Il Limite di Teresa – di Ettore Zanca

– amunì viriemu i finilla tutti quanti!!-
(avanti vediamo di smetterla tutti)
Non posso fare altrimenti per riportare la pace in commissariato. Avete mai provato a trattare tutte le sfaccettature del diamante amoroso con due famiglie che litigano asserendo ognuna le proprie ragioni indiscutibili e sacrosante?
Teresa è sparita. Se abitaste nel quartiere capireste la portata della tragedia. Burgio Teresa, anni quaranta, non era una donna del quartiere, era LA femmina del quartiere. Una bellezza da soggezione. Le famiglie di Teresa e del marito sono davanti a me, una per denunciare la scomparsa, l’altra, quella del marito per denunciare abbandono del tetto coniugale.
Il palermitano medio sussurra ogni genere di purcaria, se vede passare una donna “bona”. Teresa non era bona, portava un’aura di sensibilità sopra le setole del palermitanazzo, anche u Zù Vicè, fruttivendolo che metteva la parola minchia ogni due frasi di senso compiuto, che non esitava a passare a vie di fatto se dopo aver tastato le arance non te le compravi, che decideva lui come e quali primizie darti, con lei era un agnellino sacrificale.
Teresa era un trattato armonico semovente. Non era perfetta, algida, era un esatto manuale artistico di proporzioni. Sedere ancheggiante il giusto e ben polposo, che diceva “puoi guardare, ma sono fedele e sposata”, seni che disegnavano una curva per cui pregavi che alla fine mettesse un non so che di trasparente, tanta era la curiosità almeno di intuire la destinazione definitiva di quelle curve da suicidio. Ogni movimento avrebbe annullato la castità di una setta religiosa, ogni dito che indicava il prodotto che voleva durante la spesa avrebbe potuto indicare la luna, tutti gli uomini avrebbero fatto l’impossibile per dargliela. Gli occhi azzurri completavano una donna che avrebbe annegato un uomo in totale assenza di acqua solo per crisi respiratoria. Spalmato sull’asfalto.
Una volta le avevano rubato il portafogli e venne in commissariato. Credo che non si possa descrivere il movimento in contemporanea di più sedie che vengono trascinate. Si alzarono sette/otto poliziotti, io maledissi che quel giorno mia moglie mi avesse appena invitato de visu a mangiare fuori. Non per presunzione, mia moglie e Teresa si somigliano. Solo che quando hai imparato a conoscere quanto è deleteria la sirena splendida che hai avuto la fortuna di impalmare, vorresti verificare se la proporzione bellezza-capacità di scassare la minchia sia applicabile per canoni universali a tutte le donne assestate sui quei valori e proporzioni. Per la cronaca il portafogli gli fu restituito, il ladro fu “gentilmente” costretto a costituirsi da qualche crisi di coscienza o da un boss ammiratore di Teresa. Fatto sta che lo trovammo dopo un’ora dalla denunzia davanti al commissariato, Teresa venne, si riprese il portafogli, mancava una sua foto al mare in costume e chiese al malacarne dove fosse. E quello bello bello: “me la tengo signora, almeno mi resta un bel ricordo”, lei sorrise e non replicò, in quel momento credo che quello scassapagliari si sarebbe potuto beccare l’ergastolo senza fiatare.
Insomma ogni volta che la incontravo, spesso mentre arrivavo al lavoro e lei andava a scuola a insegnare, si avvicinava e salutava dolce.
– buongiorno commissario Maltese –
Io non ero un uomo da circuire, ero semplicemente il padre di una sua alunna, la sua preferita e prediletta. Mia figlia Chiara, ero il marito di una sua amica. In poche parole ero nuddu mmiscatu cù nnienti..nessuno mischiato con niente, come si dice. Eppure se si avvicinava e salutava sentivo “mille violini suonati dal vento”, sentivo profumi che mi portavano in palazzi orientali, sentivo dentro di me un mantra: sonounuomosposatosonounuomosposato. Perfettamente inutile, visto che il mio stato civile e la mia disponibilità idiota a fare da zerbino come tutti gli uomini di fronte a una bella donna.
Quando ritornavo in me, mi consolavo, se così si può dire, pensando di avere un essere simile ma più petulante per casa, mi consolavo pensando alla delusione enorme che arrecai a mio padre.
Una volta mi disse: “conoscendoti, Dio ti guardi da donne belle e intelligenti, non hai il temperamento per reggerle”.
