apportare, e delle politiche virtuose da perseguire.
PREMESSA
Sollecitati e venuti a conoscenza delle proposte di variante al PRG di Maglie, tramite la polemica infiammata sulla stampa, esprimiamo qui tutta la nostra preoccupazione per le spiacevoli conseguenze che queste varianti determinerebbero se adottate, nella forma in cui sono state deformate nel loro assetto ultimo raggiunto in Consiglio comunale, e invitiamo ad una loro saggia modifica, attraverso il recepimento e formalizzazione e attuazione normativa delle indicazioni e osservazioni di seguito riportate, che puntualizzano quelli che si devono ritenere, e che sono nei fatti, assodati principi, indirizzi, e regole di buona prassi amministrativa, socialmente e culturalmente acquisiti. Aspetti che, poiché necessario ora in questa sede ribadire, sottolineano proprio e fortemente i rischi di incoerenza amministrativa, che le attuali ipotesti di varianti al PRG, qui discusse, comporterebbero, poiché orientate, incoerentemente, in verso contrario; una contraddizione amministrativa e storico-culturale, motivo per cui tanto scalpore, non a caso, tali ipotesi di variante hanno suscitato in queste settimane nella città e sui mezzi di informazione e discussione, cartacei e internet, a difesa del paesaggio urbano e rurale cittadino.
La coerenza che tali ipotesi di variante violano, è con gli impegni assunti dalle precedenti amministrazioni, nonché dall’attuale, in merito alla prescrizione all’uso della locale “pietra leccese”, nel centro storico di Maglie, zona A, come in tutte le sue zone B (proprio per le peculiarità che gli edifici delle zone B hanno in tal senso – e forse quelle aree, più che B, per tali motivi e peculiarità storiche ed estetico-architettoniche, sarebbero già dovute farsi rientrare nella zona A!), nelle facciate degli edifici; prescrizioni importanti e virtuose queste che sono state oggetto di delibere d’indirizzo passate, persino, all’unanimità; si tratta di recenti atti amministrativi che datano 2003 e 2008, e che ora nel momento di loro consolidazione amministrativa e normativa, in seno al PRG, si cerca invece esecrabilmente di cancellare, con poco sostenibili motivazioni, ad esempio inerenti la volontà di venire incontro alle persone meno abbienti. Eventuali problematiche di tipo economico in tal senso per i privati, devono vedere l’amministrazione attenta a conciliare queste difficoltà, con la tutela del “paesaggio quotidiano” che è un bene di tutti e della comunità, presupposto della qualità di vita dei cittadini tutti, e della conservazione dell’identità culturale e territoriale del paese, un patrimonio popolare condiviso da tutti i cittadini e che deve essere trasmesso nella sua integrità. Tutto questo, intercettando finanziamenti a supporto degli interventi più virtuosi e favorendo protocolli anche con le ditte interessate operanti sul territorio, per l’abbattimento dei costi in più, derivanti al cittadino, dall’ottemperamento alle prescrizioni necessarie.
La coerenza che si sta rischiando di violare con queste varianti è quella in merito al mantenimento degli stili architettonici propri del Genius loci consolidato della Città, e stratificati nei secoli; e così la coerenza con la giusta esaltazione, da parte dei nostri amministratori, del nostro bel centro urbano, costruito in tipica pietra leccese, e non a caso divenuto set d’elezione per pellicole cinematografiche della tv nazionale, la Rai, e non solo, persino per pellicole di film storici in costume.
E così la coerenza con la giusta importanza assegnata, tanto al recupero del paesaggio urbano tipico, quanto anche alla massima tutela del Genius loci storico-naturale delle aree rurali, con il restauro dei loro diffusi beni culturali, dolmen, menhir, cripte e masserie, aree archeologiche con necropoli dall’età protostorica sino a quella medioevale, giacimenti fossili paleontologici (e paletnologici) con faune terrestri del Quaternario, e marine del Miocene, uniche e preziosissime, il mosaico delle testimonianze della civiltà contadina, ecc.
La coerenza con l’esaltazione dell’importanza dell’architettura e della cultura della “pietra” (pietra a secco e non), del Barocco Leccese in pietra leccese appunto (anche detta pietra di Cursi), di cui Maglie è uno dei centri più importanti, insieme a Lecce, Nardò e Galatina, ecc., ecc., per la cura e valorizzazione dei quali potremmo allegare decine di articoli e riferimenti a convegni, con precise dichiarazioni in tal senso anche dei nostri attuali amministratori, oltre che delle passate recenti amministrazioni, comunque in continuità politico-amministrativa con la odierna.
E ancora, varianti che negano coerenza con la politica e la sensibilità ecologista nazionale, che vede la crescita sempre più dilagante, e ad ogni livello, del trasversale movimento per lo Stop al Consumo di Territorio, e contro la sua cementificazione, e che in questi giorni vede protagonista l’illuminato Ministro Mario Catania, Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, per la presentazione di un decreto legge volto a fermare la cementificazione delle aree rurali, ed invertire la rotta con una politica finalmente di decementificazione.
Inconcepibile dunque che tutto questo back-ground, e lavoro fatto anche di denari pubblici, si rischia, oggi nei fatti palesi, di spazzare via con degli emendamenti, e incoerenti deliberazioni assunte in Consiglio Comunale.
PERTANTO
Opportuno pertanto recepire ora in seno agli atti in discussione, e più in generale nella quotidiana pratica amministrativa, le osservazioni qui dettagliate a urgente modifica delle proposte di varianti al PRG (Piano Regolatore Generale) del Comune di Maglie. Indicazione dettagliata delle modifiche da apportare, e delle politiche virtuose da perseguire.
