Avviso di garanzia per l’ex assessore Michele Cimino, indagato per compravendita di voti ad Agrigento; Giovanni Cristaudo indagato; Franco Mineo, sospettato di essere socio con il figlio di un boss mafioso.
Una situazione che sta portando a chiedere da più parti una stretta sulle candidature e l’istituzione di un codice etico simile a quello che si sono dati gli industriali, che consenta l’allontanamento di quanti coinvolti in indagini in materia di mafia.
A parole, tutti i partiti si dicono d’accordo nell’affrontare la questione morale dandosi regole più severe.
Nella realtà, in un paese che ha nel suo Parlamento nazionale un così elevato numero di parlamentari indagati, quando sarà mai possibile affrontare questo tema?
Accontentiamoci dei buoni propositi, in attesa delle prossime iscrizioni al registro degli indagati e/o dei prossimi arresti.
Sotto questo aspetto, l’Unità d’Italia è salva.
Dalle Alpi a Capo Passero, per far politica, bisogna avere nel proprio pedigree quantomeno qualche intercettazione con soggetti notoriamente mafiosi…
Gian J. Morici