Agrigento – La prima ad intervenire è la candidata a sindaco Mariella Lo Bello, che, nel definire Èpolis “un nuovo gioco di società”, rilancia il valore di una piazza gremita di gente.
Non fa sconti la Lo Bello, al sindaco uscente Marco Zambuto, anch’egli nuovamente candidato alla poltrona di primo cittadino, accusato di mentire allorquando afferma di avere risanato il bilancio comunale.
Un no secco a quella politica clientelare che ha tramutato i diritti dei cittadini in favori in cambio di voti, ed un appello alle donne affinchè si facciano carico di un impegno straordinario che consenta ad Agrigento la speranza di un nuovo futuro.
È poi il turno del segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, che tratta i temi della politica su scala nazionale, partendo dalla riforma delle pensioni per arrivare alla nuova legge elettorale.
L’applauso e le risate partono quando riferendosi a Berlusconi ed alla ventilata ipotesi di voler cambiare nome al partito dopo le elezioni, dichiara: “Io gliene ho suggerito uno, perchè non ‘Viva la mamma’ ?….Neanche il creatore ha un altro stampino uguale per farne uno così… si è perso lo stampino”.
Non manca neppure una dura critica a Beppe Grillo, dopo le recenti dichiarazioni del comico sulla mafia che “non strangola”, con l’invito di andare a profferire le stesse parole dinanzi la lapide di La Torre e dinanzi ai familiari delle vittime di mafia.
Una critica, quella a Grillo, che ha suscitato l’applauso di molti dei presenti.
Sul palco con Bersani e la Lo Bello, tutti i vertici del Pd. Ci sono il segretario regionale Giuseppe Lupo, Angelo Capodicasa, Giacomino Di Benedetto, il segretario provinciale Emilio Messana, il sen. Benedetto Adragna.
A margine della manifestazione, a girare con un poster-bus attorno ai giardinetti, c’è Giuseppe Arnone.
Fa un po’ pena vedere l’ormai ex consigliere messo lì, in disparte, a girare da solo con il suo enorme manifesto provocatorio. Non è più quell’Arnone che negli anni ’90 che era riuscito a coinvolgere la città con le sue battaglie. Ma non è nemmeno l’Arnone che ancora qualche mese fa si autoproclamava sindaco di Agrigento per i prossimi dieci anni.
L’uomo gravido di verità, che avrebbe portato giustizia e democrazia impugnando il codice penale, non incanta più nessuno.
Troppa acqua è passata sotto i ponti…
L’opinion Leader della sinistra agrigentina, il Líder máximo – come si è sempre considerato -, è solo l’ombra di sé stesso. Troppi poster-bus, troppe sconfitte giudiziarie, troppe alleanze discutibili, unitamente ad una sempre maggiore pluralità dell’informazione, hanno messo a nudo la meschinità di certi dossieraggi, ai quali fanno da contraltare colpevoli silenzi, che, oggi più che mai, pesano come enormi macigni.
Caduti i veli, restano le frustrazioni forgiate sotto i colpi di maglio dell’odio.
Dell’eterna contesa dei guelfi e dei ghibellini di questa città, resta l’immalinconita figura di chi ormai solo, non trova altra compagnia che i suoi poster-bus.
Persino l’amico di sempre, il baffuto senatore Adragna, ha fatto la sua scelta: allo scomodo poster-bus, ha preferito – seppur restando nella retrovia – il palco del comizio. Accanto Bersani, Capodicasa, Di Benedetto e Messana. Sic transit gloria mundi disse Berlusconi dinanzi la fine di Gheddafi. Ma anche il colonnello, era ormai solo la tragica caricatura di quello che era stato l’uomo d’un tempo…
Chissà se terminata la stagione dell’odio, superata quella della pena infinita, l’oblio non possa cancellare definitivamente un ventennio che alla città di Agrigento non ha consegnato nulla di positivo…
gjm
Gheddafi venne con la foto appuntata sul petto si al-Mukhtār, accompagnato dall’ormai anziano figlio dell’eroe libico.
Arnone quale foto si appunterà sul petto?
E la tenda gliela presterà D’Orsi?
Dopo avere calcato il palcoscenico di Teleacras con cadenza ossessiva, Arnone si avvia alla fine più ingloriosa per uno che aveva sognato in grande e finisce invece piccolo-piccolo nel dimenticatoio più assoluto. Il suo epitaffio politico, nonostante i tentativi di riciclarsi dietro la coda di qualcuno, è già scritto. Ma il vero epitaffio, quello che lo lascerà isolato da ogni contesto civile, è in corso di scrittura. Il tempo, che è galantuomo, si riserva ancora di restituirgli ben altro, forse al di là di quello che lui stesso immagina.