Nella mattinata di ieri, su ordine del GIP del Tribunale di Roma – dott.ssa Cinzia Parasporo – i finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari nei confronti di P.A., 61 anni, imprenditore edile della Capitale, indagato – unitamente ad altri quattro soggetti ed in concorso con loro – per il reato di bancarotta fraudolenta aggravata per aver distratto ingenti somme di denaro dal patrimonio sociale di due società al medesimo riconducibili ed aver cagionato, di conseguenza, il loro fallimento.
Il provvedimento, emesso su richiesta del Pubblico Ministero, giunge al termine di una complessa indagine di polizia giudiziaria che ha interessato, in prima battuta, la E.A. S.r.l., società con sede in Roma amministrata dal citato P. ed esercente l’attività di lavori edili in genere con particolare riguardo alla costruzione di edifici e loro restauro nonché alla conservazione e restauro di opere d’arte.
La ricostruzione delle vicende societarie della società – titolare di contratti di appalto con diverse istituzioni ed Enti del Vaticano (APSA, LUMSA, Ospedale Bambin Gesù), Ministeri (delle Infrastrutture e dei Trasporti, dei Beni Culturali) e Sogei S.p.a. – aveva fatto emergere che la stessa, che negli anni dal 2007 al 2012 aveva accumulato una notevole quantità di debiti tributari, nel maggio del 2013, era stata incorporata nella E. S.r.l., società romana sempre amministrata dal P.
Solo pochi giorni prima di tale fusione, tuttavia, la E.A. – che già nel 2012 aveva presentato domanda di concordato preventivo al Tribunale di Roma – aveva ceduto il principale ramo d’azienda alla A.P.C.G. S.r.l. (società sempre riconducibile al P.) con una operazione gravemente squilibrata: per circa 2,5 milioni di euro erano state cedute le immobilizzazioni materiali ed i contratti in corso, con esclusione dei debiti e dei crediti aziendali. A seguito della notevole situazione debitoria che, pertanto, rimaneva in carico alla cedente, il Tribunale di Roma, su richiesta del PM titolare del procedimento, dichiarava il fallimento della E. (maggio 2015) e successivamente (marzo 2016) anche della APC.
Dalle indagini svolte dalla Guardia di Finanza soprattutto attraverso l’esame della documentazione bancaria relativa ai conti delle società, nonché attraverso le attività tecniche di intercettazione condotte nei confronti dell’indagato, è risultato evidente l’intento fraudolento delle operazioni poste in essere dal P. quale dominus di tutte le entità giuridiche a lui riconducibili. Emergevano infatti, da un lato, il mancato pagamento da parte della APC. del corrispettivo della citata cessione d’azienda – tra l’altro risultato notevolmente inferiore alla situazione debitoria già in essere – dall’altro un serie ingentissima ed anomala di prelievi di denaro contante (milioni di euro) effettuati nel corso degli anni da parte del P. che non hanno trovato giustificazioni plausibili soprattutto in relazione alle dimensioni delle società interessate.
Inoltre, nel periodo in cui la società E. versava già in evidente stato di difficoltà finanziaria ed addirittura in un periodo successivo alla domanda di fallimento richiesta dal PM, sono stati accertati numerosi versamenti effettati a titolo di “finanziamento” alla APC. (poi fallita anch’essa dopo poco) versamenti il cui carattere distrattivo è pertanto risultato evidente.
Infine, grazie agli esiti di una rogatoria effettuata presso lo Stato dei Città del Vaticano, è stato possibile accertare la disponibilità da parte del P. di conti personali presso lo IOR, conti sui quali egli incassava direttamente ingenti pagamenti che avrebbero dovuto invece essere effettuati alla società fallita, in quanto riferibili ai lavori edili fatti dalla E.A. – società che si pubblicizzava come impresa appaltante di lavori presso lo Stato Pontificio – per conto dell’APSA e di enti religiosi. In particolare, su uno di tali conti nel decennio 2004/2014 il P. ha effettuato movimentazioni in uscita (quasi esclusivamente per contanti) per circa 9,5 milioni di euro.
Nel complesso, sono state contestate condotte distrattive per oltre 11 milioni di euro.
IL GIP ha anche disposto il sequestro preventivo nei confronti di P.A. dei saldi dei rapporti bancari a lui intestati presso lo IOR.