Agrigento – La vicenda Arnone – Di Marco che è costata all’avvocato ambientalista, ex Pd, candidato a sindaco di Agrigento, l’imputazione e una richiesta di rinvio a giudizio per tentativo di estorsione e lesioni personali aggravate.
Ciò che sembrava chiaro, a parole, secondo le innumerevoli prese di posizione di Arnone, chiaro non è. Anzi, tutto è fosco, nebuloso ed a chiarire i misteri non ha contribuito lo stesso consigliere comunale, come affermato pomposamente nelle conferenze stampa. Molte cose sono state taciute e l’opinione pubblica, davanti ad un atto così grave, non può avere come versione quella del candidato sindaco. Già la settimana passata avevamo aperto ampi squarci di luce, attraverso la testimonianza della donna che accusa l’avvocato, Maria Grazia Di Marco. Ed oggi continuiamo a farlo sempre con le sue parole. L’opinione pubblica poi confronterà le due versioni, adesso sì note, e saprà valutare. La Procura, prima di tutti, ha già valutato. E chiede al Gup del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto il processo. Ecco la seconda ed ultima parte del racconto di Maria Grazia Di Marco (la prima parte la trovate qui: http://www.grandangoloagrigento.it/?p=27135) che rievoca le vicende che riguardano il figlio. Domanda: Veniamo ai fatti da lei denunciati nella querela da lei sporta in data 24 settembre 2011 presso la Stazione CC di Villaseta? Risposta: Si confermo integralmente quanto da me dichiarato in querela in ordine ai fatti per cui è procedimento. Domanda: Signora ci vuole riferire anche a noi cosa è successo in data 24 settembre 2011 presso lo studio dell’avv. Arnone? Per iniziare chi ha avuto l’iniziativa dì questo incontro. Risposta: L’iniziativa la ebbe l’avv. Arnone mandandomi un sms. A questo punto la signora consegna al Magistrato il cellulare summenzionato Il magistrato rileva che il suddetto messaggio è stato inviato dal mittente alle ore 04:33:31 del 24/09/2011 e che viene integralmente trascritto: “se vuoi anche solo per parlare o per essere aiutata alle otto o otto e mezza ci possiamo vedere”. Risposta: Aggiungo che, successivamente a questo primo messaggio, ne ho ricevuto un altro nel quale l’Arnone mi diceva che ci potevano vedere nel suo studio. Questo messaggio però non l’ho conservato in memoria. Aggiungo inoltre che io mandai un messaggio ad Arnone dicendogli che andava bene e che sarei andata presso il suo studio. Domanda: Ma lei è sicura che, magari, il giorno prima non l’aveva lei chiamato chiedendogli di vedervi per altre ragioni, per esempio perché aveva bisogno di soldi,- visto che come ci ha detto di sopra, spesso Arnone la aiutava ad arrivare alla fine del mese? Risposta: E’ vero, come ho detto di sopra, l’Arnone mi aiutava dandomi dei soldi che poi ho sempre restituito. Preciso che, in questa occasione, non il giorno prima rispetto al 24 settembre u.s., bensì una settimana prima circa non so se ero stata io o lui a chiamarmi, in ogni caso gli dissi che non avevo più i soldi neanche per comprare l’acqua…. Dicendogli che non avevo neanche i soldi per comprare l’acqua ero ben consapevole che l’Arnone mi avrebbe aiutato economicamente come peraltro l’abbiamo già detto di sopra, faceva molto spesso. Domanda: Quando la mattina del 24 settembre è andata dall’Arnone per quale ragione è andata? Risposta: Dottore, ma come per quale ragione? Ovviamente sono andata a farmi dare dei soldi dall’Arnone! Sinceramente non immaginavo quanto mi avrebbe dato. E infatti quando mi ha dato 300 euro ero molto contenta perché solitamente. Quando avevo bisogno, mi dava al massimo 50/80 euro a volta. Domanda: Cosa successe quella mattina? Risposta: Preciso: io andai nello studio di Arnone intorno alle ore..8′.15 – 08.20 del 24 settembre u.s.. Arnone mi fece accomodare nel suo studio immediatamente, una volta seduta sulla sedia vicino alla sua scrivania tirò fuori il suo portafogli e mi diede 300 euro. Domanda: A questo punto che cosa succede? Risposta: Non dandomi neanche il tempo di ringraziarlo, mentre io riponevo i soldi che lui mi aveva dato nella mia borsa, l’avv. Arnone iniziò a dirmi, con un fare, come dire autoritario/deciso, frasi del seguente tenore: “Maria Grazia mi devi firmare una dichiarazione per quanto riguarda San Leone” Domanda: Lei che cosa gli ha risposto? Risposta: innanzitutto devo precisare che, nel dirmi quella frase di cui sopra, Arnone si era seduto sul divano vicino alla mia sedia (eravamo ad una distanza massimo di 40 cm..) Io gli risposi che della vicenda di San Leone non mi interessava più nulla e non volevo fare alcunché. A questo punto l’avv. Arnone si alzò di scatto dal divano ed io feci la stessa cosa. Fu in quel momento che, entrambi in piedi, uno di fronte all’altro, lui mi prese con forza entrambe le braccia bloccandomi. Iniziò a scuotermi forte forte, e in stato di grande agitazione, con gli occhi fuori dalle orbite mi gridò: “Maria Grazia mi fai perdere 20 mila euro”. Io, molto spaventata risposi: “di che?”