“I Comuni – afferma la Brandara, presidente CdA – in particolare quelli siciliani, accusano una condizione finanziaria decisamente precaria. Da qui nasce la difficoltà dei Comuni del Consorzio agrigentino ‘Legalità e sviluppo’ i quali non sono materialmente nelle condizioni di finanziare attività del CdA con le quote sociali stabilite all’atto della costituzione dello stesso”.
“Un impedimento che mette in discussione l’attività sviluppata dal Consorzio a favore di un proficuo utilizzo dei beni immobili confiscati dallo Stato alle “famiglie” di Cosa nostra, beni, che assegnati in gestione a cooperative, associazioni, enti in conformità allo spirito della normativa antimafia, stanno creando posti di lavoro in una terra a grave deficit di occupazione, soprattutto giovanile. Appare doveroso sottolineare che per attività si intendono quelle istituzionalmente previste avendo la scrivente ed i due componenti il CdA rinunciato a qualsivoglia gettone di presenza o indennità ritenendo di dover offrire il personale contributo come attività di volontariato sociale”.
“Inoltre altri Comuni – conclude Brandara – oltre quelli consorziati, avendo tra l’altro avuto assegnati beni confiscati alla mafia, vorrebbero aderire ma risultano impediti proprio dal costo della quota sociale. A render più grave la situazione si aggiunge quest’anno il mancato riconoscimento da parte dell’Assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e delle Autonomie locali di quel contributo straordinario per le forme associative