Più volte ci siamo chiesti se ‘l’ambientalismo del fare’, il connubio politico, le mire imprenditoriali di talune associazioni, non stesse portando le stesse ad inseguire le ragioni del profitto che spesso sono molto lontane rispetto a quelle degli obiettivi statutari.
Questa volta, a criticare Legambiente, sono gli stessi aderenti al cigno verde, che cominciano a nutrire seri dubbi sul modus operandi di chi ‘governa’ l’associazione.
Gli interessanti documenti inediti che pubblichiamo, sono di un circolo di Legambiente di Grosseto che rischia la sua stessa esistenza per un impianto in Puglia:
INTERVENTO SUL PROGETTO DI AZZEROCO2 SRL A CUTROFIANO
L’impianto che la AzzeroCO2 srl, braccio economico della nostra associazione, intende realizzare a Cutrofiano in Puglia su 26 ettari di terra agricola consta di 700 inseguitori bi-assiali di grandi proporzioni (mt 6,50 x 7,00), che montano pannelli a “concentrazione” della tedesca Concentrix solar.
Il progetto si propone di dimostrare la possibile coabitazione tra la produzione agricola e quella elettrica.
Gli inseguitori Concentrix
CARATTERISTICHE TECNICHE: Gli inseguitori Concentrix sono realizzati con una tecnologia che sovrappone una serie di lenti Fresnel (piane) a piccoli tasselli di silicio, che raccolgono, su una superficie di pochi cm quadrati, i raggi solari concentrati dalle lenti.
Questa tecnologia ha il vantaggio di risparmiare sulla quantità di silicio utilizzato, ma ha anche il difetto di funzionare solo a condizione di mantenere le radiazioni solari perfettamente perpendicolari alla superficie dei pannelli.
Da qui la necessità di utilizzare gli inseguitori bi-assiali,che con la loro struttura a “girasole”, su singolo stelo, utilizzano costosi apparati di rotazione e necessitano di imponenti fondazioni per sostenere il peso della struttura e contrastare efficacemente la spinta del vento che insiste su superfici tanto vaste ed esposte.
Qualsiasi guasto nel sistema di servo-inseguimento rende immediatamente l’intero pannello improduttivo, facendo fuoriuscire la zona focale dei raggi solari dal tassello di silicio.
IMPATTO VISIVO: Per quanto riguarda l’impatto visivo, la foto parla da sé: Il terreno di Cutrofiano sembrerebbe essere stato investito da una selvaggia speculazione edilizia, con una lottizzazione di 700 villette unifamiliari.
OMBREGGIATURA: bisogna tenere conto che tutti gli impianti ad inseguimento hanno necessità di maggiore spazio rispetto agli impianti fissi, dal momento che la loro efficienza nel captare le radiazioni solari determina un maggiore rischio di ombreggiamento reciproco tra i pannelli.
FONDAZIONI: ai problemi già evidenziati nei precedenti passaggi, le fondazioni di questi pannelli nel terreno prescelto a Cutrofiano incontreranno un problema aggiuntivo: quello delle caratteristiche geologiche del suolo.
Il terreno è composto di marne tufacee ed argilla, ritenute assai poco stabili e i geologi, in presenza di simili formazioni, consigliano il raddoppio delle opere di fondazione.
La componente agricola
Lo scopo di questo progetto, proclamato dai vertici di AzzeroCO2 e Legambiente ad ogni intervista reperibile in rete, è di dimostrare che si può coniugare la produzione elettrica con quella agricola.
