Esselunga stigmatizza comportamenti che ledono la dignità e diritti
La direzione di Esselunga ha scritto all’Associazione Nazione Rom (ANR), inoltrando un comunicato nel quale si “stigmatizza qualsiasi comportamento che possa ledere la dignità e il rispetto di ogni cittadino. Si prende atto dei fatti da voi denunciati e attendiamo fiduciosi il riscontro delle indagini delle forze dell’ordine alle quali abbiamo già dato la disponibilità di visionare le immagini delle telecamere di videosorveglianza nella speranza che possano contribuire a chiarire quanto accaduto e a individuare i soggetti responsabili“.
Il 30 gennaio 2018, a Firenze, davanti all’Esselunga di Via Galliano, due donne di etnia Rom sono state aggredite da due addetti alla sicurezza. Stefan Mures, fondatore ANR, ha presentato subito una denuncia ai Carabinieri di Sesto Fiorentino, essendo, anche lui, vittima della brutale azione con una evidente connotazione di stampo razzista. La suocera di Mures, Iorgu Petruta, è stata strattonata, buttata a terra e presa a calci. Nel mentre sferrava calci sul corpo della donna, l’aggressore proferiva le parole “zingara di merda”.
La signora Petruta era intervenuta in difesa della propria nipotina, una giovane ragazza, anche lei aggredita e presa per il collo. Mures intervenuto in difesa delle donne veniva percosso. Sul posto interveniva la Polizia di Stato ed una autoambulanza. Petruta, portata all’Ospedale di Santa Maria Nuova, veniva giudicata guaribile con una prognosi di 7 giorni, salvo complicazioni.
Nessun giornale, nessun media ha pubblicato questa notizia, forse perchè le donne aggredite sono di etnia Rom. Immaginate se le donne erano di origine ebraica. Ne avrebbero parlato al telegionale di Rai 1. Il titolo sarebbe stato: “Firenze, aggressione razzista a donne ebree nel giorno della memoria, nel giorno dell’Olocausto, nel giorno della Shoa”. Sarebbe giunta solidarietà e condanna dell’episodio da parte delle istituzioni. Invece, a Firenze, in Italia, è calato il silenzio totale sulla vicenda.
La stessa mattina la Polizia di Stato, aveva appena eseguito una ordinanza del Sindaco Lorenzo Falchi, sgomberando le famiglie di etnia Rom, dallo stabile occupato in Via Tevere, all’Osmannoro. Nessuna soluzione abitativa offerta dal Comune, Regione e Governo. Si tratta delle famiglie che abitavano nella casa distrutta dall’incendio del 19 dicembre 2017, dove perse la vita Marian Ciungo, arso vivo tra le fiamme.
Nella stessa giornata, la Regione Toscana celebrava il giorno della memoria ricordando i crimini perpetrati dal razzismo divenuto stato, dal Nazismo e dal Fascismo, l’orrore dei campi di sterminio. Oltre agli Ebrei, furono massacrati Rom, Sinti, Caminanti (RSC), Disabili, Testimoni di Geova, Omosessuali, Oppositori Politici. Un genocidio. ANR ha richiesto, al Presidente Enrico Rossi ed al Presidente Eugenio Giani, di dedicare la seduta solenne a Marian Ciungo. La richiesta non è stata accolta dalle istituzioni.
