Agrigento – A leggere quanto pubblicato oggi da Grandangolo, sembra quasi di sentir cantare Renato Zero:
“….C’é un’infelice ovunque vai,
voglio allargare il giro dei clienti miei.
Io vendo (case) desideri e speranze in confezione spray…”.
Altro che terra di Pirandello. Agrigento, a buon titolo, potrebbe essere patria adottiva di Antonio De Curtis, in arte Totò le Mokò. Chi non ricorda l’episodio del film “Tototruffa 62” nel quale Totò riuscì a vendere la fontana di Trevi ad un turista americano?
Chi avrebbe mai pensato che ad Agrigento quell’episodio magistralmente scritto da Totò diventasse realtà e vedesse coinvolto (sicuramente involontariamente) il più noto dei nostri avvocati cassazionisti-ecologisti-antiabusivisti e via dicendo?
Ricordate la vicenda Di Marco? Sì, proprio quella della villa di San Leone che costruita – in buona parte abusivamente – in zona A (parco archeologico) avrebbe dovuto essere soggetta a demolizione (clicca qui).
Grazie all’intervento di Giuseppe Arnone, la villa abusiva, era stata promessa in vendita ai sigg.ri Falzone.
Una transazione che ha visto il buon Peppino vestire i panni dell’avvocato (della signora Maria Grazia Di Marco – con i “risultati” che tutti conosciamo – clicca qui), del mediatore (di costruzioni abusive in zona A), ma mai quelli dell’ambientalista antiabusivista, né tantomeno quelli del consigliere comunale giustizialista per eccellenza.
Grazie a Grandangolo, oggi apprendiamo che non solo la villa in questione era abusiva, ma non era neppure interamente nella proprietà del signor Consiglio Vincenzo (nuovo proprietario grazie ad un atto notarile presumibilmente “allegro”, redatto a quanto pare per sottrarre il bene ai creditori dei Di Marco).
Secondo quanto pubblicato da Grandangolo, “l’edificio, in particolare la particella 625 sub3, era stata colpita da ordinanza di demolizione n° 41 del 27 gennaio 1983 e dal provvedimento di acquisizione n° 143 del 5 marzo 1985.
L’8 luglio 2008, veniva respinta la richiesta di sanatoria.
Povero Arnone, un’altra tegola che inaspettatamente gli arriva sul capo.
Lui, avvocato-consigliere-ambientalista che dell’antiabusivismo aveva fatto il suo cavallo di battaglia per anni, coinvolto nella vendita di un edificio abusivo, e per di più già proprietà del Comune.
Ma del resto, cosa ne poteva sapere il poverino che conosceva quella casa solo perché Legambiente (nella persona dell’oggi presidente regionale Domenico Fontana), l’aveva utilizzata come base per effettuare i sopralluoghi al fine di accertare le violazioni edilizie commesse dall’ex sindaco Sodano?
Avrebbero forse dovuto controllare il posto dove tenevano ben piantati i piedi a terra?
Come poteva Arnone immaginare che una casa costruita a ridosso del fiume e in piena zona A, fosse abusiva?
Ne tantomeno se ne poteva accorgere dal momento in cui aveva avuto l’incarico (con procura speciale) a vendere il bene.
E da consigliere comunale, chi doveva informarlo che stava vendendo un bene del Comune e non dei privati dai quali aveva ottenuto l’incarico?
Una vicenda grottesca, dalla quale danneggiati sarebbero gli acquirenti (che corrono il rischio di aver comprato aria fritta) e il Comune di Agrigento, che avrebbe visto esitato un bene di sua proprietà, senza che l’ente avesse indetto alcun bando e senza ricavare nulla dalla vendita.
Neppure un giornalino locale – sebbene il suo direttore sia persona tanto attenta da aver scoperto che un altro candidato a sindaco della città, aveva una controversia con il Comune – ha posto l’attenzione sul candidato sindaco Giuseppe Arnone, che (certamente suo malgrado) si è ritrovato ad essere protagonista di una vendita alla Totò le Mokò…
Arnone, poverino, sicuramente “distratto”, si starà ancora chiedendo come mai è capitato giusto a lui….
“….C’é un’infelice ovunque vai,
voglio allargare il giro dei clienti miei.
Io vendo (case) desideri e speranze in confezione spray…”
Gian J. Morici
7 Responses to Giuseppe Arnone: Faccio in fretta un altro inventario…