Agrigento – Pubblichiamo integralmente quella che riteniamo sia l’adeguata risposta del giornale Grandangolo alle accuse infondate – per non dire altro – mosse dal candidato sindaco Giuseppe Arnone:
Per vent’anni hanno dettato legge in questa città e forse oltre. Hanno deciso, a tavolino, chi aggredire o meno. Sollecitando e ispirando inchieste giudiziarie che hanno poi fatto la fine del topo. L’ultima in ordine di tempo quella a carico dell’ing. Francesco Vitellaro, “Timpa dei palombi”, che ha visto il professionista sprezzante e vincente: “Processatemi, non voglio la prescrizione”. Ed in Corte d’Appello, il Procuratore generale sembrava il legale dell’imputato, tante sono state le sciocchezze giudiziarie accumulate in un solo processo che è costato allo Stato centinaia di migliaia di euro di perizie.
Insieme hanno gettato nello sconforto decine e decine di famiglie. Da un lato il preteso anti-mafioso Giuseppe Arnone e dall’altro l’arrestato per mafia, Giovanni Miccichè, proprietario attraverso un prestanome (un vizio, anzi un reato) di Teleacras. Oggi, per nascondere all’opinione pubblica che Miccichè è stato raggiunto da una informativa tipica antimafia sottoscritta dalla Prefettura, Arnone non ha saputo fare di meglio che dichiarare in tv che il direttore di questo giornale “con un comportamento ignobile” vuol fare chiudere Teleacras. E ha gonfiato il petto dicendo che si trova a Roma “per difendere la tv” dalle doverose iniziative dello Stato finalmente attenta e vigile sulle problematiche legate al condizionamento mafioso. E’ arrivato, finalmente, il momento di rendere conto delle proprie azioni. Arnone, come sempre, ha memoria corta. Dimentica di essere stato “postino” sottobanco di atti e verbali e di aver praticato, con la dolosa complicità contrattualizzata di Giovanni Miccichè, killeraggio morale e mediatico a tutta birra. E ha dimenticato di essere stato il primo, quando non c’erano le condizioni (oggi si) ad invocare la cacciata di Miccichè dalla stanza dei bottoni di Teleacras, definito mafio-imprenditore. E non perdeva occasione di informare l’opinione pubblica di come l’imprenditore, a capo insieme a Filippo Salamone, della mafiosa Impresem, condizionava la televisione non solo dal punto di vista giornalistico ma anche amministrativo. Finte cooperative di lavoratori-giornalisti, trucchi, pagamenti da terzo mondo. Ed invocava l’intervento di ordine dei giornalisti e Assostampa. Oggi, Arnone oltre ad affermare il falso (“Questo direttore vuol far chiudere Teleacras”) dato che è la Prefettura che ha sottoscritto l’informativa antimafia, tace sul fatto che ad oggi i giornalisti di Teleacras non percepiscono lo stipendio da luglio 2011. Un silenzio osceno che potrebbe essere perdonato se Arnone assumerà la difesa dei lavoratori-giornalisti facendo causa all’editore, liberando così i colleghi dalla schiavitù intellettuale e professionale. E potremo sorvolare sull’attuale comportamento di Arnone se inviterà, come ha fatto in passato, gli enti pubblici (Comune di Porto Empedocle, Ribera, Agrigento, Provincia, Regione e molti altri) a non intrattenere rapporti commerciali come prevede la legge. Questo direttore non vuol far chiudere Teleacras. Ci stanno pensando efficacemente e da soli Arnone e Miccichè.
