Padre Giacomo Chesney venne trasferito nella vicina Repubblica di Irlanda – al di là della giurisdizione della polizia dell’Irlanda del Nord – per timore che il suo arresto, per essersi reso responsabile di attentati terroristici nel ‘72, avrebbe potuto infiammare tensioni settarie.
Tre autobombe esplosero in un tranquillo villaggio vicino a Londonderry nel 1972 – uno dei peggiori anni dei tre decenni di violenza in Irlanda del Nord, conosciuto come The Troubles – uccidendo nove persone e ferendone altre 30.
Nessuno venne mai accusato degli omicidi, ma padre Chesney fu a lungo sospettato, anche se l’IRA ha negato ogni responsabilità.
Trentotto anni dopo, l’indagine del difensore civico da parte della polizia dell’Irlanda del Nord, Al Hutchinson, ha rivelato la copertura che ha permesso a Padre Chesney di sfuggire al processo.
Si disse che non c’erano prove certe che collegassero il prete all’IRA e agli attentati, anche se molti poliziotti volevano indagare su di lui e pedinarlo.
La relazione di Hutchinson, ha accertato che un alto funzionario della polizia contattò il governo britannico per chiedere il loro aiuto, in collaborazione con la Chiesa cattolica, per rendere “inoffensivo un prete pericoloso”.
William Whitelaw, poi il ministro britannico per l’Irlanda del Nord, e il Cardinale William Conway, il capo della Chiesa cattolica in Irlanda, discussero a lungo per trovare una soluzione e in ultimo decisero di trasferirlo fuori dalla provincia, così come suggerito dalla polizia, dove morì nel 1980, all’età di 46 anni.
“La decisione non ha reso giustizia a coloro che sono stati uccisi, ai feriti e alle vittime degli attentati”, ha detto Hutchinson.
“Accetto il fatto che il 1972 è stato uno dei peggiori anni e che l’arresto di un sacerdote poteva aggravare la situazione della sicurezza – continua Hutchinson – ma, allo stesso modo, ritengo che il comportamento della polizia nel coprire le indagini su un uomo sospettato di atti di terrorismo potrebbe avere conseguenze serie.”
Il Cardinale Sean Brady, attuale capo della Chiesa cattolica in Irlanda, e il Vescovo di Londonderry, Seamus Hegarty, hanno dichiarato che è “scioccante” che un prete possa essere stato coinvolto in attentati dinamitardi.
“Questo caso avrebbe dovuto essere oggetto di indagine ed essere risolto mentre Padre Chesney era ancora in vita” hanno affermato, rifiutando comunque l’ipotesi di un complotto che vedesse coinvolta la chiesa.
I parenti delle vittime, hanno affermato che l’indagine ha sollevato più domande che risposte e hanno chiesto che il governo britannico apra un‘inchiesta.
Mark Eakin, la cui sorella Kathryn aveva otto anni, e fu la più giovane vittima, ha detto: “Ci sentiamo abbandonati. Claudy sembra essere stato nascosto sotto il tappeto”, aggiungendo che l’angoscia delle famiglie ‘”è durata per 38 anni e durerà così per altri 38 anni”.
Hutchinson che ha descritto la copertura del prete come una “collusione”, ha anche precisato che non ha trovato prova di intenti criminali da parte della chiesa o del governo.
Owen Paterson, attuale ministro britannico per l’Irlanda del Nord, si è detto “profondamente dispiaciuto” che Padre Chesney non sia stato adeguatamente indagato.
Le violenze in Irlanda del Nord terminarono grazie ad un accordo di pace nel 1998, ma sporadici disordini avvengono ancora nella provincia.
Caro Gian J., ti trasmetto sull’argomento la dichiarazione congiunta del Cardinale Brady e del Vescovo di Derry (fonte zenit.org)
ARMAGH, mercoledì, 25 agosto 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa non ha mai coperto il sacerdote James Chesney nel suo presunto coinvolgimento nell’attentato di Claudy (Londonderry) negli anni Settanta, né si è opposta a che venisse arrestato e interrogato per questo fatto, anche se ciò non è accaduto.
Lo affermano il Cardinale Seán Brady, Arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda, e monsignor Seamus Hegarty, Vescovo di Derry, in un comunicato congiunto diffuso questo martedì, in risposta a un comunicato della polizia dell’Irlanda del Nord in cui si espongono le conclusioni delle nuove indagini sul caso Claudy.
Il 31 luglio 1972, tre autobomba esplosero nella via principale di Claudy, un piccolo paese di circa 1.000 abitanti nella contea di Londonderry (Irlanda del Nord). Morirono 9 persone, tra cui un bambino di nove anni, e varie rimasero ferite.