Quando portai Daniela a casa, da fidanzati, il giorno dopo mi disse: “io ti avevo avvertito, ora con questa creatura divina che hai infilato nella tua vita te la sbocci da solo, sappi che tuo padre se vi lasciate, morirà di crepacuore, un essere del genere non me lo ritroverò più tra i piedi, ma non voglio darti sensi di colpa, se avessi la tua età a quest’ora l’avevo già conquistata e tu guardavi col binocolo”.
Mio padre, professore e donnaiolo platonico. È morto davvero, ma non di crepacuore.
– Commissario ma ci ascolta, ha capito che mia figlia è sparita?-
– Vi ascolto e vi ho detto che la cercheremo, ma il marito dov’è? –
Emerge dal fondo il signor Sucato, padre di Maurizio, il marito di Teresa, mi guarda.
– mio figlio non viene, la notizia della sparizione lo ha fatto rattristare ieri sera è passato da noi e era uno straccio, ci ha portato alcune cose sue e di Teresa che non le voleva vedere per tristezza. –
– la notizia della sparizione di Teresa non rattristerà solo lui, ma deve venire a fare la denuncia e voi dovete uscire, sono stanco di sentirvi litigare qui dentro e rimpallarvi la colpa –
– ho detto che mio figlio non viene, è triste- Sucato rincara la dose, forse sperando di instillarmi per contagio un chicco di comprensione paterna. Lo guardo, non capisco se mi sfida o ha lo sguardo sbilenco per natura. C’è gente che si incancrenisce in una espressione, lui ha l’aria di trattenere il dolore per i calci in culo che l’intelligenza gli da ogni giorno che si sente abbandonata. Cioè sempre.
– signor Sucato, allora cerco di dirglielo più gentilmente, se suo figlio non viene qui a parlare con me vengo io da lui, siccome a me è da stamattina che mi avanzano timpuluna che non ho potuto distribuire, potrebbe essere lui il fortunato. Voglio che venga a parlare con me. Adesso, e non mi dica che è indaffarato che è da quando eravamo piccoli che l’unico mestiere che sa fare è ammuttari u fumu cà stanga (spingere il fumo con una spranga, lavoro inutile). Adesso uscite, signori Burgio, vedrete che Teresa ritorna, signori Sucato, voi vedete di non ritornare-
– perchè??- mi risponde sguaiata la signora Sucato. Il primo caso al mondo in cui si possono pronunciare non solo le vocali aperte, ma anche le consonanti. PUEAARCHOOEE’, è il suono che ne è uscito da quella boccuccia.
– perchè il vostro balcone è di fronte al commissariato-
– e allora?- ovviamente pronunziato EALLAAARRUUOOIA!
– e allora lei parla a volume talmente alto che possiamo condurre un interrogatorio io seduto qui e lei dall’altro lato della strada, basta che mando un uomo a citofonare e poi mi metto comodo. Mandatemi Maurizio, non fatevi più vedere-
Tra mormorii, si badi bene è un eufemismo, di disapprovazione l’allegra e disarticolata comitiva di rappresentanti del sound “curtigghio-freak” va via.
Rimane da aspettare il marito di Teresa, semmai si presenterà, ritorno a pensare. In effetti potrebbe essersene andata. Lo diceva spesso che voleva andare via.
Ne aveva anche motivo. Una volta tornato a casa la trovai con mia moglie. Piangeva. Non voleva tornare a casa e voleva che arrestassi suo marito. Dice che era impazzito di gelosia, perchè aveva visto uno sguardo di ammirazione del vicino di casa. Quando si ragiona con la minchia il cervello va in vacanza. Stavano salendo le scale, Teresa e il marito. A lei non ha alzato un dito, ma ha sfasciato tutto, ha spaccato qualsiasi cosa gli s trovasse a tiro, con un calcio è riuscito a sfondare pure la porta di casa del vicino. Se questa energia la spendesse di lavoro e non di corna sarebbe dirigente.
La sua non so quanta volontaria furbizia però non gli ha fatto toccare nessuno. Non ha picchiato la moglie non ha sfiorato il guardone. Per cui c’era poco da arrestare, certe volte mi sono trovato avvocati che volevano la scarcerazione pure di killer pluriomicidi davanti a me. Per loro avere premuto il grilletto è poco più che aver scritto SUCA sui muri.
Il doppiopetto da parcella onerosa. Specie vomitevole di avvoltoio salutista. Nel senso che saluta sempre.
Teresa e Maurizio non hanno figli, questo mi crea un sospetto e una paura in meno. Su una cosa tutte le trasmissioni televisive urlate hanno ragione. Le madri non lasciano figli da soli, piuttosto si fanno uccidere, almeno nella maggior parte dei casi. A volte mi viene da dire purtroppo.