Leggendo le varie dichiarazioni in ordine cronologico, ci si avvede subito però che le idee sull’aspetto agricolo del progetto sono alquanto confuse e contraddittorie:
In un primo momento si è parlato di coltivazione di grano: ”il lavoro congiunto di agricoltori locali ed agronomi, tecnici ed esperti di AzzeroCO2 ed Exalto, porterà alla coltivazione di grano e alla successiva produzione di pasta” diceva Mario Gamberale in un intervista ora reperibile anche sul nostro sito. Poi, sabato scorso, in assemblea, nella sua relazione, Mario Gamberale rivelava di aver avuto parere negativo dalle società di assicurazione dato che le mietitrebbie potrebbero causare gravi danni agli inseguitori con urti accidentali, e le assicurazioni, che normalmente pretendono che i grandi impianti FV siano protetti “manu militari”, non li coprirebbero.
Per un po’ si è ripiegato quindi, su non meglio identificate colture arbustive, secondo Sandro Scollato di AzzeroCo2 poi, “vi si potrebbero coltivare persino le palme da cocco”, ma infine, sempre nel corso della relazione, abbiamo appreso che si coltiverà insalata.
La dichiarazione è stata anche suffragata da un immagine in rendering che ritrae i filari di insalata, sotto i pannelli, innaffiati da un irrigatore ad aspersione.
La faccenda è curiosa perché nella stessa relazione, Gamberale ci informava che il terreno non è irriguo, che in agronomia significa “che non dispone di fonti d’acqua accessibili, e che deve limitare la sua produzione agricola a colture che possano giungere a maturazione col solo apporto delle acque meteorologiche”.
E’ quindi evidente che la verifica della disponibilità idrica, per quantità e qualità, andrebbe ritenuta il primo cardine su cui elaborare qualsiasi progetto agronomico.
Per coltivare ortaggi su 26 ettari, anche utilizzando i ben più appropriati impianti a goccia, sarebbero necessari ogni anno, nei 6 mesi presunti di attività produttiva 156.000 m3 di acqua, ossia circa 900.000 litri al giorno, 600 litri al minuto su tutte le 24 ore, una quantità d’acqua che potrebbe essere difficile reperire anche in Pianura Padana.
Inoltre, quella zona di Cutrofiano è stata in passato utilizzata per attività estrattive ipogee e le gallerie rimaste sono state a volte utilizzate per lo smaltimento abusivo di rifiuti tossici, come testimoniano gli inquinanti da arsenico e metalli pesanti spesso riscontrati nelle falde idriche.
Inquinanti che mal si conciliano con l’irrigazione di ortaggi, specie in agricoltura biologica.
L’interferenza tra le due produzioni.
Gli inseguitori solari sono macchine molto efficienti nell’intercettare le radiazioni solari, quindi anche efficienti a proiettare ombra alle loro spalle ed anche se la struttura dei pannelli della Concentrix non è totalmente opaca, la luce che lascia filtrare è solo una pallida luce soffusa, privata delle radiazioni dirette necessarie alla coltivazione.
Chiunque si sia dedicato alle coltivazioni ortive sa che ci sono piante come peperoni e pomodori che non tollerano alcuna ombreggiatura ed altre invece, come molte insalate che, nelle stagioni più calde, invece ne hanno necessità e che, se esposte una eccessiva insolazione nelle ore centrali della giornata, andrebbero incontro a rapido deperimento.
Con pannelli di queste dimensioni i passaggi dal sole all’ombra sono invece assai prolungati e la griglia di distribuzione degli inseguitori sul terreno disegna un’alternanza di ombra e luce a macchia di leopardo, in cui si distinguono:
– aree di perenne ombreggiatura
– aree di perenne insolazione
– ed aree dove i passaggi tra le due condizioni sono di lunga durata.
In questa condizione la scelta delle varietà da coltivare dovrebbe seguire il capriccioso patchwork delle differenti gradazioni d’ombra proiettate dai 700 pannelli in una parcellizzazione di campetti dalle fogge più astruse.
Un’alternativa credibile
Già da diverso tempo, senza scomodare comitati scientifici, l’agricoltura ha incontrato il fotovoltaico sui campi coltivati, e lo ha fatto con la semplicità ed il pragmatismo dei contadini che, nelle zone vocate alle colture protette del settore florovivaistico e dell’orticoltura, hanno adottato diverse soluzioni proposte da artigiani nostrani che integrano bande di silicio amorfo o cristallino, alle coperture di serre e strutture di ombreggio preesistenti, e persino alle reti di protezione antigrandine.
