Purtroppo, da un po’ di tempo, assistiamo sempre più spesso alla pubblicazione di articoli che sembrano autentici copia/incolla dei comunicati stampa che invia un noto consigliere comunale agrigentino.
Un vero peccato per un giornale che si era distinto per un certo modo di fare informazione, a volte anche scomoda, ma pur sempre in maniera corretta.
Leggendo oggi “il Fatto Quotidiano”, sembrerebbe quasi di leggere una delle pagine di un mitico direttore agrigentino, noto per aver risposto ad un’intervista “mai letto un libro in vita mia! Non mi entusiasmano, anzi li trovo noiosi”. E, aggiungiamo noi, si vede…
Ma tornando al Fatto Quotidiano e al suo naufragio (che sul mitico direttore torneremo dopo), lo “scoglio” lo prende in pieno con l’articolo a firma di Giuseppe Pipitone, dal titolo “Agrigento, l’ex Pd antimafia si candida da solo Ma deve fare i conti con i litigi con la Procura”.
“Giuseppe Arnone – si legge nell’articolo -, ex consigliere democratico, ha denunciato il malaffare nel suo ex partito e ora è sostenuto da una lista civica. Ma ora per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio per tentata estorsione. Così ha denunciato due magistrati: “Mi vedono come fumo negli occhi”. Ha denunciato il malaffare dentro al suo partito, il Pd. Ha portato avanti battaglie importanti contro Cosa Nostra nella sua città, Agrigento. E’ stato protagonista di vibranti dichiarazioni contro la criminalità organizzata. Adesso però sulla testa di Giuseppe Arnone, consigliere comunale della città dei templi ed esperto avvocato cassazionista, è caduta una tegola inaspettata: la procura di Agrigento ne ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per tentata estorsione e lesioni personali. Un duro colpo che arriva ad appena un mese dalle amministrative, dove nonostante il boicottaggio del Pd Arnone proverà lo stesso a diventare sindaco di Agrigento con una lista civica. Proprio per questo alla richiesta di rinvio a giudizio della procura ha risposto per le rime: ovvero denunciando il procuratore capo di Agrigento Renato Di Natale e l’aggiunto Ignazio Fonzo. “La strumentalizzazione dei miei avversari politici su questa vicenda – racconta Arnone – sta diventando davvero una cosa incresciosa, soprattutto in una campagna elettorale dove i sondaggi mi danno altissimi indici di gradimento”. Il consigliere comunale ha quindi preso carta e penna e messo giù un esposto di cinque pagine con l’intenzione d’inviarlo al Csm, al procuratore generale della Cassazione e al ministero della Giustizia. Secondo le accuse dei magistrati che ne chiedono il rinvio a giudizio Arnone avrebbe picchiato una sua cliente che si sarebbe rifiutata di firmare un documento di compravendita immobiliare. Un fatto che per il consigliere comunale del Pd invece non si sarebbe mai verificato […]”.
Inutile sottolineare come il giornalista Giuseppe Pipitone prima di pubblicare il suo “brillante” articolo, avrebbe potuto meglio documentarsi. Magari leggendo le carte. Quelle carte che, una volta conclusa l’inchiesta e non essendo più coperte da segreto istruttorio, potevano evitargli di prendere in pieno lo “scoglio” riportando paro paro “fatto che per il consigliere comunale del Pd invece non si sarebbe mai verificato”.
Oppure, sarebbe stata sufficiente anche un facile ricerca in rete, per imbattersi nella deposizione della signora Maria Grazia Di Marco, cliente dell’Arnone, pubblicata da Franco Castaldo su Grandangolo, che avrebbe indotto chiunque ad essere un po’ più cauto.
Colpevole forse la decadenza dei tempi, la necessità d’informare (o disinformare?) in modo rapido senza alcuna verifica, sta di fatto che lo “scoglio” lo hanno preso in pieno, congedando così una vicenda che meritava certamente maggiori approfondimenti e verifiche. Purtroppo, in questo caso, non c’è nessun Comandante De Falco che urli allo Schettino di turno: “Torni a Bordo Cazzo!”
Alla stessa maniera in cui, nessuno fa notare al direttore di cui sopra, che ha scritto un articolo nel quale illustra come nelle liste elettorali molti nomi sono di ripiego, i cosiddetti riempi lista che servono a colmare l’elenco, che in una delle liste è candidata una persona a lui molto vicina. Una candidata molto giovane, senza trascorsi nè militanze politiche, che difficilmente si può pensare sia candidata veramente per ottenere un seggio consiliare.
