Scalia, Futuro… in libertà

DI ALIDA AMICO
Su ‘centonove’ di questa settimana:
PALERMO. Il lungo tira e molla va avanti ormai da troppi giorni. E comunque vada a finire la “telenovela” dell’abbandono, difficilmente restituirà al suo protagonista -Pippo Scalia, il coordinatore regionale di Futuro e Libertà nell’isola nonché parlamentare di Aragona in provincia di Agrigento – lo smalto necessario per guidare il partito in Sicilia. Già, perché la notizia che Scalia, sia ormai ad un passo dall’abbandonare il partito di Fini – al seguito dell’ex coordinatore nazionale Adolfo Urso, per la sua mancata nomina a capogruppo alla Camera – coglie di sorpresa fino ad un certo punto. Pippo Scalia avrebbe già la valigia pronta da tempo, anche se per ora mantiene da giorni il più assoluto silenzio. La destinazione? Uno dei due partiti di Berlusconi: il Pdl oppure Forza del Sud, il giocattolo inventato da Gianfranco Miccichè. O magari l’approdo nel gruppone dei Responsabili (oggi a quota 28) e che potrebbe mettere in piedi un sottogruppo, in cui confluirebbero gli eventuali ultimi “transfughi” futuristi. Una vicenda riconducibile all’assedio berlusconiano, che darebbe al presidente della Camera un doppio “schiaffo”. Per il senatore messinese Carmelo Briguglio, si tratterebbe solo della conferma: che il Premier “acquista parlamentari come fossero escort”. – Sarcastico il commento del neo vice presidente del gruppo alla Camera Fabio Granata: ”Solo in Italia i topi scappano sulla nave che affonda: si vede che è ancora carica di formaggio…” La mancata partecipazione di Scalia alla riunione dei coordinatori regionali, sarebbe già un’anticipazione, della sua prossima ed irrinunciabile scelta? Gentile – che sembra non seguirebbe Scalia -, potrebbe assumere in primis le redini del Fli agrigentino. Se lo “shopping” berlusconiano, dovesse prefigurare un posto al sole per Scalia alle prossime elezioni politiche, nel collegio agrigentino scatterebbe una corale levata di scudi. Intanto, da parte della deputazione che fa capo al Guardasigilli: con i vari Marinello, Fontana, Bosco e Iacolino sul piede di guerra. A Pippo Scalia, i suoi metodi di ”desertificazione” fin dai tempi di An, non gli hanno attirato mai grandi simpatie all’ombra dei Templi. All’ex ragioniere di Aragona, non gli perdonano, a destra, di avere costruito le sue fortune politiche, “pugnalando” i suoi padri politici: a cominciare dall’ex parlamentare del Msi Giovanni Marino, di cui era “delfino”.

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