Diciotto Sindaci della provincia di Agrigento (in particolare i Sindaci di Alessandria della Rocca, Aragona, Bivona, Burgio, Camastra, Cammarata, Cianciana, Joppolo Giancaxio, Menfi, Montevago, Palma di Montechiaro, Sambuca di Sicilia, San Biagio Platani, Santa Elisabetta, Santa Margherita Belice, Sant’Angelo Muxaro, Santo Stefano di Quisquina e Villafranca Sicula) tutti assistiti dall’Avv. Gigi Restivo hanno inoltrato al Presidente dell’Ato idrico Eugenio D’Orsi una nota con la quale respingono con ferma determinazione ogni tentativo di condizionamento della propria attività di pubblici amministratori, democraticamente eletti, portatori, unicamente, degli interessi generali delle comunità amministrate, nell’ambito del servizio idrico integrato.
Nella prima decade del mese di maggio il Consorzio d’ambito Agrigento, aveva trasmesso una diffida ad adempiere (seguita da analoga diffida del Presidente della Regione) nei loro confronti affinché venissero consegnate alla Girgenti acque s.p.a. tutte le rispettive reti idriche e fogniarie, gli impianti di depurazione e tutte le utenze: diffida motivata, a giudizio dell’Ato, da una precedente messa in mora della Girgenti acque all’Ato: la diffida del gestore conteneva altresì una richiesta di risarcimento danni pari a 28.700.000,00 euro.
“Inopinatamente – si legge nella nota – il Consorzio d’ambito, associa tale richiesta, chiaramente intimidatoria, ad una presunta, ma assolutamente inesistente, responsabilità dei Sindaci di quei comuni che, sino ad oggi, non hanno ancora proceduto alla consegna delle proprie reti e dei propri impianti al soggetto gestore. Entrambe le diffide inoltre – sia quella della Girgenti acque s.p.a. che quella del Consorzio d’ambito Agrigento -, ricostruiscono in modo partigiano, erroneo e strumentale le vicende relative alla privatizzazione del servizio idrico integrato”.
I 19 Sindaci sottolineano come in capo ai comuni diffidati non può essere attribuita alcuna responsabilità, né può essere richiesto alcun risarcimento, rispetto a vicende dalle quali risultano invece evidenti da una parte, le irregolarità poste in essere dal soggetto gestore, le sue continue inadempienze contrattuali, la sua incapacità di gestire il servizio idrico integrato e dall’altra l’assoluta e dimostrata assenza da parte del Consorzio d’ambito per un efficace controllo su tutti gli inadempimenti della convenzione di gestione sottoscritta proprio con il gestore.
“Alle responsabilità del gestore – prosegue la nota – si accompagna quindi l’incapacità e l’inerzia del Consorzio d’ambito, dei suoi amministratori e dei suoi organi gestionali, di richiamare proprio la Girgenti acque alle responsabilità connesse al disastroso stato del servizio idrico in provincia di Agrigento: incapacità ed inerzia che – per gli amministratori del Consorzio d’ambito – può, a rigor di legge, evolversi in corresponsabilità”.
Tutto ciò in un momento in cui la Corte costituzionale, con la recente sentenza n. 199 del 20 luglio 2012, dichiarando l’incostituzionalità dell’art. 4 del DL n. 138/2011, ha restituito forza e vigore all’esito referendario con il quale i cittadini italiani hanno chiesto il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua.
I Sindaci hanno chiesto altresì al Consorzio d’ambito di verificare il rispetto e il corretto adempimento da parte del gestore, nei termini previsti, di numerosissime prescrizioni contenute nella convenzione di gestione al fine di assicurare ai cittadini della provincia di Agrigento un servizio idrico che risponda ai criteri della funzionalità, dell’efficacia e della qualità e di controllare la legittimità della sussistenza nella provincia di Agrigento di una duplicazione del servizio idrico integrato in capo alla Girgenti acque s.p.a. ed in capo alla Voltano s.p.a. ed a verificare altresì i rapporti intercorrenti tra le due società in relazione ai patti parasociali sottoscritti e ad assumere le conseguenti determinazioni.
Hanno inoltre diffidato il Consorzio affinché siano verificate tutte le gravi inadempienze del gestore, rispetto agli innumerevoli obblighi e adempimenti scaturenti dalla convenzione di gestione sottoscritta e dalle vigenti disposizioni di legge in materia e affinché siano trasmessi all’Assemblea dei Sindaci tutti i bilanci, approvati e certificati, di ciascuna società facente parte della compagine sociale della Girgenti acque s.p.a. affinché le comunità locali siano in grado di verificare la solidità economico-finanziaria di un’azienda che dovrà gestire – per i prossimi trent’anni – un servizio pubblico essenziale con sproporzionati costi a carico dell’intera comunità agrigentina.
Hanno infine chiesto che l’Ato idrico richieda tutte le opportune informazioni presso la Prefettura di Agrigento, il Ministero dell’Interno, l’Autorità giudiziaria e le forze di Polizia giudiziaria affinché sia assunta ogni opportuna informazione, ai fini del rispetto del protocollo di legalità “Carlo Alberto Dalla Chiesa” e della vigente normativa antimafia in materia sulla Girgenti acque s.p.a e su tutte le società facenti parte della compagine sociale con riferimento a tutti gli amministratori ed a tutti i soci delle stesse, unitamente a tutte le società e le persone fisiche che con la Girgenti acque hanno, sino ad oggi, intrattenuto qualsiasi rapporto economico o professionale.
La nota è stata altresì trasmessa al Consorzio Tre sorgenti, alla Voltano s.p.a., all’Assessore regionale e al Direttore generale del Dipartimento Energia e Servizi di pubblica utilità, alla Girgenti acque s.p.a., al Prefetto ed al Procuratore della Repubblica di Agrigento e al Ministro dell’Interno.