La decisione del Consiglio – comunicata odiernamente dalla Presidenza Danese al Parlamento e che in concreto si muove nella direzione opposta alla libertà di movimento dei cittadini in area Schengen – rappresenta un colpo all’integrazione europea.
In una fase così cruciale dell’Unione Europea, tale decisione sottrae il tema della tutela delle frontiere e della sicurezza dei cittadini alla codecisione con il Parlamento europeo.
La definizione delle regole comuni per il ripristino eccezionale delle frontiere ad opera dei governi nazionali, che è l’obiettivo della decisione del Consiglio, appare frutto di una logica di retroguardia, insensata e lontana dalle attese dei cittadini.
“La ferma opposizione operata dal Parlamento alla reintroduzione del metodo intergovernativo nella tutela dei confini dei singoli Stati, riduce la fiducia nel metodo comunitario e alimenta quella spinta nazionalista che mina la coesione sociale ed i valori dell’integrazione politica ed economica europea.”
“Il ricorso alla Corte di Giustizia europea può essere il rimedio che il Parlamento europeo potrà esercitare per evitare che una delle conquiste più rilevanti dell’Unione Europea – l’area di libero movimento c.d. Schengen aperta ai cittadini di 25 Stati – venga azzerata con le inevitabili ripercussioni di natura politica ed economica.”
“I flussi migratori illegali e i crimini transnazionali – conclude Iacolino – debbono essere combattuti, invece, con la cooperazione di polizia e giudiziaria fra gli Stati membri ed i Paesi terzi e con meccanismi concreti di applicazione del Codice di frontiera che garantiscono la sicurezza, la libertà ed il benessere dei cittadini.”