In questi giorni – si legge nella nota di Base Mezzogiorno – siamo letteralmente sommersi dalla propaganda nazionale che sfrutta ogni possibile canale per raccontarci una favola commovente, fatta di eroi senza macchia e senza peccato che hanno unito il nostro paese. Pubblicità, cartelloni, manifestazioni, programmi televisivi e radiofonici sembrano impegnati in un autentico lavaggio del cervello per costruire con la forza dell’insistenza ciò che ancora, a dispetto dei festeggiamenti non c’è! Ossia quel senso di amor patrio e di intima fratellanza che, se davvero fossero presenti nel cuore degli Italiani, non avrebbero bisogno di alcuna pubblicità. Ma di fatto quel profondo senso di appartenenza che dovrebbe unirci tutti non c’è, non c’è mai stato e non sarà certo una ricorrenza a costruirlo. L’unità d’Italia in realtà è stato un massacro, una vera e propria conquista militare condotta ai danni del meridione ed in particolare della Sicilia. La verità è nota, la si conosce fino nei dettagli che raccontano di massacri, rappresaglie, stupri, sequestri, saccheggi e mille e mille altre angherie subite per mano degli ultimi colonizzatori, i piemontesi, che prima di abbandonarci al nostro destino, hanno portato via anche ciò che rimaneva, la nostra memoria, la nostra rabbia, la nostra dignità, in una meticolosa operazione di negazionismo storico degno delle peggiori dittature. Oggi quella memoria, quella rabbia, quella dignità, stimolate dal medesimo negazionismo di 150 anni fa riemergono in un impeto di orgoglio che ci impedisce di festeggiare. Non sono bastati 150 anni per fare i conti con la storia, con i terribili errori commessi per inseguire un sogno chiamato Italia. Non sono bastati 150 anni ai nostri governanti per chiedere scusa ai Siciliani, ai Calabresi, ai Lucani, ai Pugliesi, ai Campani per gli irreparabili danni subiti, per i massacri operati dai garibaldini. Oggi, senza il minimo rossore, ci invitano, anzi ci obbligano, a festeggiare. Ci dispiace ma non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo. Non ancora!
Più di ogni altro in realtà vorremmo festeggiare il compleanno di una Italia vera, fiera e forte, capace di fare i conti con la propria storia, capace di abbattere i falsi miti che dividono, capace di un nuovo e quanto mai necessario Risorgimento che, questa volta, sia per tutti. C’è patria dove c’è verità, c’è fratellanza dove c’è rispetto. Senza verità e senza rispetto l’unità d’Italia rimarrà ciò che oggi appare: solo un grande spot, 5 minuti di pubblicità, giusto per distrarci tra un furto e l’altro operato sempre ai danni del Mezzogiorno.