Anticipazioni di tre articoli a firma di Alida Amico, pubblicati sul settimanale già in edicola.
Cominciamo con quello che più ci riguarda da vicino. Il rinvio a giudizio del presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, che proprio nella giornata di ieri, è stato intervistato dalle Iene:
“Giudizio immediato per il presidente della Provincia Eugenio D’Orsi del Mpa. Il gip del Tribunale di Agrigento Stefano Zammuto – accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica – ha disposto il processo immediato di D’Orsi, per peculato, concussione, abuso d’ufficio e truffa. La prima udienza, è già stata fissata per il prossimo 23 gennaio del 2012. Un “terremoto giudiziario”, aveva investito lo scorso ottobre, il presidente della Provincia agrigentina, insieme ad altri 13 dirigenti e funzionari dell’ente…
L’imputato D’Orsi, al processo, dovrà riuscire a scrollarsi di dosso, la pesante accusa di avere trasformato in questi anni la Provincia di Agrigento in una “Cuccagna”, in dispregio delle leggi…
Paradosso pirandelliano: il D’Orsi si ritrova oggi indagato dalle stesse Fiamme Gialle, che negli ultimi mesi gli garantivano anche la tutela (dopo che gli fu incendiata la casa di villeggiatura)…
Il siluro D’Alia. L’unico esponente politico, che ha sollevato il “caso D’Orsi” all’ombra dei Templi, è stato finora il senatore Giampiero D’Alia dell’Udc…
“Fino a quando ci sarà D’Orsi alla Provincia di Agrigento, non saremo alleati del Mpa. Non ci è piaciuto che qualcuno abbia scritto un comunicato di solidarietà al presidente D’Orsi – ha bacchettato D’Alia – l’indomani dall’avviso di garanzia. Ed abbia inserito tra le sigle dei partiti anche quella dell’Udc, che non ha rappresentanti in consiglio provinciale…” Con ulteriore avviso ai naviganti: “Non potrà essere candidato del terzo polo, chi parla di complotti”. Esplicita allusione al D’Orsi, che aveva interpretato il “ciclone giudiziario” in termini complottardi…
La difesa di Di Mauro. “Il presidente D’Orsi ha parlato di complotto a caldo – prova a difenderlo il deputato regionale Roberto Di Mauro (Mpa) – subito dopo avere ricevuto l’avviso di garanzia e preso dal comprensibile sconforto del momento…”
Anche i 3 consiglieri provinciali in quota Pd, ne prendono cautamente le distanze, per lo “smarrimento nei cittadini” che suscita la vicenda giudiziaria. Il Pd, si accinge però ad entrare in giunta – al posto dei 2 “tecnici” di area – scatenando le ire di Idv e Sel. Gestione precaria….
D’Orsi, si era intestato la battaglia per l’aeroporto nella piana di Licata: per protesta, si accampò in una tenda montata davanti ai giardini del palazzo della Provincia. Mentre per esprimere a Lombardo – sotto inchiesta della magistratura catanese – la sua solidarietà, non esitò ad indossare una maglietta nera, con la scritta: “Se Lombardo è mafioso, lo sono anch’io”…
Il “giallo” rigassificatore Nonostante il consiglio provinciale fosse contrario al rigassificatore di Porto Empedocle, votando a maggioranza un odg ad hoc, il D’Orsi ha revocato il mandato al legale Giuseppe Aiello, per la costituzione in giudizio, alla vigilia dell’udienza davanti al Tar del Lazio. Un’altra vicenda opaca, su cui avrebbe già acceso i riflettori la magistratura agrigentina.”
