Tempo fa sentii il bisogno di dire la mia sulla storia del Papà Tiziano. Non per un particolare impulso di generosità, ma perché, francamente, quell’imputazione per il “nuovo” reato “giustizialista”, il 346 bis c.p. non mi convinceva e non mi convince anche se ne fosse fatto addebito al più losco dei personaggi. Precisai che, comunque, quell’ambiente “etrusco” in cui era venuto su Matteo non mi piaceva affatto e non mi convinceva l’abbondanza di mezzi con il quale il galletto avevo potuto iniziare la sua corsa politica.
Ora viene fuori la contestazione della genuinità di certe prove. E’ un’altra cosa dalla questione della dubbia costituzionalità del reato contestato. Ma quando le fattispecie di reato previste da leggi oggi di moda, sono evanescenti, quando i confini tra reato e condotta penalmente non illecita sono contorti e bislacchi, è facile che qualcuno sia portato alla forzatura disinvolta delle prove, come già il legislatore è stato disinvolto nella formulazione della condotta da punire.
Non c’è dunque uno “scandalo” del Papà dell’ex ducetto?
Forse uno “scandalo” c’è. Nel senso che questo intraprendente Papà Tiziano è indiscutibilmente un privilegiato. Altri, benché inquisiti con prove indiscutibilmente false, sono finiti in galera e ci sono restati non poco. Assolti definitivamente si continua all’infinito a considerarli come li ha descritti un pentito bugiardo, come sembra si debbano ritenere per quella intercettazione poco chiara, per quella frase su di lui pronunziata da un P.M. tronfio ed ottuso. Per Tiziano è “complotto”.
E’ una colpa trattare diversamente (molto diversamente) Papà Tiziano? Ci mancherebbe altro! Ma lo scandalo c’è.
Lo scandalo per il quale ci sono Tiziani e Tizi qualsiasi trattati tanto diversamente.
Ne parleremo ancora.
Mauro Mellini