Con la scelta iniziale della percentuale d’ombreggio delle reti (dal 90% al 10%) è possibile adattare le strutture d’ombreggio alle varietà che si vogliono coltivare nel terreno sottostante.
Per quanto possa sembrare sorprendente neanche per l’impianto in oggetto, così appassionatamente difeso dai vertici di Legambiente, è stato scomodato il nostro Comitato scientifico, di cui andiamo giustamente fieri.
Infatti un membro eminente di tale commissione, incontrato casualmente nei primi giorni di novembre, ad una domanda specifica ci ha dichiarato di non essere al corrente nemmeno dell’esistenza del progetto Cutrofiano.
L’architettura finanziaria dell’operazione.
Anche se a promuovere il progetto, in prima linea, sono Legambiente ed AzzeroCO2 in fase operativa subentrerà la Exalto Energy & Innovation s.r.l. , una società con sede a Palermo di proprietà (a parte alcune quote di minoranza) per metà di Giovanni Silvestrini del Comitato scientifico Legambiente e per l’altra metà della MG & partners s.r.l. con sede in Roma di Mario Gamberale del Consiglio nazionale Legambiente.
Inizialmente la Exalto, che non è in alcun modo partecipata da Legambiente onlus, dovrebbe quindi essere titolare, sia dei contratti di locazione del terreno che dell’incasso dei contributi ( oltre € 400.000 l’anno per 20 anni)
Ma, come si evince da una breve nota tratta dal sito della Exalto: “Exalto ha stipulato un accordo con la società tedesca Concentrix Solar per la diffusione nel nostro paese della tecnologia Flatcon, basata su sistemi ad inseguimento con moduli fotovoltaici a concentrazione.”
Sembra quindi più probabile che l’ultimo beneficiario saranno proprio i tedeschi della Concentrix solar, che portano in dote anche un accordo con Deutsche Bank che dovrebbe finanziare l’opera, e che da tempo cercano una realtà sufficientemente de-regolamentata per collaudare la loro tecnologia su vasta scala, dato che sia in Spagna che in Portogallo non hanno potuto andare oltre il mezzo MWp.
Un altra società, fresca di immatricolazione, la CX Cutrufiano srl. ( CX sta per Concentrix) amministrata da Mario Gamberale e di proprietà della Exalto, dovrebbe occuparsi della stipula della convenzione con il GSE. Sembrerebbe quindi che tutti i proventi derivanti dall’operazione, attraverso un complesso sistema di cessioni programmate, finiranno ad aziende che non hanno alcun vincolo di proprietà con Legambiente.
L’aspetto socio economico
Una delle tesi dei promotori del FV industriale, afferma che questa forma di utilizzo della terra agricola è un sostegno alla civiltà contadina.
L’impianto di Cutrofiano è l’esempio perfetto per approfondire questa tesi:
I campi di Cutrofiano sono rimasti fino allo scorso anno nella disponibilità di un agricoltore che con mezzi propri si occupava di coltivare cereali.
Il proprietario del fondo però, resosi conto delle possibilità di reddito molto maggiori che il Contoenergia offriva, nell’agosto del 2009 metteva online un annuncio.
All’annuncio rispondeva AzzeroCO2 (o Exalto, o Concentrix solar) prendendo in affitto il fondo e di fatto estromettendo il precedente agricoltore.
L’incontro tra la ricca speculazione fotovoltaica e l’affittuario senza tutele è stata fatale per il secondo.
L’impennata dei costi di affitto ed acquisto dei terreni agricoli per uso fotovoltaico ha tagliato fuori dal mercato tutti i possibili affittuari o acquirenti di terreni per uso agricolo.
