Al Presidente della provincia regionale di Agrigento
Al Presidente del Consiglio Provinciale e ai sigg Consiglieri
Al Presidente della Regione Siciliana e alla Giunta
Al Presidente dell’Assemblea Regionale
Al Sindaco di Agrigento
Al Consiglio di Stato
Delibera del consiglio provinciale:rispetto dei cittadini?
Sembra una questione assurda. Quasi paradossale. Il ceto politico, talvolta, opera delle scelte che hanno dell’incredibile. Come per esempio rendere possibile, deliberare, autorizzare, sopportare, accettare, la costruzione di un gigantesco, obbrobrioso, impianto di rigassificazione: particolarmente pericoloso e altamente inquinante in un luogo mistico, di fronte al Kaòs a ridosso della Valle dei Templi, in una città unica al mondo.
Ciò accade nonostante le norme europee, leggi più severe, nuove sensibilità e una maggiore coscienza “ambientalista” delle popolazioni locali abbiano reso nel Paese più difficile o impossibile, l’insediamento di impianti a rischio e ad alto impatto ambientale.
Tuttavia dalle nostre parti, le questioni restano irrisolte e i problemi restano in piedi. Allorchè, infatti, si tratta di territori ad altissimo ritardo economico e con presenze ataviche di disoccupazione endemica, ci si chiede come sia possibile resistere alle sirene quando si tratta di scegliere tra la realizzazione di un impianto che crea – tutto sommato – un minimo di occupazione, lavoro e quindi ricchezza per un territorio e la tutela ambientale, la sicurezza e la qualità della vita.
Il dilemma non si scioglie e diventa, pertanto, inevitabile affidarsi ai giudici o alle consultazioni.
Una dovuta premessa, per affrontare del caso del rigassificatore della Valle dei Templi che come ovvio ha a che fare con la questione energetica in Italia e con la disoccupazione in Sicilia.
E’ noto che il nostro paese paga la bolletta più alta d’Europa: un chilow3attore costa di più alle nostre aziende rispetto alle “concorrenti” tedesche o francesi. E’ altrettanto noto però, che per diminuire il prezzo dell’energia bisognerebbe usare combustibili meno costosi rispetto al gas, come il carbone o il nucleare. I problemi che derivano dal carbone sono ben noti. Ma per quanto attiene al nucleare il referendum ha affossato il progetto del governo di realizzare almeno 4 centrali nucleari e si spera non se ne parli più.
Tutte questioni che non dovrebbero avere alcuna implicazione per la regione siciliana che consuma soltanto il 10% dell’energia che produce e che, tuttavia, paga oltre il 30 % in più rispetto al resto del paese per via, anche, della obsolescenza della rete e delle infrastrutture. La classe dirigente piuttosto che occuparsi dei reali problemi guarda altrove o peggio obbedisce ai diktat dell’ENEL: assecondandone, di fatto, le pulsioni finanziarie e liberiste dirette esclusivamente alla fredda ricerca del profitto, piuttosto che al bene comune, vanificandone, peraltro, la mission di società di pubblica utilità.
A tale proposito risulta estremamente utile far rilevare al Presidente D’Orsi che sarebbe urgente riflettere sui gravi ritardi che registra la provincia regionale in termini di sviluppo a partire dalla questione rigassificatore e alle responsabilità che ne derivano in relazione a un tema così sensibile sul quale il Consiglio Provinciale – dando prova di grande responsabilità e di significativa qualità politica – si è espresso ripetutamente e a maggioranza: bocciando il progetto.
Molto interessante sarebbe capire come questa vera e propria alienazione a favore di Nuove Energie – Enel (a zero costo) di un bene pubblico di primaria importanza qual è il porto di Porto Empedocle per un territorio vasto che comprende anche la provincia di Caltanissetta sia stata accettata..subita, dal sistema politico e dai cosìdetti organi di controllo, dall’etica pubblica di un Paese che considera normale sottrarre al vero sviluppo una infrastruttura strategica nel Mediterraneo per “regalarla” ad una società che fa finanza e, conseguentemente, riservare uno “sgarro” di proporzioni gigantesche alle popolazioni siciliane.
La Provincia Regionale alla quale sono demandati per legge i programmi industriali di area avrebbe dovuto e dovrà dotarsi di una piano industriale di sviluppo che, sicuramente, non potrà comprendere politiche connesse agli idrocarburi in un territorio che ha posto al centro dei programmi di sviluppo l’ospitalità, l’agricoltura biologica e di qualità, la valorizzazione dei beni culturali, ambientali e paesaggistici.
Pertanto l’udienza convocata per il 19 luglio al Consiglio di Stato sull’argomento rappresenta per il capo dell’amministrazione provinciale una occasione di riscatto politico e di affermazione dei principi di trasparenza e di giustizia che perlopiù richiama quali ispiratori della sua azione politica.
E, soprattutto, di affermazione della democrazia in risposta alla consultazione popolare e alle deliberazioni dell’assise provinciale.
La costituzione in giudizio all’udienza del Consiglio di Stato oltre che doverosa risulta una formidabile possibilità di eliminare gli equivoci insorti e porre fine alle continue polemiche alimentate dai comportamenti adottati dal presidente e dalla giunta provinciale in evidente contrasto con le ripetute deliberazioni del consiglio provinciale unico e legittimo portatore delle prerogative assegnategli dalla legge istitutiva.
E potrebbe, finalmente, dare seguito alle dichiarazioni di contrarietà alla costruzione dell’impianto e fare chiarezza sulle affermazioni (che risultano da un video) che sarebbe manovrato !!!!….e – ove lo ritenga utile – spiegare ai cittadini le ragioni secondo le quali abbia deliberatamente inviato alla conferenza di servizio l’assessore Castellino per esprimere il parere favorevole della Provincia Regionale di Agrigento alla realizzazione dell’impianto.
Spiegare soprattutto perché – dopo avere dato incarico all’avv. Giuseppe Ajello di preparare la comparsa di costituzione contro la costruzione dell’impianto in ossequio alla delibera espressa a maggioranza assoluta dal consiglio provinciale – abbia deciso in totale solitudine e in assenza di una motivazione plausibile, di revocargli l’incarico (pagando comunque la parcella per un lavoro rivelatosi inutile).
Per tutte le superiori considerazioni risulterebbe rispettoso e, comunque, risarcitorio per gli abitanti di questa provincia, che il presidente D’Orsi sanasse la questione e procedesse tempestivamente, per la costituzione in giudizio contro l’impianto di rigassificazione da 8 milioni di mq che taluni soggetti irresponsabili – con evidente tracotanza, in dispregio delle leggi e dei codici morali, senza consultare le persone che vivono attorno a quei luoghi, le comunità che hanno a cuore i beni culturali, ambientali, il paesaggio – hanno deciso di collocare sul mare colore del vino, in prossimità delle argille azzurre del Kaòs.
Risulta chiaro che il presidente se ne infischia del consiglio provinciale e della salute dei cittadini che non sono suoi sudditi,decide e va avanti a carro armato. Non c’è cosa peggiore del vecchio detto:”quannu u sceccu un voli viviri è nutili ca u patruni ci frisca”