Esposizione strutturata in 15 punti
1) Opportuno comunque in tutta la zona B estendere l’uso obbligatorio della “pietra leccese” nei prospetti di nuovi edifici costruiti ex-novo integralmente, o laddove non possibile, in rivestimento rigorosamente sempre in pietra leccese. Divieto di utilizzazione di non-soluzioni surrogato come vernici, o intonaci di color simil-pietra. Si deve poter consentire invece per inserti, fregi, colonnine, balaustre, ecc., anche l’uso delle altre pietre salentine, come il carparo, o la pietra di Soleto, ecc. Particolare cura però deve essere anche posta alle superfici che non danno su strada, ma verso altre abitazione vicine, o verso giardini interni negli isolati, (su cui talvolta affacciano anche diverse abitazione). Per tali ulteriori superfici non di prospetto, opportuno prescrivere, in assenza dell’uso di pietra leccese, o suoi rivestimenti, l’uso dell’intonaco bianco-calce, tipico della tradizione salentina, e che pure si ritrova nei centri storici, importante anche esteticamente per la sua solarità e piacevole effetto luminoso del bianco di calce, e/o l’uso della pietra “carparo”, o “tufo” locale, a vista, o in rivestimenti. Consentibili, ovviamente, coperture in tipiche “chianche” in pietra leccese. Ma anche l’uso combinato del legno, e di rivestimenti in tettoia a travi lignee con tegole della tipologia “coppi-imbrici” che sono tipiche tanto dei nostri centri storici salentini, quanto della ruralità. Così, anche da promuovere e prescrivere l’uso del decorativo artistico ferro battuto o comunque decorato, al posto degli sgradevoli profilati di alluminio per ringhiere, lampioncini, insegne (per le quali da suggerire e favorire anche l’uso del legno, o degli inserti di mosaico, o maioliche, o bassorilievo, ecc.).
2) Per quanti realizzano sopraelevazione o comunque consentiti ampliamenti di edifici già in pietra leccese, in zona B, in tal caso, oltre a dover mantenere l’uso della pietra leccese, è necessario che sia vincolante il mantenimento nei blocchi di edificio aggiunti degli stili architettonici presenti nella parte basale e comunque preesistente. Non possiamo avere una città di palazzi arlecchino!
3) Così lo stile architettonico tipico, neoclassico, o liberty, o più genericamente con forme e linee eleganti, cosiddette “gentili”, che connota per la più parte le zone B del centro abitato di Maglie, deve essere rispettato e ripreso rigorosamente da ogni nuova costruzione, e deve questo aspetto divenire parametro fondamentale di valutazione dei progetti per la concessione di autorizzazioni edilizie. Opportuna una scrupolosa vigilanza in tal senso da parte delle commissioni e tecnici comunali competenti nella valutazione delle richieste autorizzative e dei correlati progetti, prima del rilascio di autorizzazioni, nonché pertanto opportuna anche una loro formazione culturale, da costruire in tal senso con opportuni corsi formativi se assente, o carente.
4) Si deve stigmatizzare anche il tentativo di portare a12 metril’altezza massima consentibile per le sopraelevazioni di edifici in zona B, e persino in aree prossime al centro storico. Il rischio da evitare è una snaturazione claustrofobica della fisiologia del centro abitato magliese, che predilige case basse. Per cui si chiede di abbassare almeno a10 metri, come massimo consentibile, le sopraelevazioni autorizzabili, e di portare tale limite a10 metri, ovviamente, anche per quanti dovessero costruire edifici ex-novo, magari anche al posto di preesistenti edifici demoliti. E’ fondamentale non privare la città della sua solarità e ariosità che sono inversamente proporzionali proprio all’altezza degli edifici dal piano stradale. Pur fissato tale limite massimo invalicabile, caso per caso deve essere poi vagliato, prima di ogni autorizzazione, in termini di interferenza paesaggistica con il contesto circostante di beni ed esigenze pubbliche e private.
5) Negli ultimi anni la città sta subendo in zona B delle vere e proprie offese connesse alla distruzione-demolizione di buoni e belli edifici in pietra leccese per lasciar posto a condomini dalle orrifiche forme aliene cubiste e senza storia, assolutamente commerciali, in cemento e vetro. Un male paesaggistico che deve essere fermato. Innanzitutto è opportuno imporre quel rispetto degli stili tradizionali tipici delle zone B, cui sopra si è già trattato (punti 2 e 3). In secondo luogo si deve vietare l’abbattimento di edifici in pietra leccese in zona B, per i quali devono poter essere consentite, al più, solo sopraelevazioni, e non eccessive (punto 4). Per questi edifici va favorito il restauro, e vietata la demolizione assolutamente. Non si possono più permettere i crimini ai danni del nostro patrimonio culturale e architettonico di edifici in pietra leccese, che si sono compiuti in questi ultimi anni in zona B, nel più pubblico sdegno. Così per le demolizioni di edifici in cemento armato, tecnica costruttiva deperibile e ben poco restaurabile, inoltre anche di scarso valore estetico, i nuovi edifici costruiti al loro posto devono rispettare i dettami estetici e di materiali sopra prescritti (punto 3), né poi portare alla demolizione e cementificazione degli eventuali importanti spazi verdi privati preesistenti nelle adiacenze (punto 6), né ad altezza dei nuovi edifici superiori a quelle sopra prescritte (punto 4).
