Il cadavere non ne vuol sapere d’esser morto. Si dimena, minaccia, supplica. E più si muove, più ammorba l’aria con il puzzo della decomposizione. Una lunga agonia, cercando di strappare qualche secondo in più. Anche a costo di comprarlo con favori, nomine, e chissà cos’altro. Al capezzale del malato, si son recati in tanti. Dagli amici fedeli, ai pagliacci, agli accattoni.
Non è più tempo di giudicare l’uomo e le sue azioni. Non è più tempo di discutere su ciò che sarebbe stato giusto, sulle scelte sbagliate, sui lodi e sul tempo che si è perso nel non governare.
La diagnosi l’avevan fatta i governi stranieri; la stampa estera, con il coraggio di scrivere “per l’amor di Dio, dimettiti”; i giovani in strada a protestare; persino le forze dell’ordine e finanche la chiesa. Alla fine, pure i suoi amici l’hanno capito.
Il certificato, quello della sua morte politica, l’hanno scritto oggi i mercati.
Dopo una settimana trascorsa con il fiato corto per il timore di un possibile default della Grecia, è stato sufficiente che si fosse diffusa la notizia secondo la quale Berlusconi era pronto a dimettersi, per far volare le borse.
Un volo di breve durata, prima che tutto precipitasse nuovamente dopo la smentita del premier.
Per carità, staccate la spina. Staccatela prima che sia troppo tardi e che il morbo che ormai appesta l’aria, la renda tanto insalubre per tutti, da far ammalare l’economia del mondo intero.
gjm