Dichiarazione di Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia.
“Facciamo appello alle persone di buon senso, che speriamo si trovino ancora all’interno dell’Ars, affinchè si fermino a riflettere prima di votare un ddl come quello sui centri storici che potrebbe produrre, se approvato, effetti devastanti per la nostra memoria storica”. A dirlo Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia, che continua: “La memoria, infatti, non si conserva esclusivamente negli edifici monumentali, ma risiede in quei tessuti storici che sono formati tanto dai monumenti quanto dall’edilizia di base. Con un approccio come quello che pervade il disegno di legge non avremmo più Bologna, Firenze o Venezia, ma solo alcuni palazzi e chiese immersi in tessuti edilizi sostanzialmente nuovi. Come spesso accade in Sicilia, si prende spunto da una reale esigenza per ottenere obiettivi che nulla hanno a che vedere con l’esigenza stessa. Non c’è dubbio, infatti, che nell’isola vada rilanciato il recupero edilizio ed il riuso dei centri storici, ma non è certamente una legge così fatta che può avviare un processo di questo tipo. Per chiarirlo bastano due esempi. Qualora venisse approvato questo ddl, per ristrutturare un edificio non sarebbe necessario nemmeno il permesso di costruire nei centri storici, a differenza di quanto avverrebbe nel resto delle nostre città. E quindi, il grado di tutela di un centro storico sarebbe inferiore a quello dei quartieri nati negli anni 60 e 70. La deregolamentazione, prevista dalla norma, si applicherebbe anche ai centri storici già dotati di piano di recupero. Ed è proprio questo il nodo centrale. In Sicilia, la riqualificazione dei centri storici ha bisogno di piani, ma anche e soprattutto di politiche di sostegno capaci di indirizzare i flussi economici. Fino ad oggi tutte le risorse del settore edilizio, sono state concentrate nelle espansioni che hanno allargato a dismisura le nostre città. Non abbiamo bisogno, quindi, di deregolamentazioni, ma piuttosto di scelte politiche chiare: il blocco totale delle espansioni e, al contempo, agevolazioni di natura economica e fiscale a chi riqualifica nei centri storici. A conferma di tutto ciò, va ricordato a chi ha memoria corta, che già nel 2000 una circolare del Dipartimento regionale dell’Urbanistica dell’Arta, aveva indicato le procedure da seguire per intervenire in centro storico anche in assenza di piani, proprio per consentire l’avvio di processi di recupero. Tutto ciò – conclude Fontana – non è purtroppo servito a molto, proprio per l’inesistenza di una politica regionale finalizzata alla riqualificazione dei tessuti storici”.