6) Tutela massima delle aree verdi, (di ville gentilizie, giardini, parchi verdi, e addirittura ancora vere e proprie aree agricole, campi agricoli con orti, seminativi, agrumeti e frutteti, con ancora preservate e presenti antiche cultivar da studiare, salvare e ripropagare, e persino boschi), private (o pubbliche che siano) rimaste inglobate nel centro storico, come nella zona B. Si tratta di aree ad oggi fortunatamente presenti, ed elementi di pregio e di vanto per la città, polmoni verdi da vincolare e comunque tutelare, scrigni culturali della civiltà contadina, come del gusto del passato, e dela biodiversità di notevole valore naturale, artistico e/o storico, importanti anche per una ragione di garanzia idro-geologica, poiché aree ancora permeabili all’acqua piovana in una città altamente piastrellata, cementificata ed asfaltata, resa, pertanto, impermeabile ed esposta perciò sempre più ad un serio rischio idrogeologico. Una città, quella di Maglie, già di per sé classificata come ad elevato rischio idro-geologico per le alluvioni, e proprio nelle sue parti interne, zone A e B. Sono queste aree verdi anche spesso aree non edificate, né piastrellate o asfaltate, nelle quali sono presenti doline carsiche ed inghiottitoi molto importanti per smaltire naturalmente le acque piovane nella maniera più rapida e naturale possibile. E’ inaccettabile che su queste aree di pregio, qualcuno possa ancora pensare di farne fallimentari parcheggi, come accaduto, o condomini di cemento come anche accaduto in zona B nelle adiacenze del centro storico recentissimamente, o cancellarle per farne garage, o altri edifici per abitazioni, o altro uso! Come negli spiacevoli casi cui si è assistito recentemente, persino con realizzazione di edifici in cemento dalle sgradevolissime e disgustose linee, offensive dell’architettura tipica e tradizionale della Città ed aliene al suo spirito! Una pratica amministrativa incoerente nei fatti nella gestione del territorio e che non può avere in questi gravi casi scusanti, poiché un danno all’estetica del paesaggio è un danno grave ai danni di tutti gli abitanti, tanto di chi usufruirà degli immobili, tanto di tutti gli altri; cui in questi casi si deve aggiungere il rischio idrogeologico incrementato che mette a repentaglio l’incolumità di cose e soprattutto delle persone. Il paesaggio è un bene vissuto quotidianamente e collettivo come pochi, e non a caso la sua gestione è affidata ed è compito doveroso e responsabile delle pubbliche amministrazioni, non lasciata all’estro o alle libere esigenze economiche dei privati, ditte e committenti.
7) Nelle aree rurali e peri-urbane, nella costruzione dei muri di cinta, prescrivere scrupolosamente la costruzione, o restauro-ricostruzione se già presenti, o sostituzione se in blocchi di cemento, di muri in pietra a secco, nel rispetto della tipicità delle contrade rurali magliesi, e del suo hinterland. Muretti a secco quanto più integrali possibile (ovvero senza l’uso di cemento), nelle varie tipologie architettoniche della tradizione, e pietra locale salentina. Prescrizione da non estendersi ai muri in mattoni interamente lapidei che vengono restaurati o rifatti, e che non adoperano appunto cemento, né intonaci e colorazioni improbabili. Prescrivere l’uso di staccionate lignee, alle anacronistiche staccionate in metallo o cemento, per un corretto rispetto e adeguamento al Genius loci della ruralità del feudo magliese. Tanto, muri in cemento, in cemento espanso, in mattoni forati, o addirittura anche recinzioni in prefabbricati di cemento, così come assurdi intonaci, hanno offeso le stradine di campagna della città, e dunque il paesaggio rurale, portando una sgradevolezza che si riverbera sugli stessi proprietari, oltre che su tutta la comunità e sui turisti che amano e visitano il Salento, proprio per le sue peculiarità estetico-paesaggistiche che non possiamo continuare ad oltraggiare in questo modo. Per cui si invita anche l’amministrazione ad interfacciarsi con la Regione Puglia per la formulazione di bandi ad hoc, e campagne di ausilio, e consiglio, e dove possibile incentivazione, per decementificare e liberare le proprietà private rurali dal cemento, e riportare la bellezza senza tempo del muretto a secco, a favore anche di un sano indotto economico, di un’edilizia virtuosa, finalmente, risviluppata nel territorio, anche coinvolgendo i tanti giovani che hanno seguito i virtuosi corsi di architettura a secco organizzati dalle nostre istituzioni territoriali. Intereventi questi e politiche di risanamento della ruralità, la cui importanza è da porre al pari ed al fianco degli interventi di bonifica delle stradine e campagne da rifiuti e discariche abusive che minacciano il decoro e la sanità del paesaggio.
8) Nelle aree rurali e peri-urbane le eventuali nuove costruzioni, devono rispettare l’uso dei materiali locali lapidei, nonché delle architetture tipiche della ruralità, quelle delle ville gentilizie, o delle masserie, o delle costruzioni a secco, a tetto nelle tipiche volte leccesi, a volta a botte (“lamia”), o con spioventi a tegole (coppi ed imbrici), a cupola, o falsa cupola (tipologia a tholos – “trullo”), etc. Così nella ricostruzione di dirute nel tempo, o restauro di costruzioni coloniche, o meno, preesistenti, queste operazioni devono essere fatte nella scrupolosa riproposizione di materiali, colori, intonaci in calce, e stili preesistenti e comunque coerenti al Genius loci del territorio. Così come nelle zone B, anche nelle aree rurali, e non solo, è necessario vietare assolutamente la logica dell’abbattimento di edifici in pietra preesistenti, (anche se in pietra a secco, e/o di limitatissime dimensioni), ma su questi occorre intervenire con loro restauro-ricostruzione riprendendone le caratteristiche peculiari ed al più ampliandoli, (secondo i dettami del punto 2), mantenendone, forme, colori, stili e materiali.
