La costruzione del Duomo di Naro, fu voluta da Ruggiero d’Altavilla nel 1089 e si crede che si stata edificata su una preesistente moschea.
Nel 1398 fu promossa Duomo per volere di Martino il Giovane. In quello stesso anno, quest’ultimo la arricchì con una cappella, detta Cappella Maggiore, ristrutturata successivamente nel 1565 da Bernardo Lucchesi Palli, in cui resta visibile la figura di una donna inginocchiata, forse la giovane sposa di Martino, Maria.
Nel 1771 il duomo fu sottoposto ad un restauro che testimoniò l’introduzione d’elementi tipicamente barocche.
Lo stato di abbandono e il decadimento, ne decretarono la chiusura al culto nel 1867.
I recenti restauri, avrebbero dovuto consentire la fruizione di quello che fu uno stupendo edificio la cui facciata, caratterizzata da un rosone centrale cieco e il portale sormontato da archi a sesto acuto decorati con elementi a zig zag, rappresentano un’importante testimonianza gotico-siciliana.
Purtroppo, delle buone intenzioni e delle ragioni dei restauri, rimane soltanto quello che offenderebbe la vista di un qualsiasi viaggiatore.
Pavimenti coperti da enormi quantità di guano di piccioni; rovine abbandonate; erbacce e ponteggi, scheletrici monumenti moderni, che annientano la bellezza di un edificio che miglior conservazione avrebbe certamente meritato.
Un’offesa alla vista, ma anche all’intelligenza di noi siciliani, che continuiamo ad assistere allo sperpero di denaro pubblico, utilizzato per la realizzazione di ‘bagni pubblici per colombi’ e ‘giardini di parietaria’…
Gian J. Morici