. Lui, di contro, gridando sempre più forte e scuotendomi per le braccia mi diceva: “Mi devi firmare questa dichiarazione…” Nel dirmi ciò, mi accorsi che stava per darmi una testata in faccia, ed io riuscii per fortuna, liberatami il braccio destro dalla sua morsa, a mettere il mio gomito sul suo collo. Lui, contestualmente, mi dava un violento schiaffo con la sua mano sinistra, colpendomi l’orecchio destro. Immediatamente dopo mi dava un forte schiaffo anche con la sua mano destra sul mio orecchio sinistro. Domanda: Poi cosa succede? Risposta: A quel punto, io incominciai a stare male perché io porto un apparecchio acustico all’orecchio destro (l’unico orecchio capace di udito peraltro) e, a seguito dello schiaffo, detto apparecchio (e. d. “chiocciola”) mi è entrato dentro il padiglione auricolare, causandomi un forte tremore, perché l’apparecchietto al quale è legata la chiocciola, con l’impatto dello schiaffo, non ha avuto modo di regolare il suono derivante dallo stesso impatto, sicché io ebbi la sensazione come di uno scoppio di una bomba e iniziai a tremare. Tanto ciò è vero che pur vedendo arrivare lo schiaffo sull’orecchio sinistro non avvertii nessun dolore. Domanda: Poi? Risposta: L’Arnone, non accorgendosi che io stavo male e tremavo, mi prese per i capelli sul mio lato sinistro tirandomi verso il basso. Quando poi io iniziai a gridare “sto male sto male ma che fai, mi hai dato uno schiaffo nell’apparecchietto, l’avv. Arnone si è bloccato, probabilmente anche lui spaventatosi per la mia reazione, mi ha fatto sedere ed è andato a prendere dell’acqua con dello zucchero che poi mi ha dato. Io, in ogni caso, continuavo a tremare. Domanda: Poi? Risposta: Nel giro di due/tre minuti il tremore si è calmato, e l’avv. Arnone pur non tenendomi più per le braccia, sempre però con un tono molto alto diceva: “mi devi firmare questa dichiarazione, tra lunedì e mercoledì vengo a trovarti in ufficio e tu me la firmi”. Domanda: Lei cosa rispose a quel punto? Risposta: Io, avendo molta paura, mai infatti mi sarei aspettato un comportamento del genere, pur di scappare gli ho detto “va bene va bene…”. Mentre mi accompagnava alla porta, l’avv. Arnone mi diceva “ti seguo con la mia macchina e ti accompagno sotto casa”. Io credo che lui volesse seguire me che tornavo a casa con la mia macchina perché probabilmente temeva che io potessi andare a raccontare a qualcuno quello che era appena accaduto. Domanda: Signora, torniamo per un momento indietro. Ma quale era la dichiarazione che l’avv. Arnone voleva che lei firmasse? Risposta: Non so con precisione quale dichiarazione voleva che io firmassi, certamente qualcosa che aveva a che fare con la vicenda del villino di San Leone che permettesse a lui di rimanere protagonista della stessa vicenda potendo così ottenere quei soldi; quei.20.mila, 40 mila euro. che luì reclamava, asserendo di averli anticipati ai Falzone. Ribadisco, circostanza quest’ultima cioè quella dell’anticipo ai Falzone da parte dell’Arnone da lui a me sempre raccontata ma non so dire se veritiera. Domanda: A questo punto lei esce con la sua macchina, Arnone la segue con la propria e poi cosa succede? Risposta: Una volta che io entro nel portone di casa mia lui si allontana. Domanda: E poi, lei una volta entrata in casa cosa fa? Risposta: Trovai i miei figli che stavano ancora dormendo. Entrai in cucina e, nel mentre prendevo dell’acqua da bere per tranquillizzarmi, mia figlia, svegliatasi, sopraggiungeva anche lei in cucina. In quel momento, accusai nuovamente il tremore di cui sopra, probabilmente dovuto al problema dell’apparecchio acustico, mia figlia si spaventò e mi chiese cosa fosse successe. Io raccontai tutto a mia figlia dicendogli che l’avv. Arnone mi aveva messo le mani addosso e che intendevo andare a denunciare il tutto ai Carabinieri. In quel preciso momento sopraggiungeva anche mio figlio il quale sentì quello che stavo dicendo e, molto adirato senza dire nulla, andava nella sua camera, si vestiva velocemente, prendeva le chiavi del motore e usciva velocemente di casa. Io gridai a mio figlio di fermarsi perché, temevo che volesse andare a chiarire la vicenda con l’Arnone ed ero preoccupata che mio figlio potesse fare qualcosa di sbagliato. Domanda: Signora mi faccia capire, che cosa pensava suo figlio potesse fare? Risposta: Mio figlio mi ha sentito dire che l’avv. Arnone mi aveva messo le mani addosso. Secondo lei che cosa temevo che mio figlio potesse fare? Aggiungo, se lei o uno dei due Carabinieri qui con lei, magari quando eravate giovani, aveste saputo che vostra madre era stata picchiata, cosa avreste fatto? Domanda: va bene va bene. Che cosa fa lei signora dopo? Risposta: di corsa scendo dall’appartamento per recarmi alla Stazione dei Carabinieri di Villaseta per raccontare quanto era accaduto e per avvertirli della possibile reazione di mio figlio nei confronti dell’avv. Arnone. Sulla strada, io ero in macchina, incontravo una pattuglia dei Carabinieri e la fermavo. In quel momento dicevo ai Carabinieri: “io sto andando a denunciare quanto mi ha fatto l’avv. Arnone, cercate di fermare mio figlio che si sta dirigendo verso dì lui, perché non so cosa voglia fare”. Domanda: Poi cosa succede? Risposta: Io vado dai Carabinieri per denunciare quanto accaduto, cioè quello che vi ho appena descritto. Quando ero dai Carabinieri, mi chiamava l’avv. Arnone dicendomi di aver visto una telefonata di mio figlio, chiedendomi che cosa lui volesse. Io risposi che non sapevo che cosa voleva mio figlio da lui… e che io ero in quel momento dai Carabinieri per denunciare quanto lui mi aveva fatto. L’avv. Arnone, dopo massimo 10 minuti, si presentava presso la Stazione Carabinieri di Villaseta. Io ero nel cortile della caserma, saranno state al massimo le 09.30 del mattino. Domanda: Cosa le disse l’avv. Arnone? Risposta: Iniziò a supplicarmi chiedendomi di non fare niente, di andarmene. Io gli rispondevo “stammi lontano, non mi parlare, non mi interessa niente dei Falzone di San Leone, stammi alla larga”. Preciso che queste cose gliele dicevo gridando e molti Carabinieri si sono affacciati dalle finestre dicendomi di non gridare perché loro lavoravano. Io risposi loro di allontanarmi “questo essere”.Poi due Carabinieri, molto gentili, hanno preso Arnone e l’hanno accompagnato all’interno della caserma. Dopo al massimo 10 minuti, arrivava mio figlio con gli altri Carabinieri, che nel frattempo l’avevano fermato in prossimità dello studio dell’avv. Arnone in via Minerva. Eravamo nel cortile della caserma, io, mio figlio e i due Carabinieri che l’avevano fermato. Nel frattempo, arrivava l’Arnone nel cortile e, con fare provocatorio nei confronti di mio figlio, quasi lo sfidava. Io dissi ai Carabinieri di tenere mio figlio perché avevo visto quanto lui era arrabbiato. Loro non mi diedero retta e così mio figlio riuscì a raggiungere Arnone e a spingerlo per terra. Intervenivano poi altri Carabinieri che calmavano la situazione. Domanda: Cosa successe dopo, nei giorni successiva? Risposta: Innanzitutto voglio evidenziare che io mi preoccupai moltissimo quando lessi il verbale dei carabinieri nel quale si diceva che mio figlio era stato trovato in possesso di un pezzo di ferro di 30 cm. e di guanti neri. Ero preoccupata, perché temevo che si potesse pensare che mio figlio voleva utilizzare quanto sequestrato per fare del male ad Arnone. Voglio dirvi, con assoluta sincerità che quanto trovato era già nella custodia del motore e mio figlio non lo voleva utilizzare per fare del male ad Arnone. Anche perché io conosco bene mio figlio, eventualmente avrebbe usato solo le mani, come peraltro ha fatto anche davanti ai carabinieri della Stazione di Villaseta. Così, il giorno dopo contattavo l’avv. Salvatore Re, proprio per difendere mio figlio, che rischiava di essere ingiustamente accusato, essendo stata io, in realtà, ad avere subito un’aggressione dall’avv. Arnone. Domanda: Nei giorni successivi lei ha avuto dei contatti con l’avv. Arnone? Risposta: No. Il giorno successivo, il 25 settembre u.s., io ero con l’avv. Re nel suo studio e, dopo che ho raccontato al difensore tutto quanto era accaduto, l’avv. Re chiamava in mia presenza l’avv. Arnone dicendogli: “io ho qua davanti la signora Di Marco Maria Grazia che mi sta incaricando per difendere suo figlio per la vicenda che ti ha visto protagonista”. L’avv. Arnone rispondeva che sarebbe arrivato da un momento all’altro e così io,che non lo volevo vedere, decidevo di andare via. Domanda: Cosa succede successivamente? Risposta: L’indomani mi recai dall’avv. Re, il quale mi raccontò dell’incontro che aveva avuto con l’avv. Arnone. Mi disse che l’avv. Arnone gli aveva raccontato nei dettagli tutta la vicenda legata al villino di San Leone. Io dissi all’avv. Re di non essere minimamente interessata alla vicenda di San Leone e che l’unico mio interesse era quello che mio figlio non avesse nessun problema per quello che era successo dopo l’aggressione da me subita da parte di Arnone. Domanda: Mi perdoni signora, mi faccia capire, ma lei aveva parlato all’avvocato Re dell’aggressione subita da parte di Arnone? Risposta: Certo che gli raccontai la vicenda, non nei dettegli come ho fatto con voi oggi e come feci con i carabinieri di Villaseta il 24 settembre, ma sicuramente gliela raccontai. Domanda: D’accordo, cosa è accaduto successivamente? Risposta: II 26 settembre, se non ricordo male, andai dall’avv. Re con mio figlio affinchè lo stesso conferisse mandato difensivo all’avvocato. In quella occasione, l’avv. Re fatto uscire dalla stanza mio figlio, mi disse che se avessi ritirato la querela nei confronti dell’Arnone mio figlio ne sarebbe uscito pulito. Domanda: Lei allora ritirò la querela? Risposta: Preciso, non subito dopo il colloquio con l’avv. Re, ma subito dopo aver ricevuto un messaggio srms dall’avv. Arnone dove mi dicevi che tutto era a posto e che aveva chiarito con il magistrato (cioè con lei, dott. Maggioni). Domanda: E’ in possesso di questo messaggio? Risposta: Si e ve lo mostro. A questo punto la signora consegna al magistrato il cellulare summenzionato. Il magistrato rileva che il suddetto messaggio è stato inviato dal mittente alle ore 10:24:22 del 29/09/2011 e che viene integralmente trascritto: “voglio darti io la bella notizia: abbiamo appena parlato col magistrato, tutto risolto per tuo figlio nel modo migliore, mi ha pure chiamato ieri il prof. Piazza”. Domanda: Dunque? Risposta: Lo stesso giorno io chiamai l’avv. Re e poi mi presentai presso il suo studio nel pomeriggio, chiedendogli se effettivamente era tutto risolto. L’avv. Re mi disse che, in realtà, non c’era nulla di scritto e di non ritirare la querela e pazientare. A quel punto io telefonai all’avv. Arnone, ci vedemmo al bar del Villaggio Peruzzo, e lui mi disse di stare tranquilla chiedendomi perché ancora non avevo ritirato la querela atteso che lui pensava che l’avv. Re mi avesse convinto dell’opportunità di ritirarla. Domanda: Come si concluse questo colloquio con l’avv. Arnone? Risposta: Rimanemmo d’accordo che io avrei ritirato la querela, come poi ho fatto il successivo 4 ottobre u.s., a prescindere da quello che mi diceva l’avv. Re.
Incredibile ma elementare….vediamo.
Il magistrato rileva che il suddetto messaggio è stato inviato dal mittente alle ore 10:24:22 del 29/09/2011 e che viene integralmente trascritto: “voglio darti io la bella notizia: abbiamo appena parlato col magistrato, tutto risolto per tuo figlio nel modo migliore, mi ha pure chiamato ieri il prof. Piazza”
Con queste parole, indubbiamente sue….l’esimio avvocato Arnone aggiunge qualche altro reato ai già pesanti capi di imputazione.
Infatti, egli induce con la frode e con la menzogna la signora De Marco a ritirare la querela.
Oppure dobbiamo credere che un magistrato in Sicilia abbia concordato o comunque dato informazioni direttamente (Arnone dice “abbiamo parlato…..”) alla persona oggetto di una querela sulla posizione di un altro procedimento scaturito dal primo evento. Se così fosse questo magistrato avrebbe favorito una delle parti rilevando atti del proprio ufficio.
Con il suo messaggio autografo Arnone ha fatto anche un bel regalo al prof. Piazza, non so chi sia ma sarà certamente contento…..
Io sono innocente volevo solo farle una carezza essendo mia amica,e vi do dimostrazione in campagna elettorale per che io presenterò tutte le Donne di AGRIGENTO al consiglio COMUNALE.