Massiccia reazione internazionale dinanzi la strage di innocenti in Siria.
Dopo la strage di Hula, in cui hanno perso la vita 108 persone, finalmente il mondo si accorge dei crimini commessi dal regime di Assad.
Europa e Usa espellono gli ambasciatori siriani, dopo che l’Onu ha annunciato i risultati di un’inchiesta dalla quale emergerebbe come intere famiglie siano state uccise nelle proprie case, nel corso di esecuzioni sommarie.
Se allo stato attuale la reazione della comunità internazionale è di natura diplomatica, non viene escluso che si possa ricorrere all’uso della forza.
Infatti, il presidente francese Francois Hollande, ha già anticipato come non sia da escludere un intervento militare, purchè avvenga nel rispetto del diritto internazionale.
Intanto, la Farnesina ha convocato oggi Il rappresentante diplomatico siriano a Roma Khaddour Hasan, al quale è stata ribedita l’indignazione contro il governo siriano per le efferate violenze contro la popolazione civile.
Il Ministro degli esteri britannico, William Hague ha annunciato l’espulsione dell’addetto commerciale siriano – il più anziano diplomatico della Siria nel Regno Unito – e di due altri diplomatici dell’ambasciata, mentre in Belgio Didier Reynders, ministro degli esteri del paese, ha convocato il rappresentante diplomatico siriano.
Vibrate proteste ed espulsione dei diplomatici siriani, vedono impegnati Stati Uniti e Europa.
Dalla Siria, i ribelli intimano alla Russia di non fornire più armi al regime. Qualora ciò non dovesse avvenire – continuano i ribelli siriani – Vitaly Churkin (ambasciatore russo all’ONU), il cui Paese fornisce armi per i massacri perpetrati dal regime siriano, non sarebbe compatibile come componente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC), organismo che si pone come obiettivo quello di dare sicurezza ai popoli del mondo. “A nome del popolo siriano – si legge nel comunicato -, chiediamo al governo russo di fermare le consegne di armi o dimettersi dall’UNSC.”
Secondo fonti ribelli, i ritardi delle Nazioni Unite ad intervenire in favore della popolazione siriana, sarebbero costati 11.000 vite umane, senza contare il numero di quartieri, villaggi e città distrutte, nonché le centinaia di migliaia di feriti e di cittadini sottoposti a torture da parte delle forze filo governative.
Gjm