Vagamente ispirato a “The Cinema Show” dei Genesis.
Se vi interessa, è un capolavoro, e la potete ascoltare qui.
Magari mentre leggete il racconto 🙂
LUI
Dove ho messo la giacca?
Era lì, sul divano, ma non c’è più.
Ho tolto tutto ma ancora non la trovo.
Maledizione, la giacca! Non posso uscire senza giacca. La mia unica giacca.
Quanto tempo è che non la indosso?
Mesi; però solo ieri era sul divano, poi devo averla spostata per far posto alle riviste di musica, che avevo spostato per far posto…a non so che cosa.
Guarda qua che roba: un casino, questa casa.
Un vero casino, come tutto il resto.
Un casino.
Va bene, andrò senza giacca, fammi sistemare la camicia nei pantaloni.
Ci mancherebbe solo di uscire con metà camicia dentro e metà fuori, già sarò senza giacca.
I denti! Non ci posso credere, stavo per uscire senza lavarmi i denti.
Che ore sono? Cazzo, mi devo sbrigare, vediamo se in bagno c’è il dentifricio…eccola!
Guarda tu. L’avevo appesa sopra l’accappatoio.
Era quasi a posto insomma.
Giacca blu e pantaloni blu.
Che fantasia.
A questo punto metterò una cravatta, intonata con il blu.
Non che abbia molto da scegliere, tra le tre o quattro che mi ritrovo.
Prenderò quella a fiori. Sì, i fiori. Tanto non faccio più in tempo a comprarli, almeno avrò dei fiori da qualche parte.
LEI
Non mi metterò gli anfibi, stavolta.
Non devo essere alternativa per forza.
Non c’è nulla di male a dimostrare di essere una donna.
E comunque sto uscendo con un uomo, non vado ad una manifestazione sindacale.
Forse dovrei dimostrarmi più indifferente, in fondo mi ha detto che voleva prendere solo un caffè.
Dice che mi vuole parlare di un romanzo che sta scrivendo.
Lo so che è una scusa, ma mi interessa sul serio.
Certo che se usciamo per parlare di un romanzo dovrei mettermi qualcosa di meno impegnativo.
Invece voglio essere carina. Molto carina.
Voglio mettermi gli stivali neri e le calze scure, e un cappottino corto sopra la gonna.
Ascolterò la sua storia, ma desidero che lui veda la mia.
Una volta odiavo questa crema, ma mi rende la pelle morbida, ed è quello che voglio essere, oggi: morbida.
Che ore sono? Accidenti, è tardi, devo uscire.
Rifarò il letto un altra volta, adesso non ho tempo.
E poi, magari, lo disferò di nuovo con lui, stasera.
Oh dio! Ma che vado a pensare?
LUI
E’ in ritardo. E io sono nervoso.
Ha detto che sta parcheggiando ma non vedo nessuno qua intorno, probabilmente è una scusa, deve ancora uscire di casa, vedrai.
Però se telefona per avvisarmi vuol dire che ci tiene che io non vada via.
E’ un buon segno, ma la devo smettere.
Non sono più un ragazzino, non devo scrivere la sceneggiatura di un film che sarà per forza di cose diverso.
Lei…mi piace. Molto.
L’ho vista poche volte, e parlato quasi nessuna.
Come è possibile?
Eppure mi piace, non lo posso negare.
Le devo parlare di un romanzo che voglio scrivere, ma come posso fare?
Non mi frega niente del romanzo, niente.
Le vorrei dire che l’ho vista, ed è finita.
Non ho pensato più a niente.
Che mi tremano le gambe, e le mani, e le labbra.
No, glie lo dirò, è deciso.
Le dirò: ero qui ad aspettarti, anche quando ancora non esistevi.
Mi riderà in faccia. Forse. Ma non importa. Non importa.
No. Non importa.
LEI
Gli sorrido da lontano, mi sbraccio per salutarlo, ma a malapena alza la mano e poi la rimette in tasca.
Che succede? Era così entusiasta, l’altra sera.
I suoi libri, la sua musica, i suoi viaggi.
Chi è questo che mi aspetta davanti al bar?
Un altro uomo chiuso nel suo egoismo.
Un altro uomo in cerca di un pubblico.
Poi mi avvicino e lo vedo bene, mentre fa un passo avanti per darmi un bacio sulla guancia.
Sta tremando.
Oddio. Sta tremando.
L’ansia gli fa muovere le mani in continuazione, ha un sorriso storto che non gli avevo visto.
Ha paura.
Ha paura di perdermi.
Mi fermo mentre stiamo per entrare nel bar.
Lui si gira, ha uno sguardo interrogativo.
Forse pensa che io abbia cambiato idea, che magari voglio tornare a casa.
Invece no.
Invece lui non sa.
Non sa che io sono qua per lui.
Inclino la testa, gli sorrido.
Vedo i suoi occhi che si allargano per lo stupore prima, e il desiderio poi.
Gli prendo la mano e dico:
– Andiamo al cinema, piuttosto –