http://nazionerom.blogspot.it/2018/01/nazione-rom-chiede-alla-regione-toscana.html
Nonostante le cerimonie svoltesi in Italia, al Quirinale, nei Comuni, nelle piazze, stazioni, televisioni, per ricordare, non dimenticare e dire “mai più“, non si è riusciti a ricordare che ad un intero popolo, quello dei RSC, non è stata ancora riconosciuto ufficialmente il proprio Olocausto, il “Porrajmos“. Eppure il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione, approvata a larghissima maggioranza, che invita gli Stati a riconoscere i crimini commessi contro questa etnia. Pietro Terracina, ebreo, reduce di Auschwitz ha visto con i suoi occhi la fine delle famiglie Rom rinchiuse nello “Zigeunerlager”. Sua la testimonianza davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Al Quirinale c’erano anche alcuni rappresentanti Rom, Santino Spinelli e suo figlio Gennaro, l’attrice Djana Pavlovic, il Presidente della Roma Onlus Graziano Halilovic, il Presidente dei Sinti Italiani Davide Casadio. La Ministra dell’Istruzione Maria Fedeli era appena tornata da Auschwitz, accompagnata da Seo Cizmic, rappresentante dei RSC.
Da tempo diciamo che un crimine non processato è un crimine che si riperpetra. E’ quello che succede, ogni giorno in questo paese: i cittadini di etnia Rom sono quotidianamente vittime di razzismo e di esclusione.
In Romania, a Buzao, si è svolta una cerimonia umile e piena di dolore con la quale è stato ricordato Marian Ciungo. Nessun rappresentante degli Stati era presente, nessun Sindaco, Presidente della Repubblica o di Regione. Eppure Marian ha lottato per affermare i diritti umani di RSC in Italia ed Europa.
Prima di partire per il funerale, i genitori di Marian, Mihai Maria e Mihai Severin, si sono rivolti al Procuratore Alessandra Falcone presso il Tribunale di Firenze, titolare dell’indagine per “omicidio colposo” e relativo alla morte del loro figlio, chiedendo un incontro e di indagare sulle minacce di morte, giunte un mese prima della morte di Marian, rivolte a tutta la comunità Rom di Quaracchi, minacce diffuse sul profilo facebook dell’organizzazione fascista denominata “Casaggì“.
Abbiamo denunciato da subito, ad UNAR, queste minacce: ad oggi, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal suo rappresentante Maria Elena Boschi, solo silenzio, nessun intervento, nessuna solidarietà, nessuna presa di posizione.
Prima di partire per il funerale del loro figlio, Mihai Maria e Mihai Severin hanno ricevuto una comunicazione delle autorità locali. Non era ne un biglietto di condoglianze, ne un invito ad una riunione istituzionale. Soltanto una denuncia per aver occupato abusivamente uno stabile a Sesto Fiorentino, lo stabile sgomberato il 30 gennaio.
Alla Procura abbiamo chiesto di indagare sulla truffa che Matteo Renzi e Stefania Saccardi, ex Sindaco ed ex Assessore al Sociale di Firenze, Gianni Gianassi ex Sindaco di Sesto, Andrea Valdrè ex direttore della Società della Salute Nord Ovest, Andrea Gori ed Alessandro Martini della Solidarietà Caritas Onlus hanno organizzato, nel 2011, con 400.000 euro, denaro ricevuto dalla Regione Toscana, per l’inclusione della comunità Rom di Quaracchi. Quei soldi dovevano essere usati per garantire casa e lavoro per Marian Ciungo, la sua famiglia e tutta la comunità Rom. I fondi furono trasformati in rimpatri assistiti, tra l’altro, mai avvenuti.
E le famiglie sgomberate? Donne, uomini e bambini hanno occupato la ex Caserma Gonzaga tra Firenze e Scandicci. ANR ha protocollato un documento alle istituzioni chiedendo il rispetto della Strategia Nazionale e degli Accordi Europei di inlcusione di RSC. Ora attendiamo risposte dallo Stato. I familiari di Marian Ciungo attendono risposte. Iorgu Petruta attende risposte. La Giustizia e la Verità attendono risposte.
La legge è uguale per tutti. Così si trova scritto nei Tribunali della Repubblica Italiana sopra la testa di Giudici, Procuratori, Avvocati, Imputati, Vittime e Testimoni. Un principio cardine di uno stato democratico, quale, questo paese, dovrebbe essere. Forse però, se sei un Rom, la legge non è uguale per tutti, neppure nei Giorni della Memoria.