La storia della frana che mette a rischio la Cattedrale di Agrigento, dedicata a San Gerlando, arrivato con i Normanni nella città dei templi, sembra una storia infinita che priva la città di uno dei suoi beni monumentali. Per molti causata dai banconi calcarenitici fortemente degradati e da vari dissesti idrogeologici, la frana ha più volte portato alla chiusura del grandioso edificio di culto, innescando polemiche sugli interventi effettuati in passato e sui possibili e necessari interventi futuri.
Tra i tanti studi prodotti, riteniamo particolarmente degno di attenzione quello dell’Ingegnere Angelo Cutaia, consegnato all’Arcivescovo già nel 2012. L’ing. Cutaia, tra le altre cose, evidenzia come i fenomeni franosi siano da attribuire anche a infiltrazioni di acqua nel sottosuolo e a lavori condotti con molta approssimazione, se non con assoluta negligenza:
DISSESTI STATICI E DANNI
NEGLI EDIFICI DELLA VIA DUOMO
IN AGRIGENTO
DISSESTI STATICI E DANNI AGLI EDIFICI
DELLA VIA DUOMO IN AGRIGENTO
Fenomeni generali
Lungo la via Duomo si riscontrano generalizzate infiltrazioni di acqua nel sottosuolo. Pertanto gli edifici prospicienti sono interessati dal fenomeno della risalita capillare di acqua lungo le pareti. Ne conseguono tutta una serie di danni estetici e statici: scrostamento degli intonaci; sfarinamento delle malte di collegamento dei conci di calcarenite tufacea; imbibizione dei muri e rilascio di vapore acqueo all’interno degli edifici, muffe; lesione dei muri e cedimento delle fondazioni per diminuita portanza del terreno imbibito.
Cause generali
- Acqua di pioggia
Fenomeno transitorio ai fini dell’umidità generale a causa della naturale evaporazione.
- Acqua raccolta dai pluviali discendenti
L’acqua che ruscella su strada dai pluviali non desta preoccupazione perché si allontana e viene raccolta dalla fogna cittadina. Tranne il caso che questa venga raccolta dalle fessure del suolo, come nel caso della piazza Duomo.
I pozzetti sottosuolo invece col tempo mal funzionano a causa della loro parziale occlusione con fuoriuscita laterale di acqua che va ad imbibire i muri (umidità ascendente) e, fatto esiziale, le fondazioni., con conseguenti cedimenti.
3) Acqua dall’acquedotto cittadino.
Con molta probabilità lungo la via Duomo vi sono parecchie condotte di acqua potabile.
- Condotta, che dovrebbe essere ormai vuota, dell’Acquedotto di Racalmari realizzato nell’Ottocento.
- Condotta degli Anni Venti – Quaranta in tubo di ferro nero Mannesmann. Tale materiale è stato utilizzato fino agli anni Settanta del Novecento quando è stato sostituito dal polietilene.
- Tubi di polietilene (tubi neri di plastica). Quando si sono adottati i tubi in polietilene non tutte le condotte in ferro abbandonate sono state chiuse e pertanto oggi, trovandosi forate, rilasciano periodicamente una quantità di acqua sottoterra. Essendosene perso il ricordo spesso le loro perdite vengono ritenute delle sorgenti naturali, come nel caso della Cappella Chiaramontana di S. Spirito. Si possono avere rotture lungo i tubi, nei manicotti di giunzione e nelle saracinesche.
- Tubi in acciaio rivestito. Se presenti, possono presentare fori a causa delle correnti elettriche vaganti.
Edifici della via Duomo interessati da umidità ascendente proveniente verosimilmente da rotture dell’acquedotto cittadino. Si noti infatti la maggiore altezza raggiunta dall’acqua in prossimità della strada, ovvero del tubo rotto posto nel suo sottosuolo.
- Fogna cittadina
Contribuiscono ai dissesti degli edifici anche le dispersioni dalla antica fogna cittadina, a volte ancora in catusi, doccioni di terracotta.
- Sorgenti naturali
Non se ne conoscono nella parte alta della rupe. In ogni caso di lieve entità.
- Ipogei, Qanat
Non è stata segnalata la presenza di gallerie di drenaggio, che in ogni caso sarebbero utili se non ostruite.
DISSESTI STATICI DEGLI EDIFICI
- SEMINARIO
Il cantone di NE presenta un vistoso cedimento con lesioni interessanti tutta la facciata dal basso in alto.
Il dissesto non è assolutamente dovuto ad una frana!
La facciata dell’edificio mostra una macchia da umidità ascendente fino alla notevole altezza di sei metri. Fatto di per se stesso che avrebbe dovuto chiarire la diagnosi del danno.
E’ esclusa la responsabilità del pluviale, recentemente dissotterrato, poiché l’umidità non accenna a diminuire nonostante nel 2011 non abbia piovuto per sei mesi. In questo caso è indubbia la rottura di un tubo di acqua proprio nelle adiacenze del cantone. Vari tubi di ferro mannesmann, e quindi presumibilmente corrosi sottoterra, si vedono al livello del suolo penetrare in facciata. Il fatto che non si sia intervenuto in tempi utili palesa il disorientamento dei tecnici. Sarebbe bastato riparare il tubo rotto per prevenire un dissesto che oggi interessa una notevole parte di edificio.