Alcune depresse si uccidono insieme ai loro figli, altre restano in famiglia nonostante le vessazioni e spesso vengono uccise, o uccidono.
Teresa era poesia in movimento, non avrebbe ucciso nemmeno un moscerino. Perchè dico “era?”
Devo capire. In effetti questa sparizione qualunque ne sia la causa non è da sottovalutare.
– Furlan!-
-si commissario?-
-vammi a chiamare il marito di Teresa Burgio, gli devo parlare.-
Non trovo normale un marito innamorato che non denuncia la scomparsa della moglie. L’avvilimento invece della tensione di sapere dove può essere finita. Questo mi stona nella melodia di minchia che questa giornata mi ha riservato, a cominciare dai genitori dei Capuleti e Montecchi versione curtigghiu. Mi hanno rovinato la giornata. Questa sparizione me l’ha completamente affossata.
Vado fuori, devo pensare e quando penso ho bisogno di aria di mare.
Non posso fare un metro che mi blocca mia moglie, ha lasciato il lavoro appresa la notizia della sparizione di Teresa.
-Federì ma ancora non lo arresti?-
-a chi, a tuo padre che mi convinse che eri una donna da sposare?. Gli estremi del reato di truffa ci sono tutti..-
-Federì, quella è stata ammazzata dal marito, povera donna, tu ancora lo lasci circolare?-
-l’ho mandato a chiamare da Furlan-
-e se ti dicessi che lo devi proprio far sbattere in galera?-
-su che base?, ah già, che sciocco, “lo dice mia moglie, se lo sente a pelle”, di fronte a un giudice non c’è sentenza di cassazione che tenga se Daniela Maltese se lo sente a pelle che uno è colpevole..-
-allora sei cretino-
-aggiungiamo la circonvenzione di incapace tua e dei miei suoceri alla truffa già perpetrata-
-leggi qui, è un messaggio che mi è arrivato ieri sera da Teresa-
-ah e tu con perfetta efficienza me lo fai leggere a casino scoppiato-
-lo sai che spengo il cellulare quando vado a letto, tanto tu se sei fuori quando telefoni?, l’ho acceso poco fa prima di entrare al lavoro-
-fammi leggere, per questo sei venuta?-
“Stavolta mi ammazza per davvero, è incazzatissimo, se domani non mi vedi avverti tuo marito”
-e che minchia, Daniè, fammi correre, allora è più seria di quello che pensavo-
Scosto violentemente mia moglie, le sento dire alcune parole che pur poco chiare mi giungono nel loro senso.
..empre ..lito …afone..leducato…ulo..
Acchiappo il telefono, – Furlan! Dove sei?-
-Maurizio Sucato non si trova in casa, stiamo perlustrando la zona per trovarlo-
– vi mando altri, io faccio un giro pure per conto mio-
Mi volto, Daniela è ancora davanti alla porta del commissariato, mi viene un colpo di genio, che detto da me è un eufemismo, sarebbe meglio definirla sequenza casuale di intuizioni che porta a una fortunosa botta di culo.
– Daniè, aspetta!-
-che vuoi, darmi un’altra spinta tanto per gradire?-
-finiscila, tu e Teresa dove andavate per parlare, anzi per fare le pulci ai mariti e parlare dei giovanotti muscolosi su cui fare impudichi pensieri?-
-ma come ti permetti? Noi..-
– senti non ho detto che mi tradiresti, tu e Teresa siete leonesse con senso della famiglia, ma non dirmi che il garzone ventenne del salumiere sotto casa non lo guardi perchè non ti credo manco pagato..-
– e vabbè, come tu guardi Teresa quando passa, lo sa, lo vede signor “ho alti valori morali!” mi sa che di alto quando la vedi non hai solo i valori-
in questi casi mi torna sempre in mente la scena di Fantozzi e dei pomodorini, la tavola cromatica descritta da Villaggio mentre inghiotte il cibo incandescente è da antologia della comicità: colori di Fantozzi: rossorossopompeianoarancioarancioaragostavioladopofunebreblutenebra. Sul blu tenebra Fantozzi andò in coma cardiocircolatorio.
Così divento io se mi fanno notare qualcosa che pensavo di essere riuscito a tenere per me.