9) In coerenza con i sopra citati orientamenti per lo Stop al Consumo del Territorio, a favore della ruralità e contro la cementificazione, che vedono schierata compatta l’intellighenzia nazionale e il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, chiediamo che non si proceda assolutamente alla modifica dei parametri per l’edificabilità nelle zone rurali, come proposto invece nelle ipotesi di variante al PRG qui oggetto di disamina e critica costruttiva, ma, anzi, si rivedano gli attuali parametri rendendoli ancora più tutelanti per le aree agricole, a loro protezione dall’avanzata del cemento e delle ruspe, alla luce anche dell’importanza che i suoli svolgono per gli assetti idrogeologici, sanitari di compostaggio naturale, per la biodiversità naturale e domestica, per le produzioni alimentari, ecc., e non ultimo per il riavvio di politiche di riforestazione del territorio magliese, con piante autoctone del sud Italia naturali, e ovviamente No OGM, in coerenza anche con l’istituzione del regionale Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere, nel cuore del basso Salento che vede rientrante a diritto anche la Città di Maglie con il suo feudo. Politiche di riforestazione pubblica e privata, che è nostra premura, il Comune di Maglie sposi, promuova ed incentivi insieme alla Provincia di Lecce e la Regione Puglia. Sconcertano in merito al punto della proposta di variante al PRG qui discussa, le giustamente critiche dichiarazioni di voto del consigliere Antonio Giannuzzi durante il Consiglio comunale del 20 settembre 2012 dalle quali estraiamo i seguenti passi: (…) “in spregio alle disposizioni del CURR si ritiene di modificare la struttura e le stesse caratteristiche della zona E, zona agricola, dove non si parla più di lotto minimo di10.000 metriquadri, né di superficie massima di accorpamento di20.000 metriquadri, anzi, non si specifica affatto, e non si parla nemmeno di addetti ai lavori, cioè quelli che possono costruire perché addetti al settore agricolo comporterà sicuramente uno sfruttamento, una edificazione al di là delle aspettative, al di là di quanto aveva previsto il Piano Regolatore.” (…) “cambiare una delibera di Piano Regolatore per inserire l’edificabilità nelle zone agricole in aree inferiori ai10.000 metrifino a5.000 metriritornando a situazioni preistoriche mi sembra proprio che non possa essere accettato.” Dichiarazioni che ben descrivono l’assurdità e contraddizione profonda delle attuali proposte di variante al PRG motivo per cui chiediamo che assolutamente non solo vengano rigettate tali ipotesi di modifica, ma anzi appunto si introducano vincoli più stringenti volti a minimizzare lo sfregio edilizio nelle campagne; anche alla luce della palese incontinenza edilizia che ha sfigurato e cancellato intere contrade rurali di pregio negli ultimi anni, quali in ultimo quelle della Poligarita, dopo i danni inflitti alle contrade Franite, Calamauri, Palicella, Cciancule, etc., sventrate e seppellite dal cemento di un’espansione edilizia assolutamente sproporzionata. Né mancano nelle aree rurali abituri, case coloniche, casali e masserie che attendono e ben possono essere restaurati nel rispetto del locale Genius loci, senza bisogno di espandere anche nella ruralità la foga cementificante che già tanti danni ha causato nelle aree di periferia, (e fino a pochi anni or sono, ancora di florida ubertosa ricca e bella campagna).
10) Le sopra riportate prescrizioni devono sposarsi ad una politica del restauro e della ricostruzione, non della mera demolizione del preesistente e riutilizzo della superficie per la costruzione di un nuovo del tutto avulso al passato e al contesto, come, ahinoi, spiacevolmente già vistosi negli ultimi anni anche purtroppo a Maglie. Una condotta insavia che deve cessare rigorosamente. Vi sono anche nel centro storico, come nella zona B, decine e decine di abitazioni inutilizzate, chiuse da anni, talune in rovina, un patrimonio immobiliare immenso da censire, razionalizzare, fare tornare a dignitosa vita, per il benessere dell’intera Città, ma anche del settore edile che deve riconvertirsi, e lo sta già facendo, passando dalla viziosa speculazione del cemento e della devastazione, verso l’etica virtuosa del restauro. Non solo, ma anche individuando aree degradate e cementificate, che devono essere decementificate, bonificate dagli inquinanti, rinaturalizzate, restaurate paesaggisticamente e quindi tornare alla vita, all’agricoltura, e/o divenire parchi verdi rimboschiti. Politiche virtuose queste nella gestione del territorio urbano e rurale per cui è divenuto famoso in tutta Italia il caso del Comune di Cassinetta di Lugagnano in provincia di Milano, nel Parco naturale del Ticino. Vi sono comuni che stanno dando in tal senso il buon esempio all’intera Nazione, i cui sindaci hanno detto Stop al Consumo del Territorio (un Bene Comune purtroppo non rinnovabile); sindaci che hanno vietato le nuove edificazioni su suoli vergini, e favorito la politica e l’economia del restauro e del recupero, riadattando il preesistente alle esigenze e al confort della modernità proprio nel rispetto massimo del territorio e del suo Genius loci. Lo stesso, e meglio, deve fare Maglie, dando un esempio ancor più virtuoso da emulare, capitalizzando anche il nascente Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere, anche per la possibilità ad esso connessa di intercettare finanziamenti pubblici volti alle buone pratiche amministrative, nella filosofia qui esposta, e con aiuti e vantaggi per i privati, che nel momento in cui intervengono nella loro dimensione privata, in situazioni in cui il loro manufatto è dall’esterno visibile a tutti, stanno comunque agendo sul paesaggio e su un Bene comunque collettivo!
