Nel leggere decreti e disegni di legge proposti da questo governo – ma forse anche dagli altri – sembra che ci sia quasi la ferma volontà da parte delle più importanti cariche istituzionali di proteggere i pedofili.
Ci eravamo già accorti di come il ddl contro le intercettazioni prevedesse una norma, che dovrebbe disciplinare i rapporti tra lo Stato italiano e il Vaticano – definita da molti “norma salva preti-pedofili – evidenziando come nel caso le indagini riguardino un membro del clero, il vescovo competente debba essere avvisato pena l’annullamento dell’indagine. Se ad essere indagato è invece un vescovo (vedi il caso Bagnasco a Genova) deve essere avvisato il Vaticano.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, aveva voluto sottolineare che questa norma non favorisce la Chiesa cattolica e potrà comunque essere applicata anche alle altre confessioni religiose che dispongano di un’intesa con lo Stato.
Pare che questo privilegio, gentilmente concesso dal nostro Governo, non solo non sembra interessare altre confessioni religiose, ma verrebbe violentemente dalle stesse criticato.
Infatti, secondo Maria Bonafede, (pastora della Chiesa Valdese): “a valdesi e metodisti non interessa una norma che garantirebbe ad alcune confessioni religiose dei privilegi… come cittadini italiani fatichiamo davvero a comprendere come e perché la giustizia italiana, ad esempio nel caso di reati sessuali nei confronti di minorenni, sarebbe meglio tutelata se si informassero le autorità religiose cattoliche dei procedimenti in corso”.
Sembrava dunque, che gli unici interessati, fossero i Ministri di culto del Vaticano, che sono comunque i soli ai quali si fa esplicito riferimento.
Così, purtroppo, non è.
L’emendamento presentato da un autorevole gruppo di parlamentari della destra PDL e leghisti, oltre a proteggere i pedofili in abito talare, salvaguarda anche la “pedofilia laica” introducendo nel reato di violenza contro i bambini la “lieve entità” allo scopo di evitare l’arresto e di diminuire la pena.
Spetterà dunque al giudice stabilire la gravità della violenza.
Prescindendo da quella che è la violenza fisica – in merito la quale non vogliamo neppure pensare al tipo di valutazioni che il magistrato dovrà fare -, resta un danno psichico difficilmente quantificabile e rilevabile.
Un’opinione pubblica disinformata e distratta da altri eventi, non si accorge di come questioni delicatissime non vengano risolte solo a seguito di dibattito nelle aule parlamentari.
Pochi addetti ai lavori, che inspiegabilmente sembrano favorire chi commette reati sessuali nei confronti di minori, risolvono il problema, obbedendo ad ordini di scuderia, nelle Commissioni parlamentari.
Nasce così l’ennesima porcata che opera un distinguo tra violenza grave e violenza lieve nei confronti di un minore.
Dando per scontato – almeno così si spera – che lo stupro venga considerato come violenza grave, sorge spontanea la domanda: palpare gli organi genitali di un bambino o imporre allo stesso atti sessuali incompleti, rappresenta violenza grave o lieve?
E il danno psicologico che ne subirà, è violenza grave o lieve?
Ad un ddl già molto discutibile sotto tanti profili, si aggiunge quello dell’ Emendamento 1707 sulla “Violenza sessuale di lieve entità”, i cui autori sono Gasparri, Bricolo, Quagliariello, Centaro, Berselli, Mazzatorta, Divina.
Il ministro Alfano, oltre ai lodi in favore di Berlusconi, ritiene sia il caso di avallare ulteriormente una norma che di fatto favorisce una categoria – quella dei pedofili – che viene moralmente persino difficile da ascrivere al genere umano?
Gian J. Morici