Il forte degrado dell’intonaco della facciata denuncia una forte risalita di acqua da parecchi anni. Sicuramente rilasciata dai fori o dalle giunzioni dei tubi in ferro posti sottostrada, con il contributo dell’acqua persa proprio dai contatori posti sul muretto esterno.

Altra infiltrazione è nei pressi del portone, dove l’acqua di risalita interessa gli stipiti e le colonne in pietra.
Per quale motivo non si è provveduto a riparare i tubi dell’acqua? Che si sia capito che si trattava di acqua lo denota il fatto che il pluviale è stato fatto scaricare sul piazzale.
Anche il piazzale andrebbe impermeabilizzato onde impedire che l’acqua piovana si infiltri ad aumentare i fenomeni di dissesto presenti e che si attribuiscono ad una frana. Se frana naturale c’è, questa è senz’altro alimentata dal contributo delle acque raccolte dai tetti degli edifici, disperse dagli acquedotti privati e pubblici e infiltratesi dai piazzali. Un danno simile a quello del Seminario presenta il Palazzo Municipale, ex Convento di S. Domenico.

MUSEO DIOCESANO
Perché il museo diocesano non è interessato dalla supposta frana? Perché probabilmente non vi sono nelle sue adiacenze altri tubi rotti e quindi umidità nelle fondazioni. A meno che le fondazioni non siano poste a diretto contatto con il tufo di base. In ogni caso non si vede umidità ascendente.
2- CATTEDRALE di S. Gerlando
La cattedrale presenta un dissesto tipico da fondazioni imbibite e non da frana. Anche qui la cattiva raccolta delle acque di pioggia dei tetti è responsabile dei cedimenti. Sul fronte nord dell’edificio vi sono vari pluviali scriteriatamente annegati entro i muri esterni che sicuramente presentano parziale ostruzione, dovuta a deiezione di colombi, foglie, ecc., con conseguente rilascio di acqua nelle fondazioni. Il fenomeno dell’umidità ascendente lungo il muro di prospetto del duomo è vistoso, di impressionante consistenza e simile per entità a quello del seminario.

Sul prospetto principale, sul lato nord, si vedono chiaramente due macchie di acqua ascendente, la cui curvatura indica l’origine della alimentazione idrica proprio sotto il muro del cantonale. In quel punto, la pluriennale immissione di acqua da pluviale ha rammollito il terreno di fondazione, provocandone il cedimento . Non è un caso che la rotazione della cattedrale converga in questo punto, come evidenziato dalla natura e dalla forma delle lesioni di facciata.




Altri errori progettuali simili potrebbero concorrere ad aggravare il quadro dei cedimenti. Infatti alcuni pluviali sono portati entro il muro della facciata Nord senza potersene individuare il percorso interno e gli scarichi. Saranno parzialmente perdenti, in tal caso, potrebbero essere, da soli, responsabili della rotazione dell’edificio verso Nord.

Dall’analisi del quadro fessurativo e dell’acqua di risalita della facciata, dalla constatazione degli scarichi rotti e/o mal eseguiti, si evince che i danni statici dell’edificio sono da ricercare nelle infiltrazioni di acqua.
L’equilibrio metastabile del pendio che regge la cattedrale è senz’altro compromesso dalle suddette infiltrazioni idriche.
Anche nella cattedrale, come nel caso del Seminario, è da ispezionare il percorso dei tubi di acqua, di fogna e di acque meteoriche di tutto il complesso degli edifici della cattedrale.
Da non trascurare, per cautela, eventuali modifiche da sbancamento del pendio Nord, che avrebbe potuto alterare il delicato equilibrio del natural declivio, sovraccaricato dall’enorme peso della cattedrale.
3 – TORRE MONTAPERTO
Lungo la via duomo alcuni pluviali sono stati utilmente fatti scaricare su strada. Perché non è stato considerato quello adiacente alla torre Montaperto? Qui l’umidità ascendente, in azione dagli anni Trenta almeno, come si vede dalle foto storiche, ha corroso i conci in calcarenite, raggiungendo i preziosi altorilievi antichi.
Si sono sostituiti i conci danneggiati, ma non si è eliminata la causa, stante la vistosa perdurante umidità di risalita. Perché il pluviale non si fa scaricare all’esterno?
4 – Cappella Chiaramontana a S. Spirito.
Presenta imbibizione grave delle pareti per acqua proveniente dal terrapieno del rilevato stradale retrostante. Sicuramente sottostrada vi sarà qualche tubo (mannesmann?) di acqua bianca rotto. Basterebbe eliminare la perdenza per arrestare il danno.
Racalmuto , lì 19 Maggio 2012
Ing. Angelo Cutaia