11) Sempre in merito alle buone pratiche nell’amministrazione del territorio sottolineiamo l’importanza di avviare al più presto di concerto con la Soprintendenza ai Beni Culturali Archeologici ed Architettonici, le operazioni di restauro-ricostruzione del grande Dolmen Chianca di località Poligarita, monumento protostorico megalitico tra i più grandi ed importanti di Puglia, ormai a terra da troppi anni! Da restaurare attraverso la raccolta preliminare della ricca documentazione fotografica e di rilievi in letteratura e presso gli archivi dei cultori locali, con ricostruzione anche del menhir informe a lui prossimo, ed oggi scomparso, e studio dei prossimi insediamenti capannicoli sempre documentati in letteratura. Un intervento che porti a valorizzare tutta la particella in cui insiste il megalite, con i suoi suoli archeologici e banchi di roccia affiorante, e con gli importanti alti muretti a secco, che lo schermano dagli edifici della Città, giunta in Via Einaudi assurdamente ai suoi confini, e pertanto forse persino danneggiando strati archeologici di epoca protostorica correlati al Dolmen, e lì in quella contrada documentati dagli studiosi locali nei decenni passati. Un intervento di ricostruzione del Dolmen e di creazione di un’ area di rispetto senza assolutamente l’uso di cemento; non si dovrebbe neppure dire, ma tanti scempi nel territorio suggeriscono prevenzione! Con attenzione e cura a tutto il cono visuale rurale che per almeno 90° gradi e più, ancora dal Dolmen si gode, con vista su un bosco di lecci, seminativi e delle pinete. Un primo intervento di tutela del bene culturale e paesaggistico del Dolmen, il cui inserimento nella ruralità è fondamentale e valore aggiunto da preservare massimamente; per avviare da qui il recupero di tutto il ricco patrimonio di megaliti, dolmen, menhir e tumuli “specchie”, della città. Beni Culturali di cui alla voce “Maglie” si legge su Wikipedia, la più grande enciclopedia online del mondo.
12) Così tra le massime urgenze, il restauro della cripta di “Santa Maria de Mallia” (una laura basiliana medioevale – insediamento monastico dall’VIII al IX sec. d. C.), in località Franite – Cciancule, (vedi approfondimento in link: http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Rinascenza%20Salentina/1941/fascicoli%201/Una%20Laura%20Basiliana.pdf ), anch’essa, come il Dolmen Chianca, indicata su Wikipedia tra i principali monumenti di Maglie, e purtroppo oggetto di vandalica profanazione, e in attesa da troppi anni di restauro; un restauro volto alla ricostruzione della sua volta semi-abbattuta. Un luogo di culto che deve tornare al culto dei fedeli, dove ispirarsi alla originaria tradizione greco-bizantina nei restauri, e che deve tornare alla piacevole fruizione come Bene culturale di rilievo, con creazione sempre di adeguata area di rispetto con l’uso dell’architettura a secco, del legno, e assolutamente non del cemento.
Quegli interventi che nel centro urbano di Maglie hanno visto l’uso del legno, come ad esempio le panchine in simil-ferro battuto e legno su Villa Tamborino, che han sostituito le brutte precedenti panchine in lisce barre di ferro, o l’intervento di pavimentazione in mattonelle ruvide in pietra e non cementificate tra loro, della triangolare villetta posta all’incrocio tra Via Mazzini e Via Muro, sono seppur minuti, due interventi d’eccellenza e di notevole risultato estetico, che mostrano le potenzialità raggiungibili se si pone cura profonda e amore nell’amministrazione del territorio, non tralasciando alcun dettaglio. Sono spesso i dettagli che fanno le differenze.
Siamo certi che per questi interventi di doverosa salvaguardia dei nostri più preziosi beni culturali della ruralità, se si vorrà, non si avranno difficoltà nel reperimento di professionalità, competenze e finanziamenti pubblici e/o privati.
13) Opportuno un approccio orientato nell’amministrazione del territorio, ovunque possibile ad un’ “ingegneria naturalistica”, che combini funzionalità e fruizione dei luoghi, ben inserti nel paesaggio, e valorizzanti il paesaggio stesso, come ci auguriamo tutti avvenga per il Lago di Fauli-San Sidero, nuovo recapito finale delle acque pluviali cittadine, in un’ area verde di per sé già parco archeologico medioevale, per la presenza di una documentata e ricca necropoli. Ma un approccio all’ingegneria naturalistica, (che usa materiali e forme locali, architetture della tradizione, piante autoctone, approcci paesaggistici), da perseguire sempre laddove possibile, come per esempio, negli interventi sui rivi-canali campestri e sulle doline carsiche, luoghi spettacolari delle acque e ricchi sotto ogni aspetto, geositi dalla ricca biodiversità, ma che sono stati spesso violentati dal cemento e da discariche d’ogni tipo, ma che oggi si deve bonificare, decementificare e rinaturalizzare, anche nelle forme, infrastrutturare ma solo minimalisticamente con ingegneria naturalistica per tornare fruibili al pubblico in tutta sicurezza, per godere dello spettacolo delle acque che in esse scendono a cascata nelle viscere della terra alimentando le acque della falda profonda.
