Se la crisi globale rappresenta un problema per molte nazioni del mondo, così sembra non essere per la criminalità organizzata transnazionale che, grazie all’economia debole, sarebbe avvantaggiata dall’enorme liquidità che hanno queste organizzazioni, nell’acquistare società in difficoltà finanziarie, a prezzi assai inferiori a quelli del loro valore reale.
A pubblicare un’accurata analisi del fenomeno il quotidiano di Podgorica-Vijesti, L’analisi è stata realizzata da Moises Naim, autore del libro “Illicit: How Smugglers Traffickers and Copycats are Hijacking the Global Economy” , tradotto in quattordici lingue.
Secondo Naim, al pericolo di organizzazioni criminali che starebbero penetrando all’interno dei governi e delle economie di molte nazioni, si aggiunge quello degli “Stati mafiosi”, i cui governi sarebbero direttamente coinvolti nei traffici illeciti.
A differenza degli Stati normali – si legge nell’analisi – gli Stati mafiosi fanno affidamento su gruppi criminali per raggiungere particolari obiettivi di politica estera.
In uno stato di mafia – continua Naim -, alti funzionari del governo, più che collusi, fanno parte integrante delle organizzazioni mafiose, quando addirittura non ne sono a capo.
Negli Stati mafiosi come la Bulgaria, Guinea-Bissau, Montenegro, Birmania, Ucraina e Venezuela, l’interesse nazionale e gli interessi della criminalità organizzata sono ormai inestricabilmente intrecciati, a tal punto da rendere impossibile il capire quale sia l’interesse legittimo della nazione, e quale quello di un impresa di mafia finalizzata all’arricchimento personale e dei propri amici, grazie all’influenza politica, la disponibilità di ingenti capitali e i collegamenti con organizzazioni di altri paesi.
In effetti, i più recenti fatti hanno mostrato come dietro molte delle imprese illecite più redditizie a livello mondiale, non ci fossero soltanto criminali riconosciuti come tali, bensì alti funzionari di governo, legislatori, vertici dei servizi segreti, della polizia, delle forze armate e, in alcuni casi, anche capi di Stato o loro familiari.
Nella sezione intitolata “la mafia ha il Paese”, Naim ha sottolineato che il Consiglio d’Europa nel 2011 ha pubblicato un rapporto relativo al Primo Ministro del Kosovo Hashim Thaci e dei suoi alleati politici, accusati di esercitare un “controllo violento sul commercio di eroina e altri stupefacenti” e di occupare ruoli di primo piano all’interno della mafia kosovara.
L’imprevedibilità dei comportamenti degli Stati mafiosi, la non chiara demarcazione del confine tra l’interesse nazionale e quello mafioso, rende queste realtà ancora più pericolose a livello internazionale delle organizzazioni criminali finora conosciute.
gjm