Concedevano prestiti onerosi a tasso di usura, mascherati attraverso finanziamenti societari simulati anche a un avvocato romano, che messo alle strette, li ha denunciati.
Si è conclusa con due sequestri – eseguiti dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Roma sia nella forma per “equivalente” che come “misure di prevenzione” – l’avventura giudiziaria di due usurai.
Il valore complessivo dei beni, tra cui 20 immobili a Fondi (LT), Padula (SA) e nel centro storico di Roma, 3 autoveicoli di lusso (tra cui una Maserati Quattroporte) e numerosi conti correnti bancari, ammonta a oltre 18 milioni di euro. Posti i sigilli anche a 3 società formalmente panamensi e delle Isole Vergini Britanniche (in realtà gestite dall’Italia) e a una immobiliare romana.
Le indagini nei confronti di S.V. F.G. e G.D.A. (soggetto con un “curriculum” di precedenti di polizia che partono dalla fine degli anni ’70 e che vanno dall’estorsione all’usura, dalla ricettazione alle lesioni personali sino bancarotta fraudolenta), entrambi arrestati nel marzo 2013 per estorsione, sono proseguite per ricostruire i prestiti di tipo usurario concessi nel triennio 2011-2013 ad una pluralità di soggetti residenti nella Capitale.
In particolare, dagli accertamenti condotti dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma è emerso il ruolo di ciascuno: F.G. concedeva i prestiti usurai; D.A. si occupava di procacciargli i clienti, tra cui il titolare di un autosalone in crisi che si è trovato depauperato di qualsivoglia potere di gestione, fino a venire privato di tutti i guadagni derivanti dalla vendita delle autovetture.
Nei confronti di F.G.S.V., formalmente residente in Colombia ma stabilmente in Italia da molti anni, anche l’accusa di evasione fiscale (art. 5 D.Lgs. 74/2000), per non avere dichiarato al Fisco disponibilità finanziarie costituite all’estero per decine di milioni di euro. Il soggetto, peraltro, era ricompreso, unitamente al fratello F.G.A.R., nella c.d. “L.F.”.
I Finanzieri sono riusciti a dimostrare che entrambi i fratelli F.G. sono di fatto fiscalmente residenti a Roma, avendovi stabilito la sede principale dei propri affari ed interessi, nonché il “fulcro” delle loro relazioni economiche, patrimoniali e familiari e delle proprie società.
In questo modo, sfruttando la combinazione tra una artificiosa presenza operativa all’estero delle società e la “cassa” depositata presso istituti di credito elvetici, i fratelli F.G. erano riusciti ad aggirare la normativa dello Stato italiano, omettendo di denunciare nel complesso redditi dal 2003 in avanti per oltre 331 milioni di euro, di cui 60 dal 2007 al 2012.
All’esito delle contestazioni fiscali, è stata eseguita la misura del sequestro “preventivo” per il reato di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi disposta dal GIP del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica per i tributi evasi.