Non ci pare francamente che questo possa essere inteso come un aiuto all’agricoltura.
Oltretutto, un’agricoltura come quella italiana, che vede la taglia media di superficie aziendale superare a stento i 7 ettari, ed un reddito pro-capite di poche centinaia di euro mensili, ha difficoltà a finanziare anche impianti fotovoltaici grandi come il tetto del fienile.
Elaborare architetture finanziarie che permettano agli agricoltori la realizzazione di piccoli impianti in regime di scambio sul posto (sotto i 20 kWp) sarebbe un vero intervento a favore dell’agricoltura.
Che consentirebbe di conservare sui campi i veri custodi della civiltà contadina.
CONCLUSIONI
Tutte le affermazioni note del Direttivo Nazionale di Legambiente, riguardanti la collocazione preferenziale di istallazioni FV, indicano, come supporti prioritari, i tetti ed i lastrici solari.
Sarebbe quindi stato logico supporre che, il primo progetto di grande impianto FV sponsorizzato dalla AzzeroCO2, avrebbe trovato posto sul tetto di un grande centro commerciale, magari in bella vista a Milano o a Roma con tanto di insegne del Cigno e pannelli col conteggio della CO2 risparmiata al pianeta, ad indicare, con un buon esempio, la retta via della generazione di energia fatta sul luogo medesimo del consumo, ed a rivendicare il ruolo “pedagogico” della nostra associazione in materia ambientale.
Invece si sceglie di realizzarlo su terra agricola, in una regione già colpita da un clamoroso eccesso di impianti di energie rinnovabili, dove si è già superata da tempo la copertura del doppio del fabbisogno elettrico da queste fonti. E ciò nonostante, non è stata chiusa nemmeno una delle centrali a carbone che insistono sul suo territorio, ma anzi se ne sta mettendo in cantiere un altra.
– Una scelta che, con la preferenza accordata ad un industria tedesca, va contro la tanto sbandierata volontà di creare una filiera produttiva italiana delle rinnovabili.
– Una scelta che ci isola e ci mette in rotta di collisione con la popolazione locale e con tutte le altre principali formazioni ambientaliste del paese e che trova solo l’appoggio di latifondisti e dei potentati locali di politici ed imprenditori.
– Una scelta finanziariamente incomprensibile, dato che Legambiente e la sua AzzeroCO2, in questa operazione non hanno apparentemente alcuna opportunità di profitto.
Entrambe, svolgono solo il compito di sostenere e promuovere, presso Enti locali e opinione pubblica, un accordo commerciale di distribuzione, in corso tra due aziende private, la Concentrix Solar e la Exalto Energy & Innovation Srl.
– Ma soprattutto è una scelta che priva i soci ed i circoli di Legambiente di uno strumento basilare per contrastare il proliferare di Impianti di FV industriale in terra agricola, quello della credibilità.
Perché, dopo Cutrofiano , dovunque si trovassero a fronteggiare gli eccessi bulimici di speculatori ed enti locali , si sentirebbero rinfacciare quel progetto.
Ed è in primo luogo per quest’ultima considerazione che il nostro Circolo inoltra questo intervento critico e chiede il ritiro del progetto di Cutrofiano.
Manciano 25.11.2010
Circolo Legambiente di Manciano, Il Presidente Andrea Marciani
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LETTERA APERTA
Caro Presidente,
Per evitare i malintesi della mia precedente, chiarisco subito che questa è una lettera aperta, scritta anche a nome del Circolo di Manciano, ed a cui verrà data divulgazione.
L’Assemblea nazionale dei Circoli
Abbiamo partecipato all’Assemblea dei Circoli Legambiente del 13/14 novembre scorsi, per dare corpo ad una dialettica orizzontale tra soci e circoli in un proficuo scambio di esperienze ed opinioni sulle scelte politiche ed ambientali della nostra associazione.
