Delia (Caltanissetta) – Lo stadio fu intitolato a Michele Dario Carvello che perse la vita in un incidente stradale nel 1993, a soli 15 anni.
La decisione fu presa allora, dall’amministrazione comunale, in seguito alla richiesta che il Prof. Francesco Leone del Coordinamento Interdisciplinare Trapianti dell’Università degli Studi di Catania, inviò al sindaco di Delia Antonino Salvaggio, dopo l’espianto degli organi di Michele Dario, perchè si facesse “promotore verso il Consiglio comunale di una tangibile dimostrazione di solidarietà dell’Amministrazione, verso la famiglia, con una targa commemorativa pubblica, per ricordare nel tempo il loro nobile gesto”.
<<E’ stata un’occasione non solo per ricordare Michele Dario Carvello e il suo amore per la vita e per lo sport – ha detto l’assessore ai Lavori pubblici, Gianfilippo Bancheri, ma anche per riflettere sul valore e sull’importanza sociale e umana della donazione d’organo, che il Prof. Leone a suo tempo evidenziò con la sua proposta: “… ancora una volta, da una famiglia colpita e sconvolta per il dramma della perdita di una persona cara, si ha dimostrazione e testimonianza di un alto senso di solidarietà umana, espressione di capacità di vivere l’intenso dolore della morte senza lasciarsi sopraffare, riuscendo a superare la forte spinta emotiva e restando aperta e sensibile alla sofferenza di altre persone. Merita grande riflessione il gesto di questa famiglia, il valore morale della donazione degli organi, il cui obiettivo è quello di strappare altre persone alla sofferenza e alla morte, restituendo loro la gioia di vivere>>.
Ed è proprio sulla gioia di vivere che si è soffermato il dott. Antonio Carvello, pediatra, papà del compianto Michele Dario, durante un breve incontro avuto con l’assessore Bancheri davanti lo stadio comunale, al termine dei lavori di ripristino dell’insegna.
<<La decisione presa a suo tempo, con mia moglie, di donare gli organi di nostro figlio, è stata la scelta giusta – ha detto il dott. Carvello. Oggi Michele è come se fosse ancora con noi, mentre due giovani ormai adulti, continuano a fare una vita normale, senza il vincolo della dialisi e liberi dagli accompagnatori. Tutto ciò per un semplice atto di solidarietà umana, quello della donazione, che noi auspichiamo si possa ripetere ogni qual volta è richiesto dalle circostanze, per quanto drammatiche e dolorose possano essere>>.