Aragona- dopo gli spiacevoli accadimenti avvenuti durante i lavori del Consiglio comunale del 5 maggio 2011, di cui la nostra testata aveva ampiamente trattato, il consigliere Raimondo Cipolla nella seduta consiliare di ieri, giovedì 12 maggio 2011, ha sentito il bisogno di fare delle libere dichiarazioni in seno al Consiglio su quanto verificatosi precedentemente. Dichiarazioni che nel condannare i comportamenti tenuti, smentiscono presunte falsità che lo vorrebbero prossimo candidato sindaco.
A tal proposito, Cipolla precisa, che “non è stata Lui proposta o gli è stata richiesta alcuna candidatura a primo cittadino”. Seguono inoltre dichiarazione pesanti come pietre, su alcune questioni inerenti l’operato dell’amministrazione.
Riportiamo integralmente copia di quanto affermato dall’avv. Cipolla, durante i lavori consiliari:
“Che qualcuno dei nostri politici ci abbia spiegato che la storia, la filosofia, la cultura umanistica in genere non ci insegnerebbe nulla di utile, bisognerà smentirli categoricamente e brevemente prendere spunto da alcuni insegnamenti del filosofo greco Socrate vissuto tra il 469 a.C. ed il 400/399 a.C. suggerendo la lettura a lor signori non solamente di Irvine Welsh autore del libro Trainspotting famoso per irriverenza e scandalistico.
Tra le opere suggeribili e famose di Socrate non scritte (ricordiamo che Socrate non scrisse mai nulla, piacendo lui chiacchierare con i giovani) v’è ne una che è “l’Apologia di Socrate”.
Paradossale fondamento del pensiero socratico è il “sapere di non sapere”, un’ignoranza intesa come consapevolezza di non conoscenza definitiva, che diventa però movente fondamentale del desiderio di conoscere: tutto quello che è stato discusso da me nei vari consigli comunali è frutto di una ricerca del sapere considerando che come alcuni colleghi hanno riferito in quest’aula: “ovvero che non conosco i passati politici di alcuni illustri consiglieri, né la biografia politica, s’intende di alcuni amministratori.”
Ed appunto, il personaggio descritto in quell’opera dal filosofo ateniese è completamente opposto a quella del saccente, ovvero del sofista che si ritiene e si presenta come sapiente, per lo meno di una sapienza tecnica.
Il Socrate che ci descrive la storia è un personaggio animato da una grande sete di verità e di sapere, che però sembrano continuamente sfuggirgli. Allora egli diceva di essersi convinto così di non sapere, ma proprio per questo di essere più sapiente degli altri: proprio perché non sapeva nulla.
Interessante è così l’Apologia di Socrate in cui descrive come egli abbia preso coscienza di ciò (cioè della sua ignoranza) a partire da un singolare episodio: un suo amico, appunto Cherefonte, aveva chiesto alla Pizia, la sacerdotessa dell’oracolo di Apollo a Delfi, chi fosse l’uomo più sapiente e questa aveva risposto che era Socrate. Egli sapeva di non essere il più sapiente e quindi volle dimostrare come l’oracolo si fosse sbagliato, andando a dialogare con quelli che avevano fama di essere molto più sapienti, in particolare i politici.
Ma alla fine del confronto, racconta Socrate, questi, messi di fronte alle proprie contraddizioni (l’aporia socratica) e inadeguatezze, provarono stupore e smarrimento, apparendo per quello che erano: dei presuntuosi ignoranti che non sapevano di essere tali.
Così Socrate disse: <<capii che veramente io ero il più sapiente perché ero l’unico a sapere di non sapere di essere ignorante>>. In seguito degli uomini che erano coloro che governavano la città, messi di fronte alla loro pochezza presero ad odiare Socrate, come sta succedendo oggi.
<<Ecco perché ancora oggi, dice Socrate, io vo d’intorno investigando e ricercando…se ci sia qualcuno…che io possa ritenere sapiente; e poiché sembrami che non ci sia nessuno, io vengo così in aiuto al dio dimostrando che sapiente non esiste nessuno>>.
Egli quindi “investigando e ricercando” conferma l’oracolo del dio, mostra così l’insufficienza della classe politica dirigente.
Da qui le accuse dei suoi avversari: egli avrebbe suscitato la contestazione giovanile insegnando con l’uso acritico a rifiutare tutto ciò che si vuole imporre per la forza della tradizione o per valenza religiosa.
Il continuo dialogare di Socrate nelle strade e piazze della città attorniato da giovani affascinati dalla sua dottrina e da importanti personaggi, lo fa scambiare da molti per un sofista che, a differenza di questi molto più accorti, attacca imprudentemente e direttamente i politici dialogando con loro e dimostrando come la vantata loro sapienza non esista. Socrate viene quindi ritenuto un pericoloso nemico politico che contesta quei valori di cui i capi del governo credono di avere il sicuro possesso e che vogliono imporre ai cittadini.
Oggi la critica più attenta ha dimostrato come il processo e la morte di Socrate non furono un avvenimento incomprensibile rivolto contro un uomo, apparentemente trascurabile e non pericoloso per il regime democratico, che voleva ricostruire un’unità politica e spirituale all’interno della città.
Altra opera interessante che suggerirei per la lettura agli ascoltatori è: “Chi ha paura muore ogni giorno” edito da Mondadori autore Giuseppe Ayala, in cui parla l’autore dei cosiddetti parolai; ed appunto, dice Ayala “Falcone e Borsellino erano uomini d’azione, che stavano in trincea e la mafia la combattevano davvero, con le azioni giudiziarie e non con le parole”. Insomma, l’esatto contrario di quelli che Leonardo Sciascia definiva i parolai e inattivi “professionisti dell’antimafia”. Frasi interessanti riportate anche nel pensiero fondamentale di Giovanni Paolo II “non abbiate mai paura; quindi non abbiate mai paura delle vostre idee”,
E quindi fatte queste doverose premesse appare opportuno descrivere quei fatti “opportunamente” riassumibili in pochissime parole. Per i fatti delittuosi saranno altri in altre sedi ad occuparsene, in quanto la verità giudiziaria dovrà accertarsi, stante che chi si macchia di siffatti comportamenti è giusto che scelga la via, per me maestra, di ufficializzare le scuse o serenamente affronti le aule giudiziarie dove sarà chiamato a rispondere.
Ed allora si è parlato di indecenza; ci si è sbalorditi a siffatti comportamenti ed a determinate parole; ma in democrazia e comunque per qualsiasi discussione si deve sempre rispettare l’avversario politico, non il nemico da abbattere, concedendogli, sempre, il diritto di parola ed eventualmente replicando ove non si fosse d’accordo ma mai prevaricando. Bene, la volta scorsa è successo tutto questo.
Appare indecoroso che quando si levano toni polemici sull’operato di questa amministrazione, apriti cielo, si ricorre all’ormai collaudata interruzione, vociando, interrompendo, perché non è possibile che vi sia qualcuno che la possa pensare diversamente da loro, dai cosiddetti SOFISTI.
Interessante la definizione data da esponenti della sua giunta (rivolgendosi al sindaco Alfonso Tedesco ndr) circa il modo di demonizzare l’avversario politico, ma per evitare inutili provocazioni mi è stato consigliato di non dire nulla al riguardo.
E’ invece, importante indignarsi per alcune vicende che hanno fatto levare la protesta da parte del sottoscritto su alcuni episodi puntualmente denunciati in questo Consiglio, ma mai affrontati in termini propositivi ma solo in termini di scontro (ritorna Socrate).
Ed allora:
I) La questione ufficio del giudice di pace: mi dica se è stato assunto l’impegno di bandire una nuova gara al fine di trovare nuovi locali idonei come richiesto dall’ufficio giudiziario presso la corte di Appello o provvedimento ad adeguare con atti manutentivi i locali che ospitano il detto ufficio.
II) La viabilità pubblica nel suo complesso fatiscente: cosa è stato fatto?
III) L’erogazione dell’acqua ridottasi per debiti, costringendo l’acquisto con l’autobotte del prezioso liquido: vergogna!
IV) Gli sversamenti a cielo aperto nel Vallone Petrusa del cui problema alcuno se n’è curato, verificando, appunto, se in tale sito non v’è la rete fognaria i proprietari avessero realizzato accuratamente le fosse biologiche in ossequio al d.lgs. 152/2006 e successive modifiche: vergogna!
V) Il problema del depuratore con l’inottemperanza delle prescrizioni date dall’A.S.P. di Agrigento e contestuale trasmissione della notizia di reato in procura.
VI) Il problema dei debiti fuori bilancio e del riconoscimento degli stessi senza un ordine di anzianità nel pagamento, sul cui problema si era chiesto di aprire a tutte le forze politiche, ampliando gli scenari e le alleanze. A noi non piacciono i trasformismi politici.
VII) La mancata contrattazione decentrata con le organizzazioni sindacali per il comparto dei dipendenti pubblici, cosa che altri comuni hanno fatto.
VIII) La crescita delle posizioni organizzative di questo comune (addirittura ben dieci o undici), dopo un primo drastico ridimensionamento, con presa d’atto dell’impegno di spesa per le indennità da riconoscersi ai dirigenti del settore a seguito di successiva determina di giunta della nuova pianta organica e delle relative premialità, quando ad oggi di contro non sono stati pagati i salari ai dipendenti di questo comune. Circostanze queste tutte che assieme ai debiti con la società Girgenti Acque, col costo per l’assistenza ai malati psichici che aggraverebbero le casse di questo comune, hanno fatto venire meno liquidità ed hanno costretto l’organo di revisione ad improntare una immediata verifica straordinaria di cassa.
IX) Il problema dei rifiuti dell’aumento del costo e dei servizi scadente, nonché delle irregolarità nella raccolta della differenziata posto dalle società appaltatrici del servizio.
X) Tutto ciò dovrebbe fare riflettere ed indignare veramente, oltre che del reiterato comportamento vessatorio in danno di chi queste cose le ha dette ripetutamente ma che vorrebbe zittire.
Infine, non sono degne di commento alcuno le frasi indirizzate alla mia persona del tutto gratuite; ed allora, fugando ogni dubbio per la mia candidatura a Sindaco dico che non è mai stata da me proposta o mi è stata richiesta o si è ufficializzata. Certamente se questi sono gli interlocutori ne passerà qualsiasi voglia.
Altrettanto dico loro (che sicuramente adesso mi stanno ascoltando in quest’aula che non dovrebbero preoccuparsi del nome mio o di altri amici indicati che potrebbero sulla questione essere particolarmente ossessionati, ma del ruolo che Città Futura certamente andrà a ricoprire nell’avvenire. Ruota di scorta mai più di nessuno, dialogo sempre aperto con tutti.
QUESTO VUOLE ESSERE DEMOCRAZIA
Il consigliere Raimondo Cipolla