Adragna e il figliol prodigo
Dovendo giustificare la decisione di entrare nella giunta del Sindaco Marco Zambuto, il senatore del Pd Benedetto Adragna ha scomodato il Vangelo. Si è ricordato della parabola del figliol prodigo. “Marco si è pentito. Ha abiurato. Ha capito di avere sbagliato a lasciare noi per passare tra le braccia del Cavaliere. Noi lo perdoniamo e scanniamo volentieri il vitello grasso (cioè il partito), per fare festa con lui e tutti i suoi amici del Patto per il territorio”, ha detto Benedetto.
Il buon Marco aveva preso l’eredità dei voti dell’elettorato del centro-sinistra ed era andato a gozzovigliare con Angelino, Lombardo, Gentile, Cimino e Silvio naturalmente. Mandando a quel paese Capodicasa, Adragna, Messana e compagnia bella. In una notte ha liquidato mezza giunta e ha fatto entrare Muglia e i nuovi big graditi ad Angelino e compagnia bella. Ma dopo un po’ ha cominciato a capire che a lui i signori del Castello di Arcore davano da mangiare solo bacche amare e lo facevano dormire nella stalla. Chiedeva l’elemosina per la sua città e non arrivava nulla né da Roma né da Palermo. Passava le notti scrivendo lettere a cui si rispondeva con sdegno o venivano cestinate dai destinatari. Allora un giorno avrà pensato: “Ma chi me lo ha fatto fare ? Stavo così bene con Capodicasa e Adragna”. Già, era riuscito a prenderli in giro con la storiella della città al di sopra dei partiti. Una candidatura il centro-destra non l’avrebbe mai data al giovane avvocato, la sinistra invece lo accolse senza indugio sentendolo parlare contro Cuffaro e contro gli altri potenti. E quindi Zambuto, proprio come il figliol prodigo, avrà deciso: “Mi alzerò, andrò da Adragna e gli dirò: Benedetto ho peccato contro il Pd e contro di te. Le elezioni sono fra due anni e sono nei guai. Il centro-destra non mi ricandida di certo. Ho provato a fare una bella ammucchiata, una nuova giunta con tutti dentro e son venuti solo quelli del Pdl e Arnone. Ma Alfano, Cimino, Gentile non mi danno una lira e s’incavolano pure se gli chiedo qualcosa. Ho creato il Patto per il Territorio per rifarmi una verginità, ma alle prossime elezioni rischio di andare in bianco. Ho bisogno che mi riprendiate con voi per ridiventare Sindaco, altrimenti dovrò tornare a lavorare”. E Benedetto immaginiamo l’abbia guardato con amore e gli abbia detto: “Amico, che vuoi che sia. Ci hai tradito ? Embè ? Ci parlo io con Capodicasa e Messana. Li convinco io, anche se sei appoggiato da un tale che li accusa delle cose più terribili. Vedrai che il partito considererà i tanti vantaggi che verrebbero dal tuo ritorno nella casa paterna. Certo, dobbiamo cercare di conservare una qualche dignità, perché l’hai fatta grossa a tradirci per passare con Papi. Ma vedrai che tutto s’aggiusta. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Certo non ti potremo dare i finanziamenti di cui ha bisogno la città per risollevarsi, stiamo all’oppozizione. Ma che importa ! Adesso vieni con noi e rifacciamo una bella squadra con Arnone, i fuoriusciti del Pdl che stanno con il Patto per il territorio, tutto il Pd che io convincerò e tanti altri compagni di viaggio che vedrai troveremo, anche tra l’Udc. C’è tanta gente in giro con tanto buon senso pratico. E sbrighiamoci che le elezioni sono alle porte”.
E fu così che per restare tra le pagine della Bibbia:
“il cane è tornato al suo vomito”.
Elio Di Bella
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