Arnone ha memoria corta, ve lo abbiamo detto. Ma anche Miccichè. Ed è giunto il momento per ricordar loro cosa si sono detti qualche anno fa dagli schermi delle tv. Anche di questo il Ministero alle attività produttive, il Corecom, la Regione Siciliana e l’opinione pubblica, debbono conservare memoria. Ecco i filmati chiarificatori. Corredati dal testo di un nostro articolo pubblicato in questo sito lo scorso 26 marzo che si riporta:
Sembra una farsa. E pretendono di darla a bera alll’opinione pubblica. Oggi, finalmente, si sta giocando a carte scoperte. E lo sta facendo lo Stato con i suoi interventi, tardivi, riteniamo noi. Un balletto che si consuma nelle stesse stanze dove sono state partorite le imprese che avrebbero dovuto portare alla realizzazione del centro commerciale “Moses”. Un balletto che vede per protagonisti Giovanmni Miccichè e Peppe Arnone. Che spesso dimenticano. Forse è meglio rispolverare la loro memoria: Siamo nel 1999. Giovanni Miccichè aveva lasciato da qualche tempo il carcere dell’Ucciardone dopo essere stato arrestato per mafia. Verrà riarrestato tempo dopo per aver nascosto qualche miliardo di lire all’autorità giudiziaria che voleva sequestrarglielo (il relativo il provvedimento di cattura è pubblicato a parte in questo sito). L’immagine a sinistra è il primo fotogramma di un filmato che ritrae proprio il direttore editoriale di Teleacras che, il 5 febbraio di quell’anno, decise di attaccare pubblicamente Giuseppe Arnone, che lo aggrediva quotidianamente, con un editoriale che svelò allora esattamente ciò che accade adesso. Ed ancora il contratto non era stato firmato. Arnone e Legambiente (si, Legambiente che beneficiava dei passaggi tv dell’allora indagato-imputato per mafia Miccichè. A tal proposito vi mostrimo un altro filmato che ragguaglia su tutte le fatture emesse da Teleacras in quegli anni indicandovi persino quelle non pagate).
L’immagine a destra è il primo fotogramma di un filmato che ritrae Arnone alle prese con uno spazio autogestito con il quale chiedeva di togliere dal controllo di Miccichè l’emittente tv Teleacras perché Miccichè (con Filippo Salamone) era sottoposto ad indagine per mafia. E svelava i torbidi interessi che ruotavano attorno ad un terreno a cui si cambiare destinazione d’uso, da agricolo ad edificabile, per realizzare case per gli appartenenti alle forze dell’ordine. Arnone mostrò la relativa documentazione tirando in ballo oltre a Miccichè e Salamone, anche Enza Pecorelli. L’ambientalista, che in Consiglio comunale aveva votato favorevolmente il cambio di destinazione (sollecitato, una raccomandazione, insomma da Giovanni Miccichè, come ebbe a dire successivamente in Tribunale e sotto giuramento) alimentò una battaglia mediatica senza precedenti per impedire l’arricchimento di Miccichè e soci valutato da Arnone in parecchi miliardi delle vecchie lire. Poi Miccichè ed Arnone fecero la pace e quel terreno, grazie all’aiuto di Arnone – che contrariamente alle dichiarazioni di voto – non votò contro, cambiò destinazione d’uso diventando da agricolo in commerciale per realizzare il centro Moses. Il patto tra Arnone e Miccichè che Grandangolo ha sempre chiamato, dopo averlo scovato, “il contratto” era stato siglato qualche mese prima, nel febbraio 2005 quando proprio l’imprenditore era gravato da una pesante condanna per associazione mafiosa (annullata nei successivi gradi di giudizio). Oggi, alla luce di quanto sta avvenendo, della rivolta morale di tanti cittadini che si sono stufati dello scorretto strapotere mediatico dell’insolita coppia agli interventi dello Stato, quei filmati vanno rivisti e letti coniugandoli con gli eventi successivi per avere così un quadro più esauriente di ciò che è avvenuto in questi anni.
A seguire il documento che potete leggere integralmente sulla normativa Antimafia nei confronti di Teleacras.
Leggi o scarica: Qui
Guarda i video delle accuse di Miccichè ad Arnone e delle accuse di Arnone rivolte a Miccichè.
Il delirio di onnipotenza che ottenebra il cervello di Arnone ed il detentore della emittente Teleacras, impedisce loro perfino di avere quel minimo di pudore che dovrebbe farli nascondere dalla vita pubblica di questa città. Ed invece, ce li ritroviamo ancora presenti ogni giorno a dettare leggi, propinare false informazioni e continue aggressioni. Cosa ci vuole perchè le istituzioni restituiscano un minimo di credibilità al tanto sbandierato, ma calpestato, concetto di legalità? A cosa dobbiamo attribuire tutta questa indulgenza che dà solo luogo ad una manifesta impunibilità?
Chi di stampa ferisce di stampa perisce
Tra pochi giorni Arnone capirà che l’epoca dei furbi e dei falsi profeti è definitivamente finita……..conoscendo il personaggio non la prenderà bene…..ma è esattamente ciò che merita.
Le chiacchiere si possono fare quando la gente sta bene, quando non ci sono i soldi per fare la spesa, populismo e demagogia non servono a nulla.