I morsi di chi ti ama restano conficcati più dei baci
Non ascolti suoni che non siano ricordi.
Non sai che fartene di un giorno che si spegne, senza una cornice adeguata.
Scalci. Pretendi che la vita sia più giusta. Agiti un vino che non berrai
Perchè nessuno lo divide con te
La tua sofferenza è nella costellazione delle altre, non pretendi però che sia la stella più brillante.
Perchè sai che certe stelle più brillano più stanno male, e quando qualcuna brilla a te scatta il rispetto.
La vergogna per osare solo paragonarti. La miseria del tuo guardarti le scarpe.
La miseria di chi non salta su mine antiuomo
Di chi non impiega giorni per prendere un secchio d’acqua
Permettersi che la propria pagina di vita soffra di onde di cuore
e non di quelle che sbattono un gommone di clandestini alla deriva
Senza paura di un militare, un regime, una ingiustizia che ti bussi alla porta
Quelle stelle brillano e accecano
L’ingiustizia ha un lampo di verità devastante
Puoi definire quello che ti accade con vocaboli roboanti
“Oggi non mi partiva la macchina, una tragedia”
“Lei mi ha lasciato, non puoi capire”
Tragedia è non poter capire, fortunati nello spenderle a vuoto, queste parole
Senza una tragedia o un dramma incomprensibile che le riempia.
Eppure chi subisce le vere tragedie ogni giorno
Trova tempo per contrarre i muscoli facciali
In una espressione che non sembra grottesca, come dalle nostre parti
Si chiama sorridere
È come digrignare i denti. Ma è più bello.
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“Tragedia è non poter capire, fortunati nello spenderle a vuoto, queste parole.
Eppure chi subisce le vere tragedie ogni giorno trova tempo per contrarre i muscoli facciali in una espressione che non sembra grottesca, come dalle nostre parti.
Si chiama sorridere
È come digrignare i denti. Ma è più bello.”
A volte mi chiedo come mai chi meno ha più ha?
Spesso mi sono sorpresa a perdermi nel sorriso di chi la vita la vive in perenne equilibrio sull’orlo di un abisso, hanno talvolta una saggezza che forse viene dalle esperienze negative, dalle delusioni, dall’emarginazione… Eppure davanti ai soprusi subiti, riescono ancora a cogliere il bagliore di una speranza.
E così sono spesso i più poveri, quelli meno benestanti ad essere più generosi, a dare, a non tirarsi indietro, a fare volontariato. Piccoli grandi eroi che in pochi vedono e ancor meno ringraziano.
Arrivo a pensare che tutti meritano una vita dignitosa, questo si. Però l’aridità di chi ha troppo continua ad essere un pugno allo stomaco, di chi potendo non fa e non da. Di chi si coltiva il suo orticello piantando alte siepi che permettano di non vedere. Almeno la loro coscienza avrà un alibi di foglie sempre verdi e profumate. Oltre gli occhi non vanno perché non sanno vedere né il cuore è abituato ad emettere battiti che non siano funzionali a carburare la macchina di un corpo che, stavolta, sono io a non voler vedere.