Anche se nessun gruppo paramilitare rivendicò l’attentato, si sospettò dell’IRA. Secondo un rapporto pubblicato questo martedì dalla polizia dell’Irlanda del Nord (RUC), padre James Chesney, allora parroco a Cullion, fu direttamente coinvolto nel massacro, e già allora si sospettò di lui, anche se non venne mai interrogato o arrestato dalla polizia.
Venne invece interrogato dall’allora Vescovo di Derry, monsignor Neil Farren, e dal suo successore, monsignor Edward Daly, e in entrambi i casi il sacerdote negò la sua partecipazione ai fatti. Venne informato anche il Cardinale William Conway, allora Arcivescovo di Armagh.
Nel 1978 fu deciso il trasferimento di Chesney in una parrocchia della contea di Donegal, dove morì due anni dopo.
Nel loro comunicato di questo martedì, i Vescovi affermano che la Chiesa non ha mai coperto questo caso, ma che questo “avrebbe dovuto essere studiato in modo adeguato e risolto durante la vita di padre Chesney”, e che “se c’erano prove sufficienti che lo collegavano all’attività criminale avrebbe dovuto essere arrestato e interrogato alla prima occasione, come qualsiasi altra persona”.
In questo senso, il comunicato cita uno dei passi del rapporto della polizia, secondo il quale “la Chiesa cattolica, quando è stata informata delle preoccupazioni relative a uno dei suoi sacerdoti, ha interrogato padre Chesney sulle sue presunte attività, che questi ha negato. Nel corso di questa indagine, la RUC non ha trovato prove di intenzione criminale da parte di alcun rappresentante della Chiesa (6.24)”.
In seguito, la Chiesa “ha informato la Segreteria di Stato dei risultati del suo interrogatorio a padre Chesney sulle sue presunte attività. Le azioni del Cardinale Conway o di qualsiasi altra autorità della Chiesa non hanno impedito la possibilità dell’arresto e del successivo interrogatorio di Chesney”, afferma il comunicato dei Vescovi.
Come riconosce lo stesso rapporto della RUC, “si sa che fino al momento della sua morte nel 1980 padre Chesney ‘viaggiava regolarmente attraversando la frontiera, ma non è mai stato arrestato o interrogato, né la RUC ha indagato più a fondo in relazione agli attentati di Claudy o ad altre attività terroristiche’ (6.12)”.
In quegli anni difficili, ricordano i presuli, “la Chiesa cattolica, insieme ad altre Chiese dell’Irlanda del Nord, è stata costante nella sua condanna del male della violenza”.
Per questo “il fatto che un sacerdote fosse sospettato di essere coinvolto in una violenza simile ha un impatto così forte”.
Scoprire la verità
I Vescovi chiedono anche ai fedeli di collaborare nel chiarire chi sia l’autore di quell’attentato, e affermano che le informazioni che la Chiesa aveva su padre Chesney sono già nelle mani della polizia.
L’attentato di Claudy “è stato un crimine orrendo”, sottolinea la nota. “Non possiamo perdere di vista il terribile costo umano di questa atrocità. Nove persone sono morte, tra cui bambini. Molti sono stati feriti”.
“Padre Chesney è morto e, come sospettato dell’attentato di Claudy, è al di là della giustizia dei tribunali umani. E’ chiaro che ci sono state altre persone coinvolte nella pianificazione e nella realizzazione di questa terribile atrocità, e alcune di loro devono essere ancora vive”.
I presuli dichiarano che le vittime “hanno il diritto di sapere la verità”, e per questo rivolgono un appello “a chiunque abbia informazioni collegate a questo crimine orribile, perché le consegnino al Servizio di Polizia dell’Irlanda del Nord”.
“Solo con coraggio potremo affrontare come comunità questi casi dolorosi e fare tutto il possibile per assicurare che le terribili lezioni del passato vengano imparate e fatti simili non tornino a ripetersi”, conclude la dichiarazione.
Il comunicato in inglese è disponibile su http://www.catholicbishops.ie.
Un sentito ringraziamento per aver voluto aiutarci nel fare chiarezza su una vicenda che ha scosso l?irlanda, ma anche il resto del mondo civile.
Purtroppo, come correttamente riporta il comunicato, le indagini avrebbero dovuto seguire il loro corso, senza stare a valutare interessi di governo o di carattere religioso.
Sono personalmente convinto che soltanto una magistratura libera può garantire i diritti dei singoli cittadini e finirebbe con il giovare a tutti, compreso a quanti – Enti religiosi, partiti, forze sociali, istituzioni – inizialmente ne dovessero subire un danno.
Cordialmente
Gian J. Morici