Dulcis in fundo, in calce all’articolo, “il N.B. C’è una notizia di pochi minuti fa che riguarda l’avvocato Daniela Posante. Il candidato sindaco Giuseppe Arnone l’aveva designata appena 48 ore addietro una delle componenti della sua Giunta. Ieri la stessa avvocatessa Posante aveva posto fiducia incondizionata all’avvocato Arnone, confermando la sua presenza in Giunta”.
Eppure, non è necessario aver letto chissà quali libri – sarebbe bastato un fumetto come Topolino – per comprendere che – come dallo stesso giornale pubblicato nell’articolo dal titolo “Amministrative, Posante: disponibilità condizionata ad Arnone” – qualche piccola differenza tra “incondizionata” e “condizionata” esiste… Resta da sperare, che – se non i direttori di giornale – i nostri politici, quantomeno quelli ai vertici, dedichino qualche ora della loro vita alla lettura di un buon libro…
Concludiamo anche noi alla stessa maniera del direttore che non legge libri, affermando: “di certo un pizzico di serietà in più non guasterebbe…”
Gian J. Morici
e si, beata ignoranza…
Il Fatto così perde di credibilità. Ma il direttore mitico che titolo di studio possiede?
Così come riportato nel link dell’intervista nella quale dichiara di non aver mai letto un libro in vita sua: laurea in scienza della Scenografia con il massimo dei voti!
http://www.storiaradiotv.it/LELIO%20CASTALDO.htm
Miracoli della prospettiva evolutiva della moderna didattica.
e ora chi glielo dice all’avvocato che il direttore amico suo ha persone a lui molto care candidate in una lista che appoggia un altro sindaco? ahì ahì ahì
Agrigento è piena di scenografi con il massimo dei voti che non hanno la minima idea di cosa è la scenografia. Miracoli di una accademia privata! Comunque, per la precisione: non è una laurea ma un titolo che, in alcuni concorsi pubblici, viene considerato equipollente: non hanno infatti nessun diritto a fregiarsi del titolo di “dottore”. La LAUREA VERA va guadagnata e meritata con lo studio ed il sudore su quei libri che qualcuno trova noiosi.
Basta andare a leggere i commenti sul fatto quotidiano per capire che nemmeno i loro lettori si fidano più di quello che scrive il giornale. Come gli altri, anche loro sono di parte. Perchè vi state meravigliando?
Hi hi hi, bellissima questa intervista a Castaldo, eccezionale, e la tirata: Sorrisi e Canzoni uno dei maggiori settimanali? Eh eh eh, siamo all’inverosimile. Peccato, Morici, che avete gli stessi, nobili ideali, Hi hi hi… Morici, sei stato sagace a trovare uno peggio di te.
Con affetto
In ogni caso, lasciate stare Il Fatto, che è decisamente al di fuori della vostra portata.
Più che altro per non scadere nel ridicolo.
Caro Vitangelo Moscarda (perdonami, ma ti si addice più di Adriano Meis – ti invito a leggerne la ragione: https://lavalledeitempli.net/2010/09/21/computer-unico-pensiero-unico-a-pensar-male-si-fa-peccato-ma-spesso-ci-si-indovina%e2%80%a6/), il tuo commento non valeva neppure un byte di risposta.
Ciò nonostante, ho deciso di sprecare questi pochi secondi, per ribadire ancora una volta che da un giornale come “il Fatto Quotidiano”, prima di pubblicare un affondo immotivato alla Magistratura, mi sarei aspettato una più attenta verifica dei fatti.
Notizie che possono trovare si facile smentita, rischiano di adombrare ben altre inchieste giornalistiche condotte da una testata che si era guadagnata nel panorama dell’informazione nazionale la stima di molti lettori.
Peccato…
Cordialmente
Gian J. Morici
Direttore Morici,
mi sembra di capire che il fango rispetto ad uno dei commentatori di questo tuo aricolo,è acqua distillata…
Se un direttore si limita a fare il “portavoce ” di Arnone senza sentire il bisogno di fare alcun riscontro sulle notizie che fornisce, è meglio che si dedichi ad altri sports, piuttosto che all’informazione. Quest’ultima infatti, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere una cosa seria.