14) Verde pubblico. Il paesaggio urbano magliese, ha assistito negli ultimi mesi alla totale scomparsa delle numerosissime Phoenix canariensis, le Palme delle Canarie che tanto improntavano il paesaggio cittadino, poiché piantate ovunque in numerosissimi esemplari. La parassitosi dell’alloctono coleottero chiamato Punteruolo rosso, le ha praticamente cancellate. Ma ha cancellato una specie, la Palma delle Canarie, anch’essa alloctona! Una lezione da imparare. Anche le autoctone Querce di Leccio della zona di Maglie hanno subito delle naturalissime parassitosi negli ultimi anni, eventi però normali, (sebbene talvolta possono apparire pesanti), come per tutte le piante, sui quali occorre non drammatizzare, né lanciarsi in dubbie, e spesso nocive, inutili e dispendiose campagne fito-sanitarie, e infatti le parassitosi a carico delle piante autoctone, non ne hanno cancellato le specie, (che passata naturalmente la parassitosi si riavviano ad un ripresa vegetativa), come invece accaduto per le alloctone Palme della Canarie. Da qui l’invito a piantumare piante autoctone quanto più possibile nel verde urbano, (ma anche privato), o comunque piante mediterranee, o comunque autoctone nel sud Italia, tanto di aree costiere, quanto appenniniche. Notevoli sono le potenzialità arboree magliesi, come mostrano i nostri grandi floridi e profumatissimi monumentali Tigli della Stazione, complice anche la maggiore piovosità che connota proprio l’area magliese più di tante altre aree dello stesso Salento. Così nel caso delle palme, sconsigliamo vivamente di piantare palme esotiche, mentre ben più saggio piantare le due nostre tipiche palme mediterranee. Tra queste la Palma da datteri, (Phoenix dactylifera), piantata con continuità, come si è scoperto, almeno sin da epoca messapica nel Salento, e la Palma nana (Chamaerops humilis) tipica e autoctona del sud Italia, due specie di palme che hanno subito molti meno danni dal Punteruolo rosso, anche nella stessa Città di Maglie, rispetto alle esotiche Palme delle Canarie. Così invitiamo e chiediamo che si ponga fine all’ingiusto vilipendio cui son state esecrabilmente sottoposte le nostre bellissime e profumate conifere mediterranee e autoctone salentine da tempi immemori, come il Pino d’Aleppo (Pinus halepensis), il Pino domestico (Pinus pinea), ma anche il Pino marittimo (Pinus pinaster), e il Cipresso mediterraneo (Cupressus sempervirens, nelle varietà pyramidalis e horizontalis); alberi tagliati, nello sconcerto degli abitanti e mille giuste proteste e contestazioni, senza nessun vero motivo sostenibile, talvolta per normalissime e minime alterazioni da radici a strade e marciapiedi, normali per ogni albero, e riparabilissime con minime spese preservando gli alberi già stabilizzati e cresciuti, e con rifacimento di pavimentazioni ed allargamento delle aiuole, invece…! Sono specie resistentissime e che non abbisognano di cure, né irrigazione artificiale nei nostri climi, che bisogna tornare a piantare assolutamente, insieme alle querce delle tante specie di Puglia, a corbezzoli, carrubi, ecc., anche nella piantumazione degli alberi cui il Comune deve impegnarsi per legge, con piantumazione di un albero per ogni nato ogni anno. Così invitiamo a piantare invece dei Platani ibridi (Platanus x acerifolia, ibrido tra P. occidentalis e P. orientalis), oggi diffusi dai vivaisti nelle nostre città, gli originali Platani orientali in purezza (Platanus orientalis), originari del sud Italia, immancabili un tempo nei cortili e nelle piazze per la loro pregevole ombra, (anche a Maglie), e diffusi infatti anche nella vicina regione Balcanica, sotto cui solevano insegnare i filosofi e scienziati greci, tanto che “degno dei Platani” era detto un discorso che oggi si direbbe “degno delle cattedre”; un Platano, l’orientale, di maggiore pregio estetico e valore culturale ed ambientale del Platano ibrido alloctono. Ma per tutto questo serve lungimiranza, e soprattutto la capacità di chiedere con precisione ai vivaisti che cosa si vuole, servirsi di vivaisti onesti e competenti, ed eventualmente anche del consiglio e supporto della Forestale, per evitare di ritrovarsi poi la nostra città disseminata, di improbabili piante di poche specie e poi tutte esotiche ed alloctone, o ibride-commerciali, come oggi sta avvenendo. Gli spazi urbani verdi devono essere concepiti anche come veri e propri orti botanici di valore anche culturale e naturalistico, con le piante non solo meri decori, ma esseri viventi con una loro rispettata dignità, indicati da targhette prossime con iscritto il nome e curiosità sulla specie, e dove si punti anche sulla varietà arborea, sulla biodiversità, spaziando appunto tra le numerose specie del nostro sud Italia. Piante che non si può continuare a violentare con potature meschine, talvolta capitozzature fatte da incompetenti o solo per procacciarsi legno da vendere. Le potature devono essere eventi eccezionali, per speciali ragioni di sicurezza; in generale occorre limitarsi a pulire le piante dei rami secchi e più basali, delle foglie morte, e deve essere fatto divieto di potature ulteriori, soprattutto poi alle conifere che non sopportano assolutamente la potatura che le uccide e sfigura, indelebilmente, pur apparentemente lasciandole in flebile vita. Invitando i cittadini poi ad utilizzare come albero di Natale, un vivo albero d’una specie arborea del sud Italia da acquistare in vaso, da poter poi ripiantumare dopo le feste natalizie, e magari indicando e predisponendo delle aree a tal fine ogni anno, l’Amministrazione potrebbe già, abbattendo i costi, coinvolgere i cittadini in una opera virtuosissima di collettivo socializzante rimboschimento del territorio.