Non ci è stato possibile: l’intervento del nostro circolo – che doveva affrontare una tematica complessa con l’ausilio di un power point e che parlava a nome di altri 17 circoli firmatari di una nota mozione, avversa al FV in terra agricola – sono stati concessi 5 minuti scarsi ed è stato interrotto da un black out.
La richiesta di poterlo completare nel pomeriggio è stata respinta.
Allegato alla presente recapitiamo al Direttivo ed a tutti i Circoli d’Italia, l’intervento che non ci è stato possibile fare in Assemblea, integrato dalle informazioni ivi raccolte ( vedi allegato 1)
Alla luce degli ultimi accadimenti, riteniamo che questa sia, al momento, l’unica forma di comunicazione autonoma che i nuclei di base dell’associazione: i circoli ed i volontari che li animano, abbiano a disposizione, per elaborare un idea unitaria, un comune sentire, nell’associazione.
Lo Statuto
Nel suo intervento di domenica, la Direttrice Nazionale Muroni, ha sottolineato come l’organo dirigente dell’associazione sia un Direttivo e non un Coordinamento e questo giustifica il fatto che le scelte del Direttivo ci vengano calate dall’alto in Mozioni preconfezionate.
Le riunioni regionali, a questo punto, altro non sono che un passaggio di ratifica e presa in carico delle stesse.
Avendo il nostro circolo ricevuto reiterate minacce di espulsione, abbiamo studiato con una certa attenzione lo statuto nazionale e dobbiamo ammettere che la tesi della nostra Direttrice è suffragata dal testo della nostra “costituzione”.
Una volta eletto il Direttivo, soci e circoli devono farsi da parte, con due soli diritti residui: 1) appellarsi al consiglio dei Garanti 2) consultare il bilancio sociale. (Anche se, l’aver esercitato quest’ultimo diritto nelle settimane scorse, ci è costato, in Assemblea, un pubblico rimprovero di Stefano Ciafani)
Pur non condividendone alcuni aspetti poco democratici, e riservandoci, nelle giuste sedi, di inoltrare alcune richieste di modifica, riteniamo che il rispetto dello Statuto nazionale sia la base della gestione dell’associazione e ci chiediamo come mai, se l’articolo 8 dello statuto recita: “Vi è incompatibilità fra gli incarichi ricoperti all’interno di Legambiente e incarichi di pari livello ricoperti all’interno di partiti, sindacati ed altre organizzazioni di tale natura, per quanto concerne il livello regionale e nazionale.
E’ inoltre stabilita l’incompatibilità tra cariche esecutive territoriali di Legambiente e cariche amministrative esecutive di amministrazioni locali e di enti di gestione territoriale” negli organi direttivi di Legambiente siedano senatori, deputati, sindaci, assessori e direttori di parchi naturali.
Gli Affari e la Trasparenza negli affari.
Sempre domenica la Direttrice nazionale Muroni sottolineava che la scelta di dotare la Onlus Legambiente di un apparato di società di capitale dedite al profitto, era stata fatta in Congresso, e che era necessaria se si voleva svincolare l’associazione dalla dipendenza da uno Stato sempre meno “assistenziale” e continuare ad armare le crociere di Goletta verde.
Apprezziamo naturalmente il lavoro svolto da Goletta verde, ma ci sembra che questa scelta ponga problemi di etica e controllo democratico di una certa complessità.
La materia andrebbe trattata con la massima trasparenza, invece ai circoli non arriva la minima informazione sulla composizione societaria e sull’attività economica delle società di scopo che orbitano intorno a Legambiente ed ai suoi leaders.
Non è semplice capire quali siano le fonti di profitto di queste società: negli statuti si parla solo genericamente di consulenze ad enti ed aziende, commercio di certificati bianchi, verdi, carbon credits e via discorrendo, ma come circoli non abbiamo alcuna possibilità di effettuare verifiche.
