Quando le notizie di cronaca ogni giorno ci “affogano” con storie di corruzione, la nostra mente va al 1992.Quando le inchieste giudiziarie ci facevano sperare la fine del sistema tangenti della Prima Repubblica e accendevano speranze su un futuro migliore della democrazia. Oggi,a distanza di venti anni, un’indagine condotta da Eurobarometro numeri alla mano,si legge che l’98% degli italiani pensa che la politica sia tutta corrotta.Destra – Sinistra –Centro. L’indagine di Eurobarotremo è del febbraio 2012, mesi prima del “ladrocinio”che ha visto coinvolti alcuni politici della regione Lazio. Se Eurobarometro dovesse riprendere l’indagine, quelle percentuali oggi sarebbero ancora più devastanti.Ma allora,cosa fare. Alessandro Pizzorno sociologo e politologo di fama internazionale,fa una analisi “scomoda” un po a tutti sostenendo che : “In realtà, il politico corrotto ha stretti legami con parte della popolazione di cui si fa rappresentante. Più che di un processo di distacco tra classe politica e società civile, bisognerebbe parlare di un assorbimento di parte della società civile nella società politico-affaristica e di un’accentuata esclusione di tutti gli altri dal diritto di essere rappresentati sostanzialmente”. E la sua analisi non era limitata ad una sola parte politica, ma a tutto il sistema: “L’assorbimento dell’opposizione nel patto consociativo, rende l’eventualità di punizione politica per corruzione praticamente nulla”. Secondo Pizzorno, il punto importante e centrale della questione è l’accettazione sociale dei corrotti e la tolleranza nei loro confronti all’interno sistema politico. Che dovrebbe pensare a espellerli autonomamente, senza aspettare le inchieste e i giudizi dei tribunali. Sono passati vent’anni e le cose non sono migliorate anzi, se possibile, vanno ancora peggio. Ma allora ha ragione Edward Banfield (politologo americano) il quale nel suo libro “The Moral Basis of a Backward Society” definisce questa insufficienza etica degli italiani,”familismo amorale”.O forse le parole dell’economista e filosofo Max Weber “alcuni vivono per la politica, molti della politica” trovano conferma in ciò che accade oggi ?.
Gli italiani non possono,non devono rimanere arroccati come “Don Ippolito Laurentano”, nel suo feudo di Colimbètra; devono lottare nel nome e per conto delle future generazioni,affinchè nella politica, in quella che era considerata una missione, torni la moralità.Solo così tra qualche anno,ricordando la bella frase del grande Totò: A proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare? diremo ai nostri nipoti; “vedi una volta la politica era così”.