15) Sempre in merito alle buone pratiche nell’amministrazione del territorio sottolineiamo qui l’importanza di preservare gli antichi tratturi di campagna mai asfaltati dall’uomo, recanti spesso persino tracce delle antiche carrarecce, come ad esempio la via vecchia Palicella, ovvero il bel tratturo che porta da Rione Pini, alle tombe di San Sidero in contrada Dolina di Fauli, o ad esempio la Via Vecchia dell’ Olio-Chiesetta San Donato. Strade come queste e come quelle di Masseria San Sidero e Masseria Casina Nova, e diverse altre mai asfaltate in feudo di Maglie, che devono restare tali. Son esse stesse beni culturali! Simili tratturi son Beni Culturali da includere nella Carta Archeologica di Maglie! Sul giornale settimanale locale BelPaese, nel numero del 14.7.2012, si leggeva in un articolo di lavori di sistemazione delle strade di campagna di Maglie. Il titolo “restyling delle antiche strade rurali”, in cui si parlava di operazioni di fresatura, che se applicate su tratturi mai asfaltati vorrebbe dire distruggere i segni scavati dal passaggio dei carri nei secoli sui banchi di roccia affiorante, e mettervi asfalto.
Ecco perché l’importanza delle premure a difesa di tutti i tratturi cittadini esposto in questo punto. Occorre assolutamente rivedere l’approccio industrialista omologante con cui ci si è approcciati qui ad esempio al discorso strade rurali. Dunque, se proprio si vuole intervenire sulle strade vicinali, sia solo per rifare tutti i manti di asfalto ma solo appunto rifare, solo appunto se già esistenti, togliendoli e rifacendoli nuovi sulle vie vicinali, ma categoricamente si devono tenere fuori da questi interventi tutti i tratti originari mai asfaltati, né danneggiati con la fresatura! Ma l’optimum amministrativo da perseguire è quello di orientarsi verso il virtuoso “modello Montefeltro” delle strade deasfaltate e in terra bianca, vera azione di cura del nostro paesaggio rurale del nostro Salento. Chiediamo ovunque piantumazioni arboree di alberi autoctoni lungo le strade di campagna salentine come dunque per quelle del feudo di Maglie, invece abbiamo letto su BelPaese nel citato articolo: i lavori mirano poi anche ad “azioni di potatura di siepi e cespugli”, praticamente una loro mera decespugliazione; un senso solo avrebbe la potatura se fatta con l’intento di dare agli arbusti presenti portamento più arboreo, ma non sembra certo questo il caso! E che per il verde non si abbia un occhio di riguardo, anzi, lo si disprezzi, lo si capisce da quanto si legge oltre nell’articolo citato: “intervento fitosanitario con atomizzatore”, praticamente vien da tradurre, sperando di aver mal compreso, “nebulizzazione di veleno diserbante sulle strade di campagna”, sparso dal comune con finanziamento pubblico, per far fuori l’innocua vegetazione spontanea variopinta!! Soldi pubblici spesi per avvelenare inutilmente l’ecosistema e per la contaminazione di suoli e acque potabili della falda carsica. Molto più saggio sarebbe impiegare i soldi pubblici dei correlati finanziamenti richiesti per questi lavori, perché qualche operaio decespugliasse meccanicamente, o meglio ancora per comprare e fare gestire degli Asini Apuli di Martina Franca, o della Capre ioniche salentine, o delle Capre selvatiche della razza dell’Isola di Montecristo, per mantenere l’erba rasata, e che darebbero risalto estetico vero alla campagna e al nostro paesaggio rurale e naturale! Ma inammissibile avvelenare le stradine di campagne e connessi vicini poderi dove i cittadini devono avere il diritto di non essere avvelenati dagli enti pubblici con soldi pubblici per di più, e di magari anche coltivarci biologico, cosa che un simile prossimo trattamento altamente contaminante impedisce. Inoltre sarebbe altamente diseducativo se in un’epoca in cui dobbiamo scoraggiare all’uso dei pesticidi e soprattutto dei diserbanti chimici industriali di sintesi, un tale cattivo esempio venisse dato dall’amministrazione. Parliamo ovunque nel Salento, cittadini, studiosi, cultori e paesaggisti di muretti a secco da rifare e restaurare senza cemento, restauro del paesaggio agricolo, e invece in quell’articolo si sentiva puntare sull’asfalto e sui diserbanti nocivi, come priorità per la campagna, per investire, in un modo così poco virtuoso, quei soldi della Comunità Europea. Si palesava in quell’articolo, che tanta preoccupazione ha suscitato, un approccio poco rispettoso alla Natura e al bello, mentre abbiamo bisogno di soluzioni tecniche e amministrative capaci di capire come davvero poter migliorare il nostro territorio abbinando rispetto-restauro del Genius loci storico-naturale e funzionalità. Con tutti quei finanziamenti comunitari, quanto si potrebbe fare davvero di virtuoso … vorremmo presto sentire dire dai nostri amministratori, e leggere sotto il titolo “restyling delle antiche strade rurali”, “pianteremo Pini domestici (Pinus pinea), già d’una certa altezza, lungo …questa… e …quella… strada per chilometri e stiamo già ascoltando i proprietari dei terreni lambiti per sapere se acconsentiranno alle piantumazioni, lungo …quell’altra… strada abbiamo optato per le alberature a Leccio (Quercus ilex) e Quercia spinosa (Quercus calliprinos); in contrada … poi pianteremo nello spazio di un ettaro un boschetto a Roverelle e Carrubi con altre essenza autoctone miste