Dall’aeroporto dorsiano, a quello di Enna, made in China:
“L’imponente struttura – scrive la Amico -, avrebbe piste di atterraggio, lunghe 5 km. Nulla da invidiare a Malpensa o a Fiumicino. Esteticamente, il design dell’avveniristico aeroporto del futuro, si ispirerà ai petali della “zagara”: alludendo al fiore di arancio in versione hi-tech, simbolo importante sia per i siciliani che i cinesi. Il progetto dell’aeroporto internazionale “made in China” che permetterebbe l’atterraggio di voli intercontinentali commerciali dalla Cina nel cuore del Mediterraneo – una porta d’ingresso (nel sud Europa) soprattutto per le merci del Sol Levante – dovrebbe sorgere nel cuore della Sicilia: in territorio di Centuripe, comune di circa 6 mila anime in provincia di Enna. L’investitore con gli “occhi a mandorla” disposto a finanziare il mega scalo – gettando sul tavolo 300 milioni di euro – è la holding cinese Hna (Hainan Airlines Company Limited), tramite la. compagnia aerea del gruppo, la Gran China Air. Insomma, i cinesi – che stanno facendo shopping di infrastrutture europee a gò gò (dall’ aeroporto di Atene, alle catene di alberghi spagnoli), potrebbero sbarcare quanto prima nel centro della Sicilia…
Concretizzando il progetto a cui da anni lavora l’affiatata “triade” ennese: il senatore del Pd Mirello Crisafulli ( gran commis della mega struttura), il presidente della fondazione Kore, Cataldo Salerno, nonché il preside della facoltà di Ingegneria dell’Università ennese, Giovanni Tesoriere(che ha redatto il progetto di massima)…
Ma a Palazzo d’Orleans, da almeno 3 anni c’è chi lavora per attrarre investimenti del Sol Levante, facendo la spola con Pechino. Dall’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, allo stesso presidente della Regione Lombardo…
La holding cinese Hna, vuol fare infatti dell’isola, una “piattaforma” logistica infrastrutturale. Investirebbe oltre che nell’aeroporto intercontinentale, anche negli altri 2 porti strategici di Pozzallo ed Augusta, nell’interporto di Catania. Che farebbero parte, in tal modo, dello stesso disegno di business made in China. Tra aeroporto, realizzazione del porto di Augusta ed altri affari immobiliari, ci sarebbero in ballo oltre 2 miliardi di euro…
Ma non mancano le perplessità. Intanto sulla “coesistenza” con il vicino aeroporto civile di Fontanarossa. Dove la società Sac, ha un piano di investimenti “già definiti e quantificati” – come ricorda il presidente della società aeroportuale di Catania, Gaetano Mancini – a cui non potrà rinunciare, in virtù di una concessione quarantennale che scadrà nel 2047. Troppi aeroporti. Ma scattano anche altri timori. Ad un soffio dalla zona in cui dovrebbe sorgere il mega scalo cinese, c’è l’aeroporto di Sigonella, con la base militare americana. Sembra che il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, abbia già chiesto spiegazioni al governo cinese, durante il suo ultimo viaggio a Pechino. Oltre alla vicinanza delle due super potenze, l’americana e cinese – che si troverebbero a gestire ad un soffio l’una dall’altra, due aeroporti dirimpettai – ad impensierire, sono anche le possibili infiltrazioni di Cosa Nostra nell’affare… L’ombra della mafia. “Anche se oggi non abbiamo nessuna prova di commistioni tra mafia siciliana e cinese – ha commentato recentemente il Procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia – non è escluso che possano verificarsi in futuro”…
Spostiamo adesso a Gela, dove comitato per l’istituzione della Provincia regionale di Gela diffida e mette in mora l’ARS.
La “diffida” è già stata notificata dall’ufficiale giudiziario, lunedì scorso 13 novembre. Un drappello di rappresentanti del comitato per l’istituzione della Provincia regionale di Gela, capeggiati dal portavoce Filippo Franzone, di buon mattino era arrivato a Palermo a bordo di un pulmino preso a noleggio, per rimarcare meglio il senso della battaglia. Ed insieme al legale del comitato, l’avvocato catanese Carmelo Giurdanella, ha “scortato” l’ufficiale giudiziario, fino ad i piani alti di Palazzo dei Normanni, per una insolita “messa in mora”. La notifica al presidente dell’Ars Francesco Cascio, ed alla Conferenza dei capi gruppo, di un atto stragiudiziale di “diffida e contestuale messa in mora” a provvedere, per non avere ottemperato alla legge n. 1 /2004…
Diffida ai vertici dell’Ars ad inserire entro i prossimi 30 giorni, all’ordine del giorno della seduta dell’Ars, il disegno di legge di iniziativa popolare, sulla istituzione della decima Provincia in Sicilia. Ars in mora. “La Regione, entro 6 mesi dalla presentazione della proposta di legge, sottoscritta da oltre 18 mila firme – ricorda il portavoce del comitato Filippo Franzone – era obbligata a metterla all’ordine del giorno dei lavori dell’Ars. Ed i 6 mesi – aggiunge – sono scaduti lo scorso mese di aprile”…
“Ad aprile, abbiamo sollecitato per iscritto il Presidente Cascio – raccontano Filippo Franzone e Giulio Cordaro, presidente della libera associazione dei consumatori ( aderente al comitato promotore gelese, insieme ad altre 40 sigle locali) – ma ci fu detto che veniva rinviata la discussione in Aula, perché prima c’era da approvare il Bilancio regionale. Abbiamo accolto l’invito: nei mesi di maggio e giugno – continuano Franzone e Cordaro – abbiamo continuato a scrivere al presidente Cascio, chiedendogli di calendarizzare il disegno di legge popolare”. Non è accaduto nulla…
Con una nota, è intervenuto lo stesso presidente dell’Ars. “Al di là del tenore letterale della legge che disciplina l’iniziativa legislativa popolare – ha sottolineato Cascio – non rientra tra le prerogative del Presidente, stabilire unilateralmente l’ordine del giorno dell’Aula. A ciò, è preposto l’organo rappresentativo di tutti i gruppi politici”. Ma da Gela, replicano che trascorsi i 30 giorni, senza che sia successo nulla, faranno ricorso al Tar. “Andremo avanti fino in fondo – insiste Cordaro – anche alla Corte Costituzionale ed al Consiglio d’Europa: dappertutto”. La parola d’ordine è solo una: Gela provincia…
Il resto, potete leggerlo sul giornale già in edicola…