Ai circoli dovrebbero pervenire sistematicamente notizie anche su tutti questi campi operativi, poiché alcune di queste attività potrebbero essere discutibili sotto un profilo etico o ambientalista.
E facciamo qualche esempio:
Le Consulenze: se fornite prima ad un’amministrazione per la stesura di un piano energetico provinciale o regionale, e successivamente, ad un azienda privata per una V.I.A. di un grosso impianto eolico nello stesso territorio, potrebbero far sorgere qualche dubbio sull’effettiva cronologia degli incarichi ottenuti.
I Carbon Credits: ossia, le “indulgenze” ad emettere CO2, vendute ad industriali inadempienti, ed ottenute tramite piantumazioni di alberi effettuate in Parchi nazionali, potrebbero sembrare poco consone agli scopi di un associazione ambientalista.
Soprattutto considerando che, per quanto assurdo possa sembrare, conferiscono all’industriale il diritto di emettere oggi, la quantità di CO2 che gli alberi piantati avranno “sequestrato” solo tra cento anni, (solo se, per il concorso di innumerevoli fortunate circostanze, saranno sopravvissuti fin lì.)
Inoltre bisogna considerare che per queste operazioni, le suddette società di scopo, possono contare sull’influenza che Legambiente ha presso le amministrazioni pubbliche, le aziende del settore rinnovabili e presso la Federparchi per i Carbon Credits, poiché spesso, gli stessi membri del Direttivo nazionale, siedono contemporaneamente su quasi tutte le poltrone decisionali in causa.
Il quadro che ne risulta evoca chiaramente la possibile sussistenza di un Conflitto di interessi.
“Ambientalismo del fare” o Ambientalismo ?
Ascoltando gli interventi che si sono succeduti durante l’Assemblea di Rispescia, talvolta si provava la straniante sensazione di essere finiti in un’assemblea della Confindustria, sezione aziende Green Economy.
Abbiamo ascoltato sindaci pugliesi che si lamentavano perché, per via di insignificanti allodole ed “aleatorie” rotte migratorie, non potevano realizzare altre torri eoliche (in una regione che ne ha già costruite più di 2.500 e ne ha in cantiere altre 4.000) o costruttori di centrali a biomasse che si lamentavano di non poter dare ai boschi dell’appennino e della maremma, la loro opportuna valorizzazione (termo) nelle loro efficientissime centrali.
Non condividiamo questa scelta politica, la riteniamo miope.
Consideriamo il cosiddetto ambientalismo del fare una svolta nefasta.
La nostra società è in preda ad una bulimia insaziabile di profitto, e, sul “fronte del fare” sono già schierati, nell’ordine:
· gli speculatori
· le cosche mafiose
· i politici del “partito unico degli affari” che ormai sembra governare l’intero paese
· gli albi dei professionisti, sempre più arroccati in casta.
· le associazioni di tutte le categorie produttive.
· i sindacati, che talvolta difendono i posti di lavoro anche nelle fabbriche inquinanti
· Quei cittadini che perseguono vantaggi personali anche a scapito della collettività.
Se anche le associazioni ambientaliste si schierano sullo stesso fronte, chi resterà a svolgere il ruolo di coscienza critica? Ci deve pensare solo la magistratura?
Riteniamo che Legambiente sia una formidabile realtà dell’ambientalismo italiano, e che accolga al suo interno, nei circoli come nel direttivo, donne e uomini di grande spessore morale e generoso impegno civile.
Noi ci battiamo perché i valori positivi presenti nella nostra associazione e nei suoi iscritti, tornino a prevalere su certi disvalori consumistici e speculativi che sembrano aver preso il sopravvento negli orientamenti strategici di Legambiente.
Nella speranza di ottenere concrete risposte sul merito delle corpose questioni poste dalla presente missiva, porgiamo i nostri migliori saluti e ringraziamo per l’attenzione.
Manciano 25.11.2010
Circolo Legambiente di Manciano Il Presidente Andrea Marciani
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