della macchia mediterranea disposte a sesto irregolare. Nel tratto di Masseria Sant’Isidoro toglieremo l’asfalto e adotteremo il modello delle strade in terra battuta bianca per valorizzare la presenza della Chiesetta del santo omonimo, che con il confinate Comune di Melpignano abbiamo deciso di restaurare integralmente grazie anche al coinvolgimento dei magliesi proprietari, e rifacendosi alle foto che la documentano nello stato in cui era prima dei selvaggi danneggiamenti inflittile; lungo quell’altra stradina … invece sostituiremo l’asfalto danneggiato con un nuovo manto, perché fungendo da raccordo con la strada … ha una maggiore densità di traffico. Sul tratturo … invece, che ovviamente non sarà asfaltato, ma preservato nel suo stato sterrato, l’intervento consisterà nel rifacimento dei tratti di muretto a secco abbattuti dal tempo, utilizzando giovani mesci paritari locali, formati nei recenti corsi provinciali. Lo stesso per i tratti di muretto a secco diruti osservati in contrada … Inoltre muretti ex novo saranno realizzati lungo la Dolina di Fauli, nuovo recapito delle acqua pluviali cittadine che l’amministrazione sta attrezzando ad area verde fruibili e parco archeologico, con la presenza del lago semi-temporaneo dopo le grandi piogge … un piccolo budget è stato previsto per l’ingegneria naturalistica del punto foce delle condotte nel bacino dolina, per dare l’effetto di una cascata con salto di alcuni metri, dalle suggestioni naturali sfruttando le conformazioni rocciose esistenti. Inoltre sarà usato il legno per le staccionate e la segnaletica viaria e turistica e per la realizzazione di un gradevole piccolo ponte in legno, nella zona in cui si prevede il ristagno dell’acqua per un tempo maggiore data la maggiore profondità dell’avvallamento… Il Comune è riuscito poi ad avere un finanziamento per il restauro integrale del diruto Dolmen Chianca in Contrada Poligarita con la collaborazione della Soprintendenza, e per realizzare un’area di rispetto sempre con recupero dei muretti a secco e conservazione dello stato rurale dei luoghi, un degno parco verde del Dolmen…” Potrebbe dire qualcuno “ma voi state sognando?” No, stiamo solo dicendo, limitatamente, cosa si deve fare davvero sul nostro territorio nelle sue aree rurali, e non vogliamo che si rimandi ad altre amministrazioni perdendo altro tempo prezioso, vorremmo e siamo fiduciosi che possa già essere questa presente ad iniziare questo doveroso atteso da tutti ed improcrastinabile percorso virtuoso!
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Quanto sopra tradotto è una semplice applicazione nella Città di Maglie e suo feudo dell’articolo 9 della nostra Carta Costituzionale, con il quale, nei principi basilari della nostra Repubblica, i nostri saggi Padri costituenti, (tra cui proprio per l’articolo 9 anche il nostro stesso benemerito concittadino, lo statista Aldo Moro), comprendendo l’importanza per la vita, il benessere e la crescita culturale dei cittadini, nonché per l’economia turistica e del settore primario, del paesaggio storico-naturale e dei beni culturali, stabilirono che:
Costituzione Italiana – Principi Fondamentali
Art. 9.
“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”
Articolo che ha ispirato poi anche la stessa Comunità Europa nell’adozione della “Carta per il Paesaggio” strumento comunitario volto proprio alla tutela del paesaggio storico-naturale dell’Europa, che il nostro stesso Paese ha firmato e ratificato, e che è dunque attualmente in vigore, a corroborazione di quanto già sancito dalla nostra Costituzione.
Nel ‘700 era questo il paesaggio della Città di Maglie (Lecce) !
“Siamo sicuri che il progresso sia solo esser giunti al computer e al telefonino? Computer, frigorifero, tv e telefonino, ecc., non implicano perdere e distruggere la bellezza del paesaggio, anzi… !
Parallelamente all’importantissimo avanzamento nel progresso tecnologico, un’involuzione sotto-culturale ha portato alla distruzione della essenzialità della bellezza storico-naturale del e nel nostro paesaggio quotidiano! Il pieno progresso oggi prevede e passa anche dal risanamento di questo assurdo contemporaneo inaccettabile processo di imbruttimento!
Maglie è ancora una bellissima città, e addirittura solo un riflesso sbiadito di ciò che era con i suoi giardini artistici ed orti e alberi in ogni dove, e con architetture neoclassiche e in prioritaria locale pietra leccese! Ma non tutto è perduto, e si deve recuperare il recuperabile, e di più, proprio attraverso l’uso del progresso ma in una piena matura e saggia consapevolezza!”
Info:
Coordinamento Civico apartitico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino
rete d’azione apartitica coordinativa di associazioni, comitati e movimenti locali e non, ambientalisti, culturali e socio-assistenziali
sede c/o Tribunale Diritti del Malato – CittadinanzAttiva
c/o Ospedale di Maglie “M.Tamborino”
Via N. Ferramosca, c.a.p. 73024 Maglie (LECCE)
e-mail: coordinamento.civico@libero.it , coordinamentocivico@yahoo.it
Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone
Lecce, c.a.p. 73100 , Via Vico dei Fieschi – Corte Ventura, n. 2
e-mail: forum.salento@yahoo.it, forum.salento@libero.it ,
gruppo facebook: http://www.facebook.com/groups/123107425150/
Sito web: http://forumambientesalute.altervista.com/