-ok uno a zero palla al centro, per te, ma adesso rispondi..-
-All’Addaura, nella scogliera vicino a dove mi portavi tu-
-non è che le raccontavi anche quello che facevamo lì?-
-anche se fosse? Al massimo due minuti e le ho detto tutto, poi se ti ricordi ci andava anche lei con Maurizio, per cui andavamo a ricordare i bei tempi e parlavamo dei brutti-
-Daniè, facciamo la versione di Sandra e Raimondo al Borgo Vecchio?, con voi donne non ci vuole un giudice divorzista, il tribunale dei diritti umani ci vuole.. andiamo-
-dove andiamo?-
-dove hai detto che va Teresa, se è lì è meglio che ci sia anche tu-
Io vorrei a nome della categoria dei commissari sconclusionati come me spezzare una lancia. Quando vedete quei film in cui il protagonista ha le palle quadrate e sa cosa è il concetto di giustizia non pensate a me. Quando credete che una volta individuato il bersaglio ci sia una rapidità di esecuzione che fa finire tutto in poche scene non credeteci.
Io sono arrivato alla scogliera. La macchina di Maurizio è lì.
Teresa no.
Maurizio si. Pronto per buttarsi, si presuppone non sappia nuotare. Di solito non si fa quello che sta facendo lui con quell’aria solenne se si conosce l’arte natatoria
Nel dubbio gli vado vicino, lo afferro per “u cuddaru rà cammisa”. Mi sfugge, si divincola, va vicino alla scogliera.
– che fai Maurì, hai spinnu ri fari un bagnu vistutu?-
– mi lasci stare Commissario, non ce la faccio senza Teresa-
– non ce la fai? Tanto da ammazzarti, come fai a sapere che non torna?-
-lo so e basta-
-benissimo allora adesso me la racconti tutta la messa cantata al commissariato-
-commissario non si avvicini che mi butto-
-Maurì, ti butti pì fariti u bagnu?, ci conosciamo da ragazzi, non sai nuotare, vuoi crepare?-
La sconfitta dell’atteggiamento, di chi capisce cosa si nasconde, per un uomo è la peggiore, anzi no, una donna che non ti tratta da uomo è molto peggio, un’arma letale.
Mia moglie sembra averlo capito e preme su quel punto.
– forza buttati mezzo uomo che sei, prima però dimmi dov’è Teresa, poi ammazzati pure!-
Maurizio si blocca, la guarda, odio, labbro che trema
– vafanculu cretina!, ma chi minchia vuoi?-
Il recupero improvviso della sua dimensione, del suo essere, l’offesa all’onore lo stoppano, non dovrei dirlo ma per un impercettibile secondo anche io sono stato d’accordo con lui per dove ha mandato mia moglie.
– che voglio? Ma come cazzo ragioni? Sai alzare solo le mani alle donne, uomo di merda!-
Stavolta s’incazza, no, trema, no si butta, no, non si butta, piange, urla come un bambino cui è stato fatto un torto, accusato di una ingiustizia
– a Teresa io non gli mai messo una mano di sopra, hai capito?, hai capito?, magari sfasciavo tutto, ma una mano di sopra lei non l’ha avuta mai!-
Nel dirlo si volta verso di noi e si avvicina, alle spalle Virzì e Furlan, che probabilmente erano già lì lo bloccano.
Guardo verso la strada, si intravede la volante.
– più che sollevato mi sento incuriosito, ma a voi chi minchia vi ha chiamati?-
– sua moglie commissario, mentre lei parlava con Maurizio, eravamo in perlustrazione pure noi –
Quindi era solo un diversivo quello di parlargli in quel modo, guardo Daniela, la sua aria soddisfatta mi eccita e mi fa incazzare al contempo.
– adesso voglio trovare Teresa però –
Me lo dice per passarmi la panella calda, bollente, tocca a me adesso, il suo lavoro per l’amica lei l’ha fatto..
Vado da Furlan, efficiente come al solito, e da Virzì che agisce senza capire nemmeno perchè gli chiedono le cose, ma le fa.
Maurizio nel frattempo viene fermato.
Il Dottor Cusimano magistrato incaricato delle indagini non ha dubbi, ha ucciso Teresa e ne ha buttato il corpo in mare.
I giorni successivi sono fatti di processioni evitabili. Dei familiari di Teresa, che sperano di veder riemergere il corpo, dei curiosi che sperano altrettanto e che io volentieri sbatterei in galera per questa loro morbosità. Per una coppia solo Furlan che è il doppio di me gli ha evitato il peggio fermandomi, una scattava e l’altro sorrideva nel punto presunto in cui si cercava il corpo e da cui si immergevano i sommozzatori per le ricerche.
Ma non gli avrei fatto nulla. Gli avrei solo detto “se non sai nuotare ti butto subito io in acqua, così crepi e domani la foto me la faccio io eh?”
Furlan si è prima sincerato che non gli avrei fatto male, non tanto almeno, poi mi ha fatto notare nel suo linguaggio venetoburocratico che non è deontologico comportarsi così per un commissario.
Ho convenuto avesse ragione, a modo mio.
