Morti bianche e lavoro nero.un binomio tragico ma reale. Edilizia e agricoltura i settori più a rischio e dove si contano oltre sei vittime del lavoro su dieci.
A cura dell’ Ing. Mauro Rossato
“La disoccupazione aumenta e, contemporaneamente, si rimpinguano gli eserciti dell’economia sommersa, che non conosce regolarità, né obblighi contributivi e fiscali e soprattutto nulla, assolutamente nulla, di sicurezza nei luoghi di lavoro. Specialmente in edilizia e in agricoltura, i settori responsabili di oltre sei morti bianche su dieci”.
E’ così che esordisce nell’intervento di fine anno Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre, che fornisce mensilmente il monitoraggio delle morti bianche in Italia.
Alla luce dei dati raccolti ed elaborati dagli esperti dell’Osservatorio della terraferma veneziana, infatti, sono proprio i campi e i cantieri edili i luoghi in cui si conta il maggior numero di vittime.
“Per la precisione – sottolinea Rossato – il 64,3 per cento dei 484 decessi rilevati nel Paese da gennaio a fine novembre. L’edilizia con il 27,9 per cento delle vittime e l’agricoltura il 36,4 per cento”.
E sono proprio questi i luoghi di lavoro maggiormente ‘devoti’ all’economia sommersa. Un binomio tragico quello che lega le morti bianche al lavoro nero e che dovrebbe diventare una priorità per il Governo.
A confermare l’emergenza del lavoro nero in agricoltura e in edilizia ci sono, poi, anche i recentissimi dati provenienti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Nel periodo marzo-ottobre 2010, il Dicastero ha effettuato controlli a campione nell’ambito del “Piano straordinario di vigilanza per l’agricoltura e l’edilizia in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia”. Ebbene, nei 19 mila accertamenti ispettivi condotti nelle quattro regioni il risultato è a dir poco sconfortante stando ai dati reperibili nel sito del Ministero. In agricoltura, infatti, ad emergere come irregolare è il 45 per cento delle aziende ispezionate, mentre in edilizia si arriva addirittura al 61 per cento. Intanto, gli indicatori dell’Istat sui lavoratori irregolari del 2009 parlano di circa tre milioni di persone.
Incrociare i numeri del sommerso con quelli delle morti bianche, dunque, dovrebbe essere un utile strumento di lavoro per gli amministratori del Paese. “Anche perché sia il fenomeno dell’irregolarità occupazionale che quello dell’infortunistica sono sicuramente sottostimati – aggiunge l’ingegner Rossato – dato, appunto, il loro essere celati e irrintracciabili, dunque, nella loro totalità”.
Esistono delle aree della Penisola, come il Mezzogiorno, in cui il problema dell’economia sommersa è sicuramente maggiormente sentito, così come quello delle morti bianche. Ricordiamo che nell’ultima indagine dell’Osservatorio Vega Engineering proprio Campania, Puglia e Sicilia sono tra le regioni in cui si conta il maggior numero di vittime del lavoro (141 su 484).
“Ma non è solo il Sud a destare preoccupazione – conclude il Presidente di Vega Engineering – Ricordiamo che la crisi congiunturale è stata sentita ovunque nel nostro Paese. E si sa, purtroppo, che l’economia sommersa cresce e si nutre delle crisi per sopravvivere con rapporti di lavoro irregolari e conseguenti evasioni fiscali e contributive”.
fonte: Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering