Dopo anni di ottimismo drogato da un’informazione da repubblica delle banane, durante i quali l’Italia veniva presentata (ma solo agli italiani) come una nazione la cui sana economia non sarebbe stata minimamente intaccata dalla crisi globale, sono bastate un paio di settimane di notizie che non potevano essere più celate, per far comprendere anche a noi italiani che ci siamo spinti troppo oltre.
I primi segni di dissenso, impensabili soltanto due anni fa, stanno cominciando ad emergere.
Alla base, il rating declassato da Standard & Poors.
Come sostiene Cedric Thellier, economista della banca francese Natixis – che ha contestato la logica di S & P. nel declassare il rating italiano da A + ad A – la crescita lenta e l’instabilità politica sono “difetti cronici” della zona euro.
Il saldo primario in Italia del bilancio strutturale, è stato intorno al 2% del prodotto interno lordo dal 1999, un pelo sopra la media del rating delle tre A, di paesi membri della zona euro.
Secondo la Natixis, solo la Finlandia oggi può vantare un migliore equilibrio di bilancio strutturale primario rispetto l’Italia.
Gli analisti di Citigroup, in un rapporto redatto questa settimana, hanno inserito una lista di titoli pronti a guadagnare. In particolare le società cosmopolita con poca esposizione per l’economia domestica, come Campari, Autogrill, Geox, Prysmian, Luxottica, Pirelli e Fiat Industrial.
Dello stesso avviso, rispetto l’andamento dell’economia italiana, sono diversi finanzieri e istituti di credito svizzeri, che nel confermare come la nostra economia sia abbastanza solida, evidenziano le enormi ricchezze private del paese.
Qual è dunque il problema italiano, considerato che la nostra realtà è ben diversa da quella della Grecia?
Oltre gli scandali che vedono coinvolto il nostro presidente del Consiglio, che hanno portato alla scarsa considerazione che le altre nazioni hanno di noi, incidendo negativamente sotto il profilo dell’affidabilità e dell’immagine del nostro paese, uno dei problemi potrebbe essere proprio quello delle “enormi ricchezze private del paese”.
L’immagine che all’estero hanno di noi, è quella di un paese ad altissimo tasso di corruzione, laddove corruzione e malaffare stanno alla base di ogni rapporto che ha l’imprenditoria con il mondo della politica.
Una classe politica marcia, corrotta, inadeguata, sta portando la nazione precipitosamente verso il baratro.
Ricchezze private, realizzate grazie a fenomeni di corruttela, finanziamenti, appalti e gare truccate, dove si allunga sempre l’ombra della mafia, non sono certo una garanzia per gli altri stati, che dovrebbero accettare di correre il rischio di salvare l’Italia.
Nonostante le altre nazioni non possano avere interesse alcuno in un eventuale, quanto assai improbabile default, non c’è dubbio che chiunque investa denaro vuole ampie garanzie.
E quali garanzie possiamo dar loro, quando abbiamo un presidente del Consiglio e un Parlamento che mirano a proteggere soltanto i propri interessi e garantirsi l’impunità evitando il carcere grazie a leggi ad personam e al voto delle Camere?
Nessuna!
Se a tutto ciò si aggiungono i continui scandali e le esternazioni di un presidente che hanno gettato nel ridicolo l’Italia, trasformandola nel paese delle escort e creando forti imbarazzi nei rapporti internazionali, si comprenderà bene come le conseguenze siano quelle alle quali stiamo assistendo.
Nonostante un’economia più solida rispetto quella di molti altri stati membri della zona euro, il nostro pacchetto austerità, prevede molte azioni che hanno già trovato applicazione in Grecia, che rischia il default.
Il Grecia, si è già arrivati alle imposte sul reddito anche per coloro che vivono sotto la soglia di povertà, risparmiandole soltanto a chi abbia un reddito inferiore a 5.000 euro. Taglio degli stipendi e pensioni.
L’applicazione immediata sullesingole buste paga, l’ultima dal 1.1.2011, che si tradurrà nel taglio di addirittura del 40% degli stipendi dei dipendenti pubblici, e in alcuni casi supereranno il 50% , mentre sono completamente abolite le l’indennità speciali.
I pensionati sopra i 55 vedranno la loro pensione tagliata del 20% sull’eccesso di oltre 1.200 euro, mentre per i pensionati sotto i 55, si taglierebbe il 40% dall’eccedenza di oltre € 1.000.
Per i circa 30.000 dipendenti pubblici (3% del totale), è previsto il mantenimento del 60% dello stipendio base e poi, se non riassorbiti dallo Stato, sarà la disoccupazione.
Principali imputati del crollo economico della Grecia, piccoli imprenditori, professionisti e il settore pubblico, che sarebbe la causa principale del deficit. 70.000 posti di lavoro in aziende pubbliche, che verranno eliminati.
Queste le misure previste dal governo greco per uscire dalla crisi. Nessun sequestro dei beni per politici corrotti, né per grossi imprenditori arricchitisi illegalmente. Nessuna drastica misura per far rientrare nelle casse dello Stato quello che in tanti anni è stato rubato dalle tasche del popolo.
E in Italia?
Gian J. Morici