– vafanculu Furlan, fatti il concorso a commissario, prendi il mio posto e poi parli!-
Lo odio quando sorride perchè sa che mi incazzo se ha ragione.
Maurizio è in galera. Imputato di omicidio preterintenzionale. Ma non parla.
Ho provato anche io, con le buone, nulla.
Le buone mie a dire la verità non sono tanto buone, lo riconosco. Ma niente, lui non dice che l’ha ammazzata. Non dice dove è nascosta. Non dice che ne ha fatto.
Dice solo che non l’avrebbe mai toccata, ma che se è dentro un motivo c’è.
– non si manda la gente in galera se uno non c’entra, dico bene commissario Maltese?-
– ah no, proprio a me la fai questa domanda?-
– a chi la dovrei fare? In lei ho fiducia, lei mi ha fatto arrestare, io che le posso dire?-
Lo saluto in maniera sgraziata. Non so perchè.
Torno in macchina e mi viene in mente un caso. Quello del padre accusato di aver ucciso i figli e averli fatti sparire. La stampa lo aveva eletto lombrosianamente colpevole. Nessuno scampo. Sarebbe marcito in galera, per sempre. Saremmo al processo di cassazione, con tutti sempre più distratti da altro, ma pronti ad attendere la condanna del mostro.
Se non fosse che i figli erano finiti in un pozzo dentro a un palazzo, all’interno della città dove vivevano, furono ritrovati fortunosamente.
Addio mostro, con disappunto generale malcelato, i figli erano scivolati dentro e non erano più venuti fuori. Lui non c’entrava nulla.
Però a tutti fa comodo un mostro, esorcizza. Specie se risponde ai requisiti. Uomo rozzo, violento, rissoso. Normale che prima o poi uccida la moglie e la faccia sparire.
– normale una minchia!..-
Luca Carri, mio ex compagno di squadra di tante partite da ragazzi, tra strade e quartieri, ora pm al Tribunale di Palermo.
– Luca ma mi spieghi perchè ti tocchi continuamente la barba? Da quando te la sei fatta crescere sei inguardabile –
– fa fico toccarsi la barba, attira le donne, è un gesto erotico, poi che mi dovrei toccare, i capelli che non ho?-
– attira di più le donne se ogni tanto ti lavassi bieddu mio..secondo te che succede quindi?-
– non lo so, mi sembra che il tipo l’abbia uccisa, ma si stia divertendo, le macchie di sangue poi le hanno trovate anche a casa, per terra, vicino al letto –
– anche Cusimano ne è convinto, l’inchiesta è andata a lui –
– Cusimano si sta leccando i baffi, tutto qui –
– perchè?-
– vuole ricoprire in tutto e per tutto il look da “bonazzo che si occupa di antimafia” e fa carriera, intanto quando sente puzza di preda grossa non mi sembra proprio aggressivo-
– e perchè gli farebbe gola uno come Maurizio?-
– è imparentato con, ma non è-
– ti sei mangiato solo una parte del vocabolario, ma comu parri?-
– Federico, ma sei sicuro di essere nato a Palermo?, Daniela doveva fare stò mestiere, no tu..-
– si, ce la vedi mia moglie a fare il commissario? La prima cosa che fa entrando la mattina è di lamentarsi per la polvere sulle scrivanie, poi casomai vediamo chi hanno ammazzato, ma dopo le pulizie-
– comunque ha parentela lontana con uno che hai capito, appartiene alla famiglia che per ora si pensa abbia mezza Palermo in mano –
– ho capito, ho capito che secondo me c’entra, l’ha ammazzata, ma praticamente sta diventando un simbolo di altro tipo di lotte –
– il problema è che è capitato con uno che non lo lascerà tranquillo, qualsiasi cosa faccia –
– Luca, ma il problema è che lui è tranquillo a stare dove sta –
– non lo vedi agitato? –
– lo sono andato a trovare, più fresco di un quarto di pollo –
– magari è anche fiero di quello che ha fatto –
– si, magari, ci vediamo Luca –
“Magari è anche fiero di quello che ha fatto” . Luca forse ha ragione. Ha ucciso e ora gioca, come fanno i serial killer. Sa che se non troviamo arma e corpo praticamente lui è pulito.
Non lo si può certo accusare di avere guidato una macchina della moglie.
Certo ci sono tracce sue accanto alle tracce di sangue trovate a casa. Questo lo apprendo dopo un paio di giorni dal Dott. Cusimano.
Credo ci siano poche speranze. Maurizio non risponde alle domande del Pm.
Ma l’inchiesta va avanti “per gravi indizi, precisi e concordanti”
Odio il linguaggio che gradualmente stringe il cerchio. Veramente odio quando mi resta l’incertezza di una mancata confessione.
Un mio vecchio collega prossimo alla pensione affezionato ai suoi metodi scherzando, mica tanto, diceva: “ma quale DNA, due timpuluna (schiaffi) e ti dicono pure che colore di mutande portano!”
Secondo lui la scienza rovinava la vecchia confessione della polizia. Lo dice anche mia moglie. Stessa scuola. Ha ragione Luca, in famiglia fa il poliziotto la persona sbagliata.
Il tempo non ha mutato nulla se non il letargo su Maurizio della stampa, attirata come cani golosi da ossa con pezzi di carne attaccati di altro genere. Pezzi più interessanti di un delitto passionale compiuto dal parente alla lontana di uno che è n’tisu (importante non nel modo lecito). Maurizio è stato rinviato a giudizio. Omicidio preterintenzionale, occultamento di cadavere.
Il processo sembra stabilito. Già indirizzato. Maurizio non parla e ascolta le accorate difese del suo avvocato. Che sono peggio delle accuse di Cusimano.
L’avvocato si è imbarcato nell’importanza del ruolo dell’uomo, della sua preponderanza nel nucleo familiare. Evidentemente qualcuno lo ha tolto dalla cassa da morto prima di venire qui, ma era deceduto quando ancora esisteva il delitto d’onore. Quindi la sua linea di difesa è incancrenita su una assoluzione per “ruolo di maschio ferito”.
Mi sento catapultato nel film con Marcello Mastroianni, divorzio all’italiana. Sarà la prosopopea dell’avvocato.
Maurizio è impassibile sembra quasi felice. Cerco di venire alle udienze quando posso, in questo processo qualcosa mi stride.
Il Pm ha un impianto accusatorio basato sul reperimento delle tracce, inequivocabile quella della saliva di Maurizio vicino alla macchia di sangue appartenente a Teresa.
Il problema è che si è lavorato con poco, la traccia ematica era non grandissima. Ma ci sono tracce anche in bagno e sulla maniglia del frigorifero in cucina.
Cusimano è convinto ci sia stato un inseguimento con un corpo contundente, poi fatto sparire insieme al corpo di Teresa.
Il giudice non sembra desideroso di contraddirlo. Nemmeno l’avvocato difensore.
Nessuna costituzione di parte civile della famiglia di Teresa, la famiglia di Maurizio presenzia ma molto delusa, si aspettavano più telecamere. L’interesse è scemato e non c’è quasi nessuno. E dire che la madre di Maurizio si era pure attrezzata una acconciatura stile Ellenico.
Nel senso che pare proprio che abbia un tempio in testa, colonnato corinzio compreso.
Mia moglie esprime un gelido disappunto. Per lei l’ergastolo a Maurizio non sanerebbe la sete che ha di giustizia verso le donne.
– ci potete ammazzare e non avreste comunque quello che meritate –
– Daniela, io di solito ti rispondo con battute acide, ma stavolta ti dico che sto facendo il possibile per capire cosa davvero è successo –
-perchè non è chiaro cosa è successo?-
-no-
Solo nei film si vede un commissario dedito anima e corpo a un solo reato. La realtà è fatta di ben altro. È fatta anche di fondi che mancano per pagarsi la benzina. E di pattuglie a cui devo dire di stare ferme su un punto piuttosto che girare.
Boris Giuliano utilizzava la sua macchina per i pedinamenti, Ninni Cassarà girava con Calogero Zucchetto con una moto privata.
Non è una nuova storia.
A volte mi dico che quelli che comandano tagliano i fondi perchè vogliono scoprire chi fa questo lavoro per vocazione e chi lo fa per bisogno. Ed evidentemente conta più la vocazione che il bisogno. La passione lasciamola stare. Ogni mestiere trova la maniera di spegnerla. Anche se non per sempre.
La cosa comica è che ovviamente sottrai tempo a chi ti ama, che perde pazienza e amore, ti dice “chi te lo fa fare”.
Ditemi quello che volete ma a volte me lo fa fare sapere di avere lo stesso tesserino di gente che ha amato questa città.
Anche se non sarò il paladino che ripulisce Palermo che non si pulirà mai da una certa “crosta”, non tengo gli occhi chiusi.
Ogni tanto tra un arresto e un pedinamento mi informo sul processo da Luca. Ultimamente ci vediamo spesso. Siamo amici d’infanzia, abbiamo giocato nelle stesse squadre e facciamo una discreta collezione di pezze al culo, poveri eravamo e poveri siamo rimasti. Ma non di spirito.
