Si ripete sulla collina delle Macalube di Aragona il fenomeno del “ribaltamento”, attività parossistica che periodicamente interessa l’area di maggior pregio geologico della Riserva, in cui si concentrano i vulcanelli di fango freddi o, appunto, le “macalube”.
Nei giorni scorsi una consistente fuoriuscita di materiale argilloso misto a gas ed acqua ha letteralmente stravolto la fisionomia della suggestiva collinetta che gli aragonesi chiamano Occhiu de Macalubbi, producendo in alcuni punti un innalzamento della superficie superiore ai 2 metri e mezzo, colmando buona parte del vallone sottostante la collinetta ed inghiottendo una delle tre polle.
Lo spettacolo che, in questo momento, è consigliabile ammirare da parte dei visitatori mantenendosi ad una certa distanza dalla collina per ovvi motivi di sicurezza ha certamente un che di suggestivo ed insieme impressionante. I vulcanelli preesistenti sono scomparsi e adesso, seppur con molta lentezza, nuove “bocche” hanno già cominciato ad aprirsi per costruire le caratteristiche forme coniche che normalmente caratterizzano la superficie della collina.
Secondo le valutazioni fatte dagli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia intervenuti prontamente sul posto per monitorare la situazione il fenomeno di degassamento violento ha provocato la fuoriuscita di una quantità di materiale argilloso compresa tra i 15 ed i 20 mila metri cubi.
“Possiamo affermare che si tratta, con ogni probabilità, della più copiosa fuoriuscita di materiale da quando Legambiente ha assunto la gestione della Riserva – affermano Daniele Gucciardo e Marco Interlandi. “Purtroppo questa volta, a differenza del febbraio 2008, non siamo riusciti a filmare in presa diretta il fenomeno – continuano i due operatori di Legambiente – ma già le riprese realizzate danno l’idea di quanto esso sia stato violento, intenso e deflagrante. Sono infatti numerose le fratture nel terreno rilevate anche ad una certa distanza dalla collina”.
I rilevamenti di carattere tecnico e scientifico da parte degli esperti dell’INGV continueranno comunque ancora nei prossimi giorni, anche per appurare che non vi siano rischi di un imminente ripetersi del fenomeno.