Crescono in tutto il mondo le difficoltà di chi opera nel campo dell’informazione. Minacce, intimidazioni, tentativi di imporre il bavaglio o, nei casi più gravi, l’eliminazione fisica di “soggetti scomodi”. Sono le conseguenze a cui vanno incontro giornalisti e blogger che intendono fare correttamente informazione.
Nei soli primi quattro mesi del 2012, secondo i dati dell’International Press Institute di Vienna, i giornalisti uccisi nel mondo sono stati 43;102 nel 2011,102 nel 2010, 110 nel 2009, 66 nel 2008, 94 nel 2007 e così via per gli anni precedenti. Si tratta di dati parziali, visto che a volte mancano i tanti blogger che hanno pagato con la vita l’aver intralciato interessi della criminalità organizzata (come nel caso del Messico con il cartello dei Los Zetas) o quelli uccisi, carcerati e torturati per ragioni politiche da governi totalitari.
Mancano inoltre i tanti operatori dell’informazione minacciati o costretti ad affrontare controversie giudiziarie – a volte in paesi dove la libertà di stampa è vista come fumo negli occhi -, per aver avuto l’ardire di avere scritto verità scomode. Comprensibili le reazioni di dissenso che anche una testata come la nostra può suscitare pure all’estero. Come nel caso di Doklea, che dall’Albania ha commentato l’articolo” Traffico d’organi: Approvata dal Parlamento Europeo la Risoluzione di Dick Marty”. Meno comprensibili e garbati altri, come quelli rilasciati dai simpatizzanti serbi dell’ex dittatore libico all’articolo “Serbi pro-Gheddafi creano gruppo su FB”. Decisamente incomprensibile, preoccupante e inaccettabile, quello che sta accadendo ad una giornalista freelance straniera, ritenuta la fonte d’informazione che ci avrebbe messo sulle tracce del quadro la “Madonna di Vallombrosa”, a parere di alcuni esperti, opera di Raffaello Sanzio.
La nostra freelance – che vive e lavora in un paese del Nord-Europa – è stata oggetto di minacce da parte di un noto gallerista – del quale indichiamo le sole iniziali – interessato a trovare clienti disposti ad acquistare il dipinto. Dinanzi la richiesta a dare maggiori garanzie sull’autenticità del quadro e sulla sua legittima provenienza, D. D. S., titolare della E. B. Art Galleri, invia all’intermediario documenti e fotografie che sembrerebbero chiarire ogni dubbio ad un eventuale acquirente.
Tutto sembra procedere entro i canoni di una normale trattativa di compra/vendita, fino a quando un nostro articolo del 25 giugno, ispirato dal commento di un lettore/lettrice che si firma “ciara22”, sembra far saltare i nervi al signor D.D.S., che scrive alla giornalista il seguente messaggio:
“È venuto alla mia attenzione che in Italia si è scritto del quadro… Conosco un sacco di gente, fai un favore a te stessa e alla tua famiglia, stai molto lontana da me e la mia galleria…”.
Poche parole, sufficienti a chiarire qualsivoglia dubbio sulle intenzioni non proprio pacifiche del gallerista. Ma cosa si nasconde dietro la vendita dell’opera d’arte, visto che come lo stesso gallerista afferma nei suoi messaggi, anche il suo cliente (riteniamo si tratti del venditore) “è molto arrabbiato”? Se la transazione fosse regolare, cosa avrebbero da temere? Nei successivi messaggi, dai toni alquanto intimidatori, emerge chiaramente come l’articolo, a parere di D.D.S., corrisponda ad un atto di denuncia. Ma denuncia di cosa? Questo D.D.S. non ce lo spiega…
Un errore D.D.S. lo ha commesso: lasciare una traccia scritta delle proprie minacce.
Un errore al quale potrebbe interessarsi la magistratura di quel Paese, che potrebbe anche voler approfondire i contorni di una vicenda poco chiara. Un errore irrimediabile, visto che interessati alla faccenda siamo anche noi, che conosciamo la storia e i retroscena della minaccia, compreso le generalità dei protagonisti.
Al sig. D.D.S., titolare della galleria d’arte E. B., possiamo solo consigliare di stare molto attento nel dare seguito al “consiglio” sul favore che la giornalista dovrebbe fare a sé stessa e alla propria famiglia, visto che non sarebbe l’unica persona a poter capire il perché di eventuali ritorsioni.
Pur essendo un Maestro del colore, neppure lo stesso Raffaello Sanzio avrebbe potuto immaginare che la sua presunta opera della “Madonna di Vallombrosa” si sarebbe tinta di giallo…
Gian J. Morici