Non lo ammettiamo, ma entrambi abbiamo preso la scusa del processo a Maurizio per un caffè e due chiacchiere.
Lui non si è mai sposato, ha sposato il suo lavoro, sogna di trovare una donna che lo ammiri per quello che fa.
Io, io beh lasciamo perdere, a volte il sarcasmo e la sincerità in famiglia rinviano decisioni pesanti.
Maurizio viaggia spedito verso la condanna. Cusimano avra il suo “parente di” in carcere e si sentirà come se avesse sconfitto l’intera mafia.
Maurizio è un deficiente ma da certi ambienti ne stava ancora fuori. Non so se per onestà o per pigrizia, anche fare quel tipo di mestiere è faticoso. Per uno come lui. Comunque si è quasi consegnato alla galera, non collabora, non parla, non proclama nemmeno la sua innocenza.
Tanto, troppo tempo dopo
Sto per scendere le scale, pronto a registrare tutti i rumori che questa città mi elargisce.
Mia moglie e mia figlia approfittano delle violente avvisaglie estive e vanno al mare. Io vado al lavoro. Vedo che montano un palco.
Il mio quartiere comincia a vivere la festa del suo santo patrono.
Vedo i manifesti, il solito cantante neomelodico napoletano allieterà le mie serate. Convincendomi che andare a vivere nuovamente nel quartiere dove si è nati comporta anche qualche spina conficcata dove non batte il sole. Mi ricordo.
E corro verso la casa dei genitori di Maurizio.
Il nuovo carcere è meno pesante di ricordi del vecchio. Una fortezza borbonica, ma anche il luogo del maxiprocesso. Qui fanno male meno i ricordi. Poi è un carcere che odora di fuga. Così vicino all’autostrada.
Ho chiesto di parlargli a quattr’occhi, da solo.
È smagrito, ancora di più. L’accusa con cui è stato condannato, omicidio preterintenzionale, occultamento di cadavere.
Mi avvicino a lui.
– che bello quando ci si innamora eh?-
-ma che dice commissario?-
-ti sembra tutto pieno di colori, niente ti può fare male, eh Maurizio? Praticamente come se ti cali un acido-
-commissario, mi ha fatto venire qui per questo?-
-no, per questo!- tiro fuori la custodia di un cd.
Impallidisce
-non devi mai trascurare le confidenze di una donna che si sente delusa, specie se fatte a un’altra donna-
-sua moglie lo sapeva?-
-lo sapeva-
-che cosa è successo?-
-ho perso la testa-
-e l’hai picchiata, stavolta le hai messo le mani addosso, è vero?-
-si, uno schiaffo solo però-
– ah beh, allora è tutto un altro discorso..ora te ne do uno a te come dico io, poi così mi sento meglio!-
-commissario io l’amavo-
-bella stà frase..si sono fatti i migliori omicidi su queste parole, io l’amavo. Amate un po’ meno cazzo!-
– ma lei come ha fatto a..-
-culo!, mi sono ricordato perchè per una volta ho ascoltato quello che diceva mia moglie, che vi siete conosciuti al concerto di questo qui che sarebbe un caprone neomelodico-
-lei era lì per curiosità-
– e tu perchè ti piaceva ascoltare il cantante, lei ci rideva sopra e invece per te le parole delle sue canzoni ti facevano provare a corteggiare quella donna-
-commissà è che lei non ascolta bene, perchè pure stè canzoni c’hanno amore dentro, io mica posso andare a prendere quelle dei cantanti tutti fini e delicati che sente lei!-
-senti io prima ti prendo a timpuluna (schiaffi) e poi parliamo di musica, dimmi cosa è successo!-
-le ho dato uno schiaffo, aveva guardato e sorriso a quello che lavora in salumeria-
-ragionando come te io mia moglie la dovrei massacrare di botte, quindi? Che è successo?-
-che stavolta non si è messa a piangere ma mi ha risposto, mi ha risposto male-
-che ti ha detto?-
-sono stanca, sono delusa, non sei più quello che ho conosciuto-
-sempre ragionando come te io dovrei reagire così ogni giorno, visto che me lo sento dire ogni mattinata che Dio manda in terra, poi che cosa hai fatto?-
-lo ha capito anche lei cosa ho fatto-
-una minchiata-
-l’ho colpita, è caduta verso il comodino e poi a terra. Ha cominciato a perdere sangue-
-e tu le hai sputato addosso, vero che l’hai fatto?, eri ubriaco?-
-si, ma …-
-non dire una sola parola, nè a tua difesa nè ad accusa, dimmi solo cosa è successo, prima che non rispondo di me-
– poi sono andato via-
-e?-
-e quando sono tornato..-
-..hai trovato questa accanto a questo-
Tiro fuori la copertina del cd dentro accuratamente piegato c’è un foglio, con la grafia di Teresa, la riconosco, per dei biglietti che aveva scritto a mia moglie. A volte si sfogavano proprio via lettera. Alla faccia delle mail.
Mi hai delusa, ma non perchè non hai soldi o non mi fai fare la bella vita, mi hai delusa perchè non hai creduto che tu eri tutto per me. Per quello che eri. Volevi essere qualcun altro, qualcos’altro, mi hai dato uno schiaffo e mi hai detto che adesso ti metterai a fare quello che già nella tua famiglia fanno in tanti. Avevi poche cose, tra le poche che avevi c’era l’onestà e me. Hai perso tutt’e due. Addio. Ti lascio per terra la prima e l’ultima cosa che mi hai regalato, il cd e la mia delusione, sotto forma di lettera.
– adesso mi devi spiegare che cosa hai fatto dopo-
– e lei si aspetta che io le dica cosa è successo, che sono tornato, lei c’era ancora, ho letto il biglietto l’ho uccisa e fatto sparire il corpo? Per questo mi hanno già condannato, che cambierebbe se lo ammettessi a lei? Hanno fatto tutto. Oppure che lei è sparita e non so più dove sia? Che figura ci farei ad essermi perso la moglie che chissà che vita sta facendo adesso?. Commissario, io in ogni caso dopo quello schiaffo ho perso. Che sia vero quello che dice il dottor Cusimano, che “con violenza l’ho uccisa e poi resomi conto del gesto, l’ho fatta sparire” o che se ne sa andata sulle sue gambe io non ho più mia moglie. Potrebbe avermi trovato di fronte a quella scogliera perchè ci ho buttato il corpo, perchè volevo buttarmi io, potrei avere avuto fortuna e le correnti hanno fatto sparire il cadavere. Ma che Teresa sia ancora viva o no, io ho perso comunque.
-ma tu lo sai se è ancora viva o no?-
– e se anche le dicessi che lo so? Che cambia?. O sono stato io ad ucciderla e sto pagando con il massimo della pena oppure no e allora voglio pagare comunque-
-ma perchè dovresti restare in galera se non l’hai ammazzata?
-lo prenda come ultimo gesto d’amore, c’è chi ammazza, o si ammazza, io marcisco qui-
– adesso che ho capito cosa credi che debba fare?-
Alzata di spalle, silenzio
Me ne vado, lui piange e si fa riportare indietro.
Porto con me il cd.
Teresa è sparita, in un mondo in cui si consumano omicidi perfetti e sparizioni contro la volontà della vittima lei è riuscita a non farsi trovare più. Non si sa chi l’abbia aiutata, ma so per certo che si è consumata una farsa. Lei ha sbattuto la testa, è svenuta, si è ripresa ed è andata via. Con quello che aveva. Oppure non sono così sicuro, c’è un omicidio per cui è tutto a posto. Lui non ha fatto nulla per non essere condannato.
In ogni caso un gesto d’amore tardivo e inutile ha risvegliato tutto.
Mia moglie mi aveva raccontato come si erano conosciuti Teresa e Maurizio. A un concerto di un cantante di canzoni napoletane.
Questo mi ha fatto ricordare che una volta a mia moglie Teresa disse che il cd di questo urlatore lo ascoltava sempre. Ma anche che lì ci teneva la prima e unica lettera d’amore che Maurizio le aveva scritto.
Sono andato a guardarlo per curiosità il cd, pura curiosità, non avevo avuto nessun barlume di nessuna soluzione. Ma avevo voglia di capire cosa aveva di così caro. Sono andato dai genitori di Maurizio a vedere se lo avessero loro.
Glielo aveva portato prima di andare alla scogliera.
E dentro c’era la lettera. Quella di addio.
Io non so dov’è Teresa, ma ho la sua ultima traccia. Se è andata via spontaneamente, è tutto qui quello che ha lasciato. Se no qualcuno che sta pagando in prigione per averla uccisa, c’è già.
Non so se questa storia è finita bene o male
In entrambi i casi sento una acidità di stomaco.
La pancia parla. E rimanda su dei sapori.
Tra cui quello amaro che qualcuno mi abbia preso in giro, più che in giro che mi abbia preso in pieno alla sprovvista. sentirò più di un sapore che sale malamente. Ne sento un altro.
Quello che sento è sapore di sconfitta. Per tutti. Comunque sia finita.

le foto presenti nel racconto sono di bravissimi artisti presenti nel sito Deviantart.com

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